Non è solo un giallo. "#stodadio. L'enigma di Artolè" di Carmine Caputo (Damster) racchiude una gamma di colori che abbatte i confini tra i generi, dando ampio spazio a una varietà di registri che si amalgamano bene. In primo piano, troviamo la valorizzazione del contesto geografico, con riferimenti storici e contemporanei che strizzano l'occhio al folclore e alle tradizioni locali. Leggiamo la recensione.
Più che fungere da contesto, Tolè è la vera protagonista di questa storia, come spiega l’autore: «Nelle mie storie sia i protagonisti che le vicende sono completamente frutto della mia fantasia. Sono veri invece i contesti in cui ambiento gli avvenimenti: in passato è accaduto per Statte, il mio paese natale in Puglia, per Bologna, la città che mi ospita da 25 anni. Stavolta invece racconto l’Appennino bolognese e in particolare Tolè, un piccolo borgo dove ho vissuto per un paio d’anni e che porto nel cuore».
I fatti narrati si svolgono durante il week-end del 23 e 24 agosto dell’estate del 2014, particolarmente fredda e piovosa. Un maresciallo dei carabinieri, Antonio Luccarelli, che opera nella Val di Setta, decide di prendere un paio di giorni di vacanza e di approfittarne per partecipare ad Artolè, manifestazione realmente esistente che dal 1997 porta artisti, scultori e pittori a decorare con le loro opere le vie del centro appenninico.
I piani però non vanno nel verso giusto. La visita inattesa di un amico di vecchia data (Leo Stasi, che insieme a Luccarelli ancora bambino fu protagonista di un altro romanzo dell’autore, “Ballata in sud minore”, nel 2009) costringe infatti il maresciallo a rivedere il suo programma. Anziché fare la corte a Simona, un'affascinante volontaria che partecipa alle parate in costume che contraddistinguono la festa, il carabiniere si trova così a fare da guida al suo amico, aspirante scrittore di favole, che ne improvvisa una per ognuno dei quartieri del borgo antico di Tolè: quello dei mulini, quello dei gatti, quello del Natale e, appunto, il borgo delle fiabe. La mattina dopo però il maresciallo sarà chiamato al lavoro extra: il cadavere di un'anziana signora è stato ritrovato in casa trafitto da un pugnale. E il capitano avrà bisogno del suo aiuto, visto che i suoi uomini in servizio sono impegnati in una delicata operazione che coinvolge la criminalità organizzata. C’è un solo indizio per il maresciallo, un elenco di numeri di telefono sul comodino della vittima, e poche ore per trovare la soluzione dell’enigma.
Ci sono diversi personaggi che ruotano intorno a un delitto. Indiziati, ma anche testimoni (abitanti e turisti) della vita di Tolè, località dell'Appennino bolognese che, in occasione della sua manifestazione di punta, Artolè, si anima. E proprio all'apice della sua vitalità, quasi in maniera paradossale, il paese diventa la location di un omicidio che sconvolge la comunità.
A indagare è il maresciallo Luccarelli, il quale, oltre a ricoprire il suo ruolo professionale, si trova a fare da guida turistica a Leo, amico del Sud (come lui), che lo accompagnerà per tutto il corso della storia, partecipando attivamente ai tragici accadimenti. Ma sono proprio gli accadimenti a consentirci di compiere un'indagine approfondita sulla vita dei personaggi chiamati a testimoniare. Ciascuno di loro si racconterà, senza troppi giri di parole.
Il romanzo di Carmine Caputo rappresenta la "Commedia umana": malgrado i giorni di festa, troviamo conflitti e piccole storie nella storia che ci mostrano diversi vissuti. Dal vegano isterico, al timido ragazzino con la passione per la fotografia, passando per l'insegnante e per un losco figuro che sembra implicato in traffici non proprio limpidi, il repertorio è ampio e si compenetra perfettamente alla dimensione appenninica, grazie ai contrasti che emergono tra gli stessi.
Tolè non è solo una location, ma la protagonista, come dichiarato dall'autore. Ci parla attraverso le sue pietre, la fonte, le usanze che l'autore ci descrive in maniera così vivida, da farcele toccare con mano, invogliandoci a partire alla sua volta. Non mancano le delizie gastronomiche, decisamente invitati, tra crescentine e salumi locali - ferocemente avversate dal vegano, protagonista di proteste al limite dell'esilarante -. Nel giallo troviamo insomma l'occasione per fare un giro turistico, alla scoperta di un luogo che appare magico, pur rivelando i lati più cupi (e decisamente enigmatici).
La forza del narrato è la moltiplicazione dei punti di vista (alquanto numerosi): il rischio è la dispersione, ma l'autore riesce a tenere salde le redini della narrazione, creando un effetto di attesa che porta a uno svelamento finale alquanto sorprendente. Gli elementi folcloristici non diventano oggetto di lunghe disgressioni e ciò è positivo nell'economia della narrazione. Il tutto è sorretto da una penna vivace e brillante, al punto che i momenti tragici sono compensanti dall'umorismo e da un'ironia che a tratti è critica rispetto a certe situazioni umane e sociali, ma sempre in modo calibrato.
L'unica nota di perplessità: le fiabe, piacevoli e originali, seppur legate alla funzione di Leo, mi sono suonate un po' forzate nel contesto dello sviluppo narrativo; ma è una mia percezione, data la varietà dei registri, già presente. Una lettura molto piacevole e ricca di spunti.
Per concludere
"#stodadio L'enigma di Artolè" fonde elementi di giallo, narrativa, umorismo e folclore. La materia, abbondante, è ben gestita, insieme ai numerosi punti di vista che svelano tanti vissuti. La penna di Carmine Caputo brilla, alleggerendo anche i momenti più difficili o crudi. Insomma, siete pronti per fare un viaggetto a Tolè? Ne scoprirete delle belle.
L'autore: Carmine Caputo
Carmine Caputo è un giornalista, ora in servizio presso la Regione Emilia-Romagna, che per cinque anni ha seguito l’ufficio stampa per l’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese. Ha pubblicato per Nonsoloparole Edizioni “Bello dentro, fuori meno” nel 2003 e “Bologna l’oscura” nel 2007, nel 2009 è uscito “Ballata in sud minore” per 0111 Edizioni e nel 2014 “Chiamami Legione”, edito da Sesat Edizioni. Nel 2017 è stato curatore della raccolta di racconti “Misteri e manicaretti dell’Appennino bolognese”, edizioni il Loggione.
Il romanzo di Carmine Caputo rappresenta la "Commedia umana": malgrado i giorni di festa, troviamo conflitti e piccole storie nella storia che ci mostrano diversi vissuti. Dal vegano isterico, al timido ragazzino con la passione per la fotografia, passando per l'insegnante e per un losco figuro che sembra implicato in traffici non proprio limpidi, il repertorio è ampio e si compenetra perfettamente alla dimensione appenninica, grazie ai contrasti che emergono tra gli stessi.
Tolè non è solo una location, ma la protagonista, come dichiarato dall'autore. Ci parla attraverso le sue pietre, la fonte, le usanze che l'autore ci descrive in maniera così vivida, da farcele toccare con mano, invogliandoci a partire alla sua volta. Non mancano le delizie gastronomiche, decisamente invitati, tra crescentine e salumi locali - ferocemente avversate dal vegano, protagonista di proteste al limite dell'esilarante -. Nel giallo troviamo insomma l'occasione per fare un giro turistico, alla scoperta di un luogo che appare magico, pur rivelando i lati più cupi (e decisamente enigmatici).
La forza del narrato è la moltiplicazione dei punti di vista (alquanto numerosi): il rischio è la dispersione, ma l'autore riesce a tenere salde le redini della narrazione, creando un effetto di attesa che porta a uno svelamento finale alquanto sorprendente. Gli elementi folcloristici non diventano oggetto di lunghe disgressioni e ciò è positivo nell'economia della narrazione. Il tutto è sorretto da una penna vivace e brillante, al punto che i momenti tragici sono compensanti dall'umorismo e da un'ironia che a tratti è critica rispetto a certe situazioni umane e sociali, ma sempre in modo calibrato.
L'unica nota di perplessità: le fiabe, piacevoli e originali, seppur legate alla funzione di Leo, mi sono suonate un po' forzate nel contesto dello sviluppo narrativo; ma è una mia percezione, data la varietà dei registri, già presente. Una lettura molto piacevole e ricca di spunti.
Per concludere
"#stodadio L'enigma di Artolè" fonde elementi di giallo, narrativa, umorismo e folclore. La materia, abbondante, è ben gestita, insieme ai numerosi punti di vista che svelano tanti vissuti. La penna di Carmine Caputo brilla, alleggerendo anche i momenti più difficili o crudi. Insomma, siete pronti per fare un viaggetto a Tolè? Ne scoprirete delle belle.
L'autore: Carmine Caputo
Carmine Caputo è un giornalista, ora in servizio presso la Regione Emilia-Romagna, che per cinque anni ha seguito l’ufficio stampa per l’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese. Ha pubblicato per Nonsoloparole Edizioni “Bello dentro, fuori meno” nel 2003 e “Bologna l’oscura” nel 2007, nel 2009 è uscito “Ballata in sud minore” per 0111 Edizioni e nel 2014 “Chiamami Legione”, edito da Sesat Edizioni. Nel 2017 è stato curatore della raccolta di racconti “Misteri e manicaretti dell’Appennino bolognese”, edizioni il Loggione.
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