sabato 24 luglio 2021

RECENSIONE - "Gli anni mancanti" di Roberto Re, quando il passato torna e il cuore batte forte

Mi sono completamente ritrovata in questo romanzo. Vuoi per la questione generazionale che include un senso di smarrimento e di precarietà che fa parte del mio sentire e vivere. Vuoi per lo stile impiegato dall'autore, Roberto Re, coinvolgente grazie a una scrittura capace di trasmettere concetti ed emozioni profondi in maniera semplice e lineare. Leggiamo la recensione de "Gli anni mancanti" (GPM Edizioni).



"Gli anni mancanti": la trama
Sono passati 15 anni da quando Stefano, all’epoca ventenne, se n’è andato dal suo paese tagliando i rapporti con tutti, inventandosi da un giorno all’altro una nuova vita a centinaia di chilometri di distanza. Diventato scrittore, dopo l’uscita del suo primo e unico romanzo entra però in un lungo periodo di crisi che blocca la sua creatività. Quando viene a sapere della morte di uno degli amici d’infanzia, decide di tornare per partecipare al funerale. Si ritrova così insieme al vecchio gruppo con il quale trascorreva le giornate, e rivede la ragazza che aveva lasciato senza spiegazioni. Un tuffo in un passato sospeso nel tempo perché mai veramente concluso, che gli fa rivivere emozioni che pensava di essersi lasciato alle spalle. Ma anche un punto di partenza per riflettere se il presente che si è creato è davvero quello che immaginava negli anni ’90.  

La recensione
Il passato e il presente sono le coordinate su cui ci muoviamo con i personaggi, a partire da Stefano, io narrante in prima persona che ci fa entrare nell'orbita dei suoi pensieri, inizialmente mostrandoci una crisi creativa, cui si legano aspetti più viscerali della sua questione. Intuiamo fin dall'inizio che c'è qualcosa di irrisolto e basta un incidente scatenante che lo riporta al paese natio, per spalancare la porta su un mondo rimasto sepolto, in attesa di una sorta di risveglio.

Il risveglio avverrà grazie al contatto con quegli stessi amici cui sembra avere voltato le spalle, all'improvviso. Non mancano momenti di recriminazione, in particolare da parte di una persona che, a sua volta, ha eretto una gabbia difensiva scandita dai ritmi di una realizzazione professionale non scevra da alcune criticità. 

I personaggi sono ben delineati, sia nei ruoli che nel loro essere: difficile non identificarsi in essi. Emozioni, i vissuti dell'adolescenza, le crisi, l'amore ballerino, la paura del futuro: quante volte ci è capitato di provare tutto questo? O se non tutto, una parte e almeno una volta? Nella storia non c'è spazio per i Supereroi, anche se Stefano è il Grande Scrittore. Dietro la penna, c'è un mondo di fragilità, dubbi, rimpianti, insieme alla necessità di dover rivedere aspetti del passato e di sé da una prospettiva differente. Il romanzo, insomma, ci porta a riflettere sui numerosi temi posti, in un alone di dubbi che lasciano anche spazio a sprazzi di gioia, ricordando e sentendo le cose belle del passato. 

Inoltre troviamo un altro personaggio: gli anni Novanta. E qui, si spalanca un portone, tra titoli storici, le mitiche cassette che poi sono state riconvertite in cd e playlist. Bon Jovi è centrale, insieme ai locali, ai giochi, ai libri da cui si alzano gli occhi per condividere un'emozione. Studenti a condividere i primi dolci o violenti turbamenti, i timori per il corpo che cambia. Per chi è stato adolescente in questa decade, come la sottoscritta, tutto si dispiega in una corrispondenza che risuona perfettamente. Per chi non l'ha vissuta, gli echi potrebbero risuonare con curiose scoperte e confronti generazionali.

La scrittura di Roberto Re è molto lineare, non si perde in complesse disgressioni, tuttavia riesce a delineare un arco di trasformazione dei personaggi a partire dai loro conflitti. Il conflitto si dispiega, tra note e ricordi che contribuiscono a prese di coscienza precise, momenti di tensione (immancabili) che costituiscono banchi di prova. La trama, credibile e strutturata secondo una cronologia chiara come la geografia, ha un'evoluzione che non mette al centro colpi di scena o eventi che si arrivano come schiaffi. Il ritmo segue il percorso dell'anima, nel senso voluto dall'autore. Così ci carichiamo di attese per cui avremo risposte solo leggendo.   

Per concludere 
La penna di Roberto Re dipana scenari interiori ed esteriori che ci riportano agli anni che a volte sono i più belli, altri i più travagliati. Ci prende per mano, facendoci entrare nei personaggi di cui viviamo le emozioni più profonde, il tutto con una scrittura pulita e semplice, ma proprio per questo capace di trasmetterci la profondità del vivere.

L'autore: Roberto Re
Classe 1976, di Lanzo Torinese, è autore di due romanzi fantasy e della trilogia thriller "Killer delle Fiabe", "La stanza della morte" e "Le ombre del passato".
La sua pagina FB autore è questa: clicca qui.
Sito GPM editore: clicca qui.

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