giovedì 27 gennaio 2022

Recensione - "Nella pancia del mostro" e "Angeli e folli" di Dario Villasanta, anche gli angeli impazziscono

Anche gli angeli impazziscono, ma lo scontro con l'assurdo che irrompe nella nostra vita, stravolgendola, resta, assumendo contorni grotteschi, ai limiti dell'ingiustizia. Questo è uno dei tanti aspetti che ho trovato "Nella pancia del mostro" e in "Angeli e folli: il prezzo", ovvero i "Romanzi di strada" che di recente Dario Villasanta (vai all'intervista: clicca qui) ha pubblicato in una nuova edizione. A proposito, domenica 30 gennaio se ne parlerà in un evento FB (clicca qui). Intanto, ecco la recensione. 


Ci sono libri che, quando li chiudi, lasciano un segno indelebile, spiazzandoti. "Angeli e folli: il prezzo" e "Nella pancia del mostro", di Dario Villasanta, sono tra questi. Perché nelle storie raccontate, trasudano la vita e un senso di precarietà che fa a pugni con l'assurdo di un sistema con cui ci scontriamo e da cui provengono le peggiori etichette. Il nodo non sono tanto le scelte stilistiche e tecniche, che rappresentano comunque una componente della particolarità dei romanzi; romanzi che risultano sporchi e proprio per questo capaci di rendere il senso dell'assurdo con una forza espressiva che la perfezione conterrebbe. Il nodo tematico è quel qualcosa che, durante la lettura, ci scava dentro, riportandoci alle esperienze di un autobiografismo dilagante nella narrativa di oggi. Qui, tutto si rovescia: si avverte un elemento biografico, ma ci sono personaggi che vivono le vicende, portando la loro visione. La narrazione fiction si fa portatrice di verità. Che è poi la funzione della letteratura e della narrazione. 

"Angeli e folli: il prezzo"
La trama 
Domenico è un uomo distrutto, Giulia una prostituta fiera e coraggiosa.
Dax, passato torbido e presente misterioso, irrompe dal nulla nella vita di entrambi presentandosi come un angelo vendicatore in loro aiuto, muovendosi tra il fango della strada e quello della legge per far spazio a un suo personalissimo senso della giustizia.
Finché, sullo sfondo di una Milano nascosta, tra ricordi e degrado, il prezzo di tutto quanto non sarà messo in discussione.
"Angeli e folli" è la storia di chi ha perso la testa, di chi rischia di perderla e di chi invece la sta ritrovando, dando vita a legami e vicissitudini umane che dipingono una realtà italiana fuori dalle righe.

La recensione
C'è qualcosa che ci spiazza, fin dalle prime righe. Situazioni bukowskiane, incontri nei bar di una metropoli che sembra avere perso il fasto della "Milano da bere" dei tempi d'oro. Dialoghi che ci riportano agli ultimi, a questi angeli e a questi folli, un dualismo che all'inizio ci suona strano, ma poi ne capiremo la ragione. 

Gli ultimi, quelli che chiamiamo disagiati, sono i protagonisti della vicenda. Ultimi che mostrano barlumi di umanità che ci lasciano senza parole, in un mondo in cui nessuno fa niente per niente. Eppure, proprio nei gironi di un inferno che mostra le sue contraddizioni, troviamo dannati che si prendono per mano, si aiutano, creando una rete solidale incredibile. 

Dax, Domenico, Giulia, Marina: ciascuno porta con sé una storia, ma anche dei segreti dolorosi. Dax, in particolare, nel suo svelarsi, sembra avvolto da un mistero che lo rende il personaggio più scisso tra tutti. Intorno a loro ruotano altre figure, più o meno delineate, che riflettono l'assurdità del mondo. O degli esseri umani, che questo mondo popolano? 

Dal punto di vista tecnico l'autore alterna i punti di vista, passando dalla prima alla terza persona narrante, a volte slittando sulla terza, in maniera poco controllata. I dialoghi sono serrati, accomunati da una voce che si fa sentire, a identificare un comune background dei personaggi. In questo romanzo si avverte la penna ancora acerba nella gestione della trama e della materia, ma il risultato è più che positivo, perché risuona la sincerità del narrato, un qualcosa che porta il lettore a stare attaccato alle pagine, arrivando alla fine con molte domande e il pensiero sul senso della vita e di quello che accade, travolgendoci. Il senso. Quale?


"Nella pancia del mostro"
La trama
Uno sconosciuto si ritrova legato a un letto di contenzione, in una cella d’isolamento dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere. Di nuovo lì, perché? Domenico e Giulia, appena redenti da un passato ai limiti della legalità, apprendono la notizia dai giornali e credono si tratti di Dax, l’ambiguo amico di un’estate che ha cambiato le loro vite, tirandoli fuori dal fango, tra mezzi legali e scorciatoie da strada.
Tra tentativi di mettersi in contatto con quel misterioso internato per scoprirne l’identità, e forse salvarlo da lì, e il tormento dei protagonisti per esorcizzare il loro passato recente, la storia percorre spietata la realtà italiana degli OPG, i vecchi manicomi criminali.
Sullo sfondo, dentro e fuori la nefanda struttura sanitaria, si muove una schiera di personaggi minori, ugualmente protagonisti di una personale disperazione che incontra quella di Domenico e Giulia, ma che non può lasciare indifferente nessuno di noi.
Una storia incredibile ispirata a fatti realmente accaduti, e una denuncia sociale che ci coinvolge tutti.

La recensione
In questo secondo libro troviamo i personaggi del precedente, ma soprattutto un maggiore focus su Davide Villari (Dax?) e sulla situazione degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari). Entriamo direttamente nell'argomento che nel primo libro viene trattato in modo meno mirato. La reclusione di Davide diventa l'occasione per toccare con mano il vissuto dei detenuti e di un sistema di cui svela i meccanismi, al limite dello stucchevole. 

Ancora una volta, emerge l'umanità, un qualcosa che disarma al punto che basta un uccellino a portare uno sprazzo di dolcezza tra mura di gelo; a volte, una parola, un gesto che non si aspetta. Ancora una volta, troviamo gli angeli e i folli, ma è appunto la vita nella pancia del mostro che diventa il focus di tutto. 

La storia ha uno sviluppo che si pone nel solco della speranza della redenzione, con una serie di rivelazioni e colpi di scena ben congegnati che spiazzano il lettore. Niente di artificioso, il meccanismo gira bene, anche se la componente action presta il fianco a valorizzare soprattutto il fulcro del racconto. E, ancora, respiriamo un senso di sincerità che nelle riflessioni di Davide si dispiega pienamente. 

Rispetto al precedente, il romanzo è tecnicamente più maturo e dotato di una definizione più forte. Il dialogo lascia spazio a momenti di raccontato e di riflessione dosati da un ritmo ben cadenzato. Resta sempre la sensazione di qualcosa di sospeso, un senso di angoscia che si esplica nella comprensione dell'identità di Dax, personaggio che resta avvolto da una patina di mistero. E qui l'autore gioca bene le sue carte, lasciandoci, a fine letture, sospesi, pur nella compiutezza della trama.

Per concludere
"I romanzi di strada" di Dario Villasanta si pongono su una scala di evoluzione tecnica che però mantiene intatta la sincerità, ma soprattutto la crudezza della materia. Il fatto che la narrazione sia sporca, non perfetta, diventa il riflesso  del contenuto, potente e dotato di una voce onesta, sincera e profondamente umana. Una voce che lascia il segno, che non può lasciare indifferenti. 

L'evento: O siamo pazzi o siamo angeli

Domenica 30 gennaio, alle 21.00, Dario Villasanta e Roberta De Tomi faranno una chiacchierata in diretta live FB. Si parlerà dei libri, ma prima di tutto di pazzi, angeli, di vita e di giustizia. Ecco il link dell'evento: clicca qui.   

Interviste Dario Villasanta
https://lapennasognante.blogspot.com/2021/12/intervista-dario-villasanta-torna-con-i.html
https://lapennasognante.blogspot.com/2020/04/intervista-dario-villasanta-la-cultura.html
   

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