"Le dita sottili": la trama
Nel cuore della Calabria del '78, a Serra San Bruno, vive Domenico, un ragazzo di dodici anni. E il figlio della sarta del paese e in un luglio più caldo del solito deve districarsi fra l'accudimento del fratellino di cinque anni e le bighellonate con il suo gruppo di amici. Dalla scomparsa del padre, morto per un infarto improvviso, la sua famiglia fatica a tirare avanti e lo spettro della miseria incombe sempre più. Come se non bastasse, la sua bellissima madre è continuamente corteggiata da suoi clienti ma è soprattutto controllata dal macellaio del paese, che diventa ogni giorno figura più opprimente nella loro casa. Un giorno apparentemente tranquillo, mentre Domenico gira per il bosco in bici, si imbatte in una scena macabra e violenta: il malavitoso più noto della zona, Gervaso, è all'opera con un regolamento di conti ai danni di un pescatore. Da quel momento Domenico, spinto dal suo spiccato senso di giustizia e dalla sua morbosa curiosità, dà inizio a un'indagine personale che forse potrà risolvere in un colpo solo tutti i problemi della sua famiglia.
La recensione
Dagli occhi di un ragazzino di 12 anni ci aspettiamo tutti i sogni, i desideri e i bollori dell'età, insieme allo sguardo al futuro, pieno di promesse. Ma per Domenico, le belle promesse non esistono; esiste una realtà dura, che deve affrontare con coraggio e la determinazione di chi deve sopravvivere a una situazione più grande di lui. Nel sopravvivere, subentra la curiosità d'indagare su qualcosa per arrivare a una verità pericolosa.
Seguiamo la vicenda come se fossimo al fianco del ragazzino; ci immergiamo, osserviamo ogni dettaglio, ascoltiamo la voce di chi l'infanzia l'ha lasciata alle spalle anzitempo. Non si può negare un dato di fatto: affrontare una realtà difficile, costringe a una rapida maturazione. Domenico, una situazione famigliare gravata dalla forte precarietà, una madre oberata da una figura che di paterno ha ben poco, deve anche accudire il fratello più piccolo. Si accorge di essere invischiato in una rete di obblighi, in cui soggiacere ai ricatti e a perversi giochi di potere sembra essere l'unica possibilità. Ma lui non ci sta: vuole il riscatto, come lo vogliono i protagonisti di tante vicende letterarie. Riuscirà a ottenere quello che vuole?
Il racconto spicca per l'ottima ambientazione: Claudio Secci ha riposto molta attenzione alla resa dei dettagli, al punto che Serra San Bruno diventa un personaggio tra gli altri, con le sue dinamiche e quell'atmosfera tesa che porta il lettore a stare attaccato alla pagina. C'è però un senso di distacco, come se il narratore volesse prendere le distanze dalle proprie emozioni. Un controllo che trapela dalle minuzie, dalla ricerca attenta e scrupolosa che rischia di raffreddare un po' la materia. Eppure il lettore segue ogni passo di Domenico, aspettando di capire cosa accadrà, entrando nella visione di una realtà retta da un codice preciso, di certo non cristallino, anzi, duro, cavilloso e che da un punto di vista umano è oppressivo. E la penna, anche qui, non gioca carte dolci. Non se lo può permettere, ma questo è un altro punto forte della narrazione. Breve, cupa, ansiogena, sul filo del rasoio che sembra dare poche speranze. Sarà davvero così?
Per concludere
"Le dita sottili" è un thriller dalla connotazione ambientale potente, con personaggi che, nell'indagare sugli intrighi, cercano il riscatto. Malgrado il distacco emotivo, la penna di Claudio Secci ci porta a una realtà cruda, arrivando al dunque, ma giocando bene con le attese del lettore che si cala nell'ambiente-personaggio tanto teso quanto perturbante.
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