Ci avviciniamo alla fine di questa strana estate. La prima estate che percepiamo lunga, un trascinarsi di giorni bollenti, ancora presenti. Siccità che ci porta via risorse, il caldo che toglie le forze, la paura di questi giorni neri. Una Storia che si arrotola intorno al perno della paura. Le giornate lasciano posto al buio, mancano le stelle. Le foglie iniziano a tingersi di altri colori, ma ancora c'è il sole.
Alzo gli occhi dallo schermo. Un'estate di lavoro, di attese, di ritardi, di realizzazioni. La penna ha ancora dei sogni. Non ci sono migliaia di followers ma ci sono storie che riempiono spazi bianchi. Ho atteso a lungo questi momenti, tra poco ho una call con un allievo. Mi chiederà chi sono, cosa faccio, che cos'è la scrittura creativa.
Un'ape entra, io scatto via dalla sedia. Ho paura delle punture, ti entrano dentro e possono far male. L'ape vortica intorno alla tastiera, si appoggia ai libri, poi vola via, infilandosi nello spazio franco della zanzariera. Mi avvicino: non mi ero accorta della rete sfilata dall'infisso. Ecco da dove entravano le zanzare.
Con due dita infilo la zanzariera nello spazio. Il caldo mi scalda le mani, è ancora bollente. Io mi fermo, poi scoppio in lacrime e rido. Poi arriva il momento: prendo lo smartphone rimasto attaccato al carica batterie. Entro nel gruppo di scrittura creativa di Whatsapp e scrivo.
Una sola parola. Fine estate. Che cosa succederà?
L'ape entra, io cerco di allontanarmi, ma lei si appoggia sul braccio. Mi punge. Un dolore atroce, cerco il ghiaccio, lo trovo giù, in cucina, nel freezer. Lo appoggio alla pelle e sospiro. Poi torno e mi accorgo che lo spazio è ancora aperto. Forse aggiusterò la zanzariera, anche se a breve le zanzare non entreranno più.
Nessun commento:
Posta un commento