"Diario di un perdente di successo": la trama
Cinquecento metri, un chilometro, non so bene quanto stia percorrendo, le macchine mi passano davanti lavandomi a ogni pozzanghera. Ho paura ma non sento la fatica, ho quasi quarant’anni e un’anca ricostruita tramite osteosintesi a seguito dello schianto del 2011. Mi merito una serataccia così, un segno del destino, basta cercare avventure che svuotano l’anima e prosciugano il portafogli. Penso a Viviana, la ragazza che amo e corteggio inutilmente da due anni; a lei piace fare jogging, oltre che danzare. Corro un po’ per emularla e nel frattempo mi vengono in mente tante cose, ripercorro i mei primi (quasi) trentanove anni. Se fossimo insieme tutto questo non sarebbe successo, non sarei uscito di casa, saremmo assieme a guardare gli Europei o forse ancora a ripercorrere i passi del suo recente saggio di danza.
La recensione
Faccio una premessa: il libro non presenta una costruzione narrativa consapevole, è un racconto che fluisce sulla scia delle vicende, organizzate in un ordine cronologico lineare. Nessuno slittamento temporale, nessun utilizzo di tecniche narrative specifiche (e forse l'effetto sarebbe stucchevole). Manca una gestione della trama tradizionale che porti a un climax per arrivare al finale con relativo scioglimento strutturato. Tuttavia, il libro funziona: ha una vicenda compiuta, emoziona, fa pensare e non è banale.
La scrittura è semplice, anche questa lineare, ma sicuramente corretta. Le vicende di Dario sono quelle che tutti noi potremmo vivere e per questo ci possiamo rispecchiare in lui. Dal primo amore, alle sfortune correlate, passando per le perdite delle persone care (narrate con partecipazione ma senza mai cadere nel patetismo) arrivando alle relazioni sociali. Quello che colpisce è la leggerezza con cui tutto viene narrato, anche quando i momenti sono difficili; l'impressione è che Dario sia una persona che ha affrontato tutto con la spontaneità e una voglia di vivere disarmanti. La sua nascita lo dimostra. La sua scrittura trasmette una positività non forzata: nella vita accadono cose difficili, a volte si è isolati o non si è inseriti, ma c'è sempre qualcosa che ci fa andare avanti. Non si può perdere per sempre.
La narrazione, costellata di delusioni ma anche di amicizie e dalla ricerca di un amore vero e sincero, si contrappone a tante narrazioni correnti ideologizzate, cariche di rancori che hanno dimenticato l'amore come antidoto. Dario, tra mille disavventure alla Mister Bean, ci dice che la vita non è facile, ma può essere bella. E che essere perdenti ma con un cuore, porta al successo. Che poi, Dario, non è un perdente, anzi, ha vinto con la sua onestà intellettuale e una forza che ci porta a vivere ogni giorno cercando di costruire. Una narrazione onesta di cui avremmo bisogno un po' tutti. Ed è anche piacevole da leggere.
Per concludere
"Diario di un perdente di successo" è una narrazione biografica semplice e onesta, senza virtuosismi e funambolismi narrativi, disarmante ma che lascia qualcosa, alla fine. E quando un libro lascia qualcosa, vuol dire che funziona. Dario vince.
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