"Chiedi alla polvere": la trama
Arturo Bandini, italoamericano con l'obiettivo di sfondare nella scrittura, si trasferisce in una pensione del quartiere di Bunker Hill. L'incontro con la cameriera di origini messicane Camilla Lopez, farà esplodere le tensioni, nel manifestarsi di una passione tanto cocente quanto travagliata.
La recensione
"Chiedi alla polvere" è un capolavoro, uno di quei libri che difficilmente non lasciano il segno, soprattutto se sei un lettore o una lettrice giovane, che può identificarsi nei protagonisti. Il sogno di Arturo, alter ego cui John Fante ha dedicato un ciclo, è quello di sfondare nella scrittura; i sogni di gloria, narrati come rappresentazioni oniriche, si alternano alle batoste della realtà, con l'apice di un terremoto da cui Arturo scampa miracolosamente. Ma non scampa alle conseguenze dell'amore segnato dalle differenze sociali (ed etniche).
L'incontro con Camilla Lopez è folgorante, ma è all'insegna del disprezzo. Eppure c'è un filo che li lega, fin dall'inizio, parallelo a una linea separatoria che è connessa alle appartenenze sociali ed etniche. Tra Arturo e Camilla si verifica uno scontro in cui si ravvisa l'ombra di una sorta di consapevolezza di queste differenze, con l'enfasi sull'inferiorità. C'è una componente razzista in evidenza, ma anche sofferta, perché il legame è forte, al limite dell'ossessione. Oggi si direbbe che si tratta di un legame tossico, ma ai tempi si pensava solo "all'effetto della passione", lontani da categorie psichiatriche.
La vicenda si fa via via più struggente, con la sensazione che i muri che allontanano, siano causa di eventi che demoliscono l'essere. O, forse, lo rendono più forte.
Oggi, una storia come questa rischierebbe di essere demolita da chi vorrebbe il romanzo edificante in linea con alcuni canoni correnti. Ma si tratta di una storia tanto disarmante quanto umana, in cui i sogni si mescolano alla polvere, a quella realtà che può tradursi in eventi che non possiamo controllare, ma anche in retaggi che inquinano la purezza dell'essere. Una storia umana e l'umano non sempre è educabile da chi cerca di dare lezioni di morale e di incanalare l'arte in categorie stringenti, censurando parti sensibili dell'essere.
La prosa disincantata, i personaggi delineati nelle loro fratture, prigionieri nei loro ruoli, incarnano tutto il malessere di un'Epoca - la Grande Depressione - durante la quale le tensioni andavano di pari passo alle difficoltà, a una crisi economica e umana profonda. La polvere, qualcosa che evoca la mortalità, la materialità continua ad accumularsi, è quello che nota Fante. La polvere è la referente, non un tramite, ma un vero e proprio personaggio che offusca i sogni per tradurli in illusioni. E se i sogni si realizzano, resta sempre quella patina che incornicia il senso di precarietà che appartiene a una generazione. E, forse, alle successive. Per questo è un romanzo che, ancora oggi, funziona.
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