"Nello specchietto retrovisore": la trama
Eric è un tassista solitario e tormentato, affetto da un disturbo di personalità multipla che avvolge la sua mente in un labirinto di nebbia e incertezze. La sua vita quotidiana, scandita da corse notturne nelle strade deserte, viene sconvolta quando si innamora di una sua cliente, una donna misteriosa che, poco dopo, viene brutalmente assassinata.
Mentre le ombre del passato tornano a galla, Eric si ritrova intrappolato in un intricato gioco psicologico, influenzato dai personaggi che orbitano nella sua vita attuale.
La recensione
Le indagini, quelle vere, a volte si svolgono dentro di noi. Accade con un incidente scatenante che scardina le già labili certezze di Eric. I silenzi che lo avvolgono mentre svolge il suo lavoro in maniera impeccabile, lo rendono impenetrabile; del resto, l'uomo sa che ci sono dei confini che non possono crollare, dopo che tante cose sono crollate. Ma non c'è mai fine al peggio e indizi disseminati rischiano di comporre un puzzle scomodo.
Eric, il solitario tassista che ama la notte, come tanti personaggi Noir, è "uno, nessuno, centomila". Il suo essere è una moltiplicazione di punti di vista e qualcosa di più; mondi che confliggono, a contatto con le memorie, nello scivolamento di un pensiero che scaturisce dal torbido dell'anima. E piano piano siamo travolti da una corrente crescente, mentre tutto si complica, insieme ai rischi. Eric rischia e tanto; ma d'altra parte c'è qualcuno che lo difende. Qualcuno che accorre in suo aiuto.
Con un meccanismo che ci riporta al Gorilla di Sandrone Dazieri, Nadia Cestele ci fa immergere nella palude dell'Io moltiplicato ma anche spezzato. Lo sporco si alterna alla purezza che a tratti riporta all'infanzia dolce e colorata su fogli, per poi tornare di nuovo alla realtà, ai suoi schiaffi. E poi, pugni allo stomaco che ci travolgono nelle rivelazioni, come un Paese delle Meraviglie rovesciato.
La realtà esterna si intreccia a quella interiore in una serie di rimandi che ci riportano allo specchietto. La trama si dipana in un compiuto risolversi dove però non esistono le facili consolazioni; ma la possibilità di un riscatto c'è sempre, a volte per i meccanismi della mente. Sono i meccanismi della mente che dettano il ritmo di un tempo liquido rispetto a quello reale; è il tempo dell'interiorità che ci riporta oltre il meccanismo del giallo perfetto. Qui non conta il delitto perfetto; conta quello che scatena il delitto, le dinamiche simili a trappole pronte a scattare. Trappole che ci mettono di fronte a noi, a un'inevitabile resa dei conti.
L'uso della narrazione in prima persona ci permette di immergerci nel protagonista, nel suo flusso di pensieri che filtrano le azioni dei personaggi che di volta in volta incontriamo. Vediamo il riflesso di Eric, con una voce che è sempre coerente nel suo essere incoerente per le spezzettature emotive, le fratture ingenti. Non ci sono mai compiacimenti, tutto questo flusso scivola dandoci l'impressione della naturalezza, aspetto non scontato in un racconto così forte. La penna di Nadia Cestele è emotiva, potente e non lesina in dettagli o in edulcorazioni, portandoci nel cuore di un inferno.
Per concludere
Un flusso narrativo scardinante, in cui il delitto è una scusa per innescare un meccanismo di introspezione che viene prima di tutto. Guardarsi dentro può essere il vero atto fatale, ma potrebbe anche essere il viatico per la salvezza, come sembra suggerirci l'autrice. Una scrittura matura che veicola contenuti ed emozioni spiazzanti, narrati senza egoici compiacimenti o artifici. Uno spezzone umano ripreso con penna sensibile e acuta.
L'autrice Nadia Cestele
Nata a Como nel 1972. Nel 1994 si è trasferita a Bologna dove ha frequentato l'Università, laureandosi in Scienze della Formazione. Ha pubblicato con Calibano Editore Un passato da dimenticare (2021), La Veglia (2022) e Sepolto nell'oblio (2022).
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