L'Albero della grammatica è uno studio di servizi editoriali che accompagna gli autori e le autrici nel processo di miglioramento dei testi destinati alla pubblicazione |
Ne parliamo con Irene Bagalà, fondatrice insieme a Valentina Capaldi dello Studio di servizi editoriali "L'Albero della grammatica" (clicca qui).
Editor... come? |
Ciao Roberta e grazie per avermi invitata nel tuo blog, ne sono lusingata. Dunque, come nasce un editor... innanzitutto bisogna avere una grande passione per la lettura, l’editor passa molto tempo a leggere manoscritti di tutti i generi, e bisognerebbe fare qualche corso professionale. Per esempio io ho frequentato la scuola di editoria dell’Istituto Pia Marta di Milano. I nostri docenti erano redattori professionisti che avevano lavorato per Rizzoli, Mondadori, Garzanti. Tutta gente appartenente alla “vecchia scuola”, che ha affiancato i big dell’editoria.
Dalla tua esperienza: quali competenze e qualità deve avere un buon editor?
Le competenze te le costruisci con la pratica e l’esperienza, le qualità devi possederle. La più importante di tutte è l’umiltà di imparare, anche dagli autori con i quali si lavora. L’editor non è Dio! Tutti abbiamo sempre qualcosa da imparare. Un buon editor deve anche essere empatico e mettersi nei panni dell’autore, capire qual è il messaggio che vuole trasmettere con il suo testo e aiutarlo a sviscerarlo, esprimerlo al meglio. Certo bisogna conoscere la grammatica italiana e saper riconoscere gli errori! ;)
Cosa, invece, un editor non deve avere o non deve fare?
Non c’è cosa peggiore di un editor saputello che denigra l’autore per i suoi errori. Un insegnante prenderebbe in giro uno studente? Anche perché, prima o poi, un editor si troverà davanti una persona/autore più preparata e a quel punto che farà?
L’editor… ha sempre ragione?
Ovviamente no. Però deve essere certo di quello che dice/corregge. Non deve farsi “beccare” impreparato.
Il rapporto con gli autori: quanto è difficile rapportarsi a un autore, in particolare nel momento in cui occorrono delle rivisitazioni profonde di un testo?
Purtroppo non è sempre facile e, mi spiace davvero ammetterlo, le difficoltà maggiori le ho sempre riscontrate con le autrici, molto meno con gli autori.
Quanto tatto occorre? Quanta fermezza? Tu come ti poni, soprattutto quando c’è una difficoltà di comprensione e/o di comunicazione?
Cerco di essere sempre corretta e professionale. Massimo rispetto per l’autore e le sue idee: il pensiero dell’autore è sacro, il mio compito è aiutarlo a esprimerlo meglio. Se ci sono degli errori che l’autore non vede e non comprende io spiego sempre la mia correzione, anche citando le fonti da cui ho verificato l’errore. Purtroppo però a volte mi è capitato che qualcuno rinunciasse all’editing perché assolutamente contrario alle correzioni. Capita.
Nel processo creativo, che ruolo può avere/ha un editor? A volte l’editor potrebbe risultare “castrante” o troppo legato alle dinamiche e tecniche del testo, rischiando di perdere di vista il processo creativo? O ci sono giochi di equilibri da gestire? Come?
Credo che un buon editor si renda conto da solo quando oltrepassa la linea di sua competenza. Certo non guastano consigli e suggerimenti su come delineare meglio un personaggio oppure su come rivedere una scena per renderla più credibile o incisiva, ma se ci si focalizza sul pensiero che vuole esprimere l’autore, difficilmente si correrà il rischio di esagerare.
Editing: istruzioni per l'uso |
Insieme alla mia collega Valentina Capaldi, due anni fa abbiamo avviato uno studio editoriale: “L’albero della Grammatica”. Ci sta dando molte soddisfazioni, soprattutto per i riscontri positivi degli autori con cui abbiamo lavorato e lavoriamo. I rischi, però, sono quelli della libera professione: l’incertezza del guadagno, orari di lavoro inesistenti...
Rispetto al pregresso del tuo percorso, ci sono cose che hai notato? Eccezioni, regole, testi di interesse particolare?
In questi anni ho notato che c’è stato un vero e proprio boom di editor e di scrittori, soprattutto grazie ai social e alla possibilità di pubblicare in self. Tutto questo sta distruggendo la buona editoria. Spero di non apparire presuntuosa ma ho letto diversi testi di autori self davvero pessimi. Molti pubblicano da soli senza aver mai nemmeno pensato di chiedere il parere di un editor (alcuni vedono questa figura come il male assoluto), senza aver mai letto un testo sulla scrittura creativa. Per esempio ho trovato molto utile “Story” di Robert McKee, “Il viaggio dell’eroe” di Christopher Vogler, “Consigli a un giovane scrittore” del grande Vincenzo Cerami.
Irene, tu sei anche autrice. Quali sono le implicazioni e i legami che si creano nella scrittura di un testo? L’editor-Irene "litiga" con la scrittrice-Irene?
I testi che ho pubblicato sono dei manuali che nascono dalla mia esperienza di mamma, non hanno niente a che fare con la narrativa. Ovviamente nessuno può essere l’editor di se stesso, l’occhio esterno è indispensabile.
Hai dei modelli che ti ispirano e a proposito ti senti di dare consigli a chi intende intraprendere questo percorso o a chi ha già iniziato ma è alle prime armi?
Leggere i classici della letteratura, italiana e straniera. Questo vale sia per gli editor che per gli scrittori.
Altre considerazioni…
Con il tuo permesso Roberta, vorrei spendere due parole sull’editoria a pagamento. Cari autori/autrici, statene alla larga! Se avete la possibilità di investire del denaro sul vostro manoscritto usatelo per migliorarlo, per imparare, per nutrire la vostra passione per la scrittura. Abbiate fiducia nei vostri sogni e l’umiltà necessaria per coltivarli, un editore serio, che non ti chieda di pagare per pubblicare, è sempre in cerca di nuovi talenti!
Nessun commento:
Posta un commento