Jack Kerouac, Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Raymond Carver, Alice Sebold: che cosa li accomuna? Risposta semplice che sorprenderà i lettori e le lettrici, gli aspiranti scrittori e scrittrici: hanno frequentato corsi di scrittura creativa. Non che "andare a scuola" sia per forza il lasciapassare per il successo, ma i loro esempi sono la prova lampante che
la scrittura creativa non è fuffa. Del resto,
la creatività è un muscolo: chi opera in questo settore l'ha ormai presente come se fosse un mantra.
In questo articolo parlo della genesi della scrittura creativa.
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John Dewey |
La scrittura creativa nasce all'inizio del XX Secolo negli Stati Uniti, grazie al pedagogista John Dewey, fautore della "scuola attiva". I due perni attorno al quale verte il concetto sono il progresso e la creatività. Secondo Dewey, nella formazione giocano un ruolo importante l'applicazione costante che porta all'arricchimento del bagaglio personale, mai disgiunta dall'esperienza pratica. Il pedagogista sposa un concetto di educazione antitetico a quello della lezione frontale cara alle vecchie teorie educative. Da questi presupposti nascono i primi corsi di scrittura narrativa, poi divenuti di scrittura creativa, all'interno delle università. In pochi anni questa disciplina acquisisce una propria autonomia e dignità curricolare.
Negli anni successivi, anche l'
Europa si interessa alla materia, in primis il
Regno Unito, la Germania e la Repubblica Ceca. Nei paesi di
area Mediterranea, invece, la materia è oggetto di insegnamento all'interno di istituti privati, mentre in quelli pubblici è vista con una certa diffidenza.
Discorso diverso in
Francia, dove altri pedagogisti se ne occupano: parliamo di
Célestin Freiner e Paul Le Bohec grazie ai quali si è posto il problema dei
formatori di scrittura creativa.
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Vincenzo Cerami |
In
Italia bisogna aspettare gli anni
Ottanta del Novecento per le prime esperienze didattiche. Il tutto grazie a
Raffaele Crovi che nel
1984 inaugura il primo corso di scrittura creativa presso il
Teatro Verdi. Nel
1985 è la volta di
Giuseppe Pontiggia. Nel
1988, a Roma, nasce la
"Scuola di scrittura Omero", la prima di scrittura creativa. Il primo corso è tenuto da
Vincenzo Cerami, scrittore e sceneggiatore di comprovata esperienza e notorietà. Nel
1989, a
Firenze, nasce la
Scuola di "Semicerchio. Rivista di poesia comparata", prima scuola di poesia, poi estesa alla narrativa. Nel
1993 Giulio Mozzi fonda a Padova la
“Piccola scuola di scrittura creativa” presso il circolo “Lanterna Magica”. Nel
1994, a
Torino, Alessandro Baricco con alcuni colleghi apre la
“Scuola Holden” e negli anni immediatamente successivi, a
Venezia inizia la sua attività il
“Laboratorio di scrittura creativa” presso il circolo “Walter Tobagi”, mentre a
Trieste viene avviato il progetto di scrittura
“Parola per parola”; a
Milano, prima presso lo Zelig, poi al Teatro dell'Arte, “Bartleby - Pratiche della scrittura e della lettura”, il progetto di
Giampaolo Spinato che tra il
2005 e il 2015 darà vita all'associazione
“Bartleby Factory". Nel
2010, grazie a
Carlo Lucarelli, Beatrice Renzi, Michele Cogo e Giampiero Rigosi, nasce
"Bottega Finzioni" a Bologna, che è anche studio professionale e casa di produzione.
Negli anni sono stati messi a punto esercizi diversificati, partendo dal metodo, suddiviso in due fasi: una
divergente, durante la quale l'allievo è invitato a liberare la mente entrando in una modalità di brainstorming finalizzato a tirare fuori le idee più o meno latenti; la seconda, detta
convergente, in cui le idee vengono prese, analizzate e poi raccolte in un corpus ordinato.
Fondamentale è anche lo stile: l'allievo scava nelle molteplici possibilità espressive, elaborando il proprio modo di essere nel mondo della scrittura. L'obiettivo?
Arrivare al lettore in modo che possa empatizzare con noi durante la lettura. Bando dunque al concetto dello "scrivere per se stessi": la didattica creativa fornisce strumenti utili alla costruzione di una narrazione con tutti i crismi.
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Scrivere presuppone una grande
responsabilità |
Ma attenzione! Questo metodo non fornisce soluzioni assolute, né garantisce successi clamorosi, perché il resto lo facciamo noi, insieme all'idea giusta nel momento giusto e all'editore o ai lettori che colgono la palla al balzo di un papabile successo. Ma come dice
Bassi Maestro in "Sic":
"Non cagate chi fa un disco ogni dieci anni/Chi ha la fotta produce dischi e non drammi". Scrivere è una passione, richiede costanza e se lo volete trasformare in un lavoro, deve basarsi su un metodo.
Lascio il mito dell'ispirazione al Romanticismo e a retaggi di geni che diventano incompresi, non appena perdono la vena artistica.
Creativo si può diventare e la vena può pulsare a patto che la esercitiamo. Con una postilla, soprattutto per i detrattori degli autori di bestseller: l'essere professionale non ha nulla a che vedere con l'assenza di artisticità, anzi, come
professionista hai il dovere della massima sincerità nei confronti del lettore. Lo scrittore ha una grande responsabilità nei confronti del lettore. E il lettore attende di conoscervi e di condividere un percorso che è dialogo, condivisione, empatia. Odio, amore... emozioni.
Scrivere storie, semplicemente (ed è difficile).
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