giovedì 12 dicembre 2019

L'intervista: "L'ultima cura" di Elena Mandolini

Cosa succede quando le tue certezze crollano? Passare dalla forza della ragione alla passeggiata sul filo dell'assurdo, può avere conseguenze destabilizzanti. Accade a Claudia Mucci, metodica scrittrice di romanzi thriller e horror, che viene colta da improvvise crisi epilettiche. La giovane si affida alle cure del Dottor Mereu e da lì inizia un percorso travagliato, denso di accadimenti bordeline.
Questo è in breve "L'ultima cura" (Dark Zone Edizioni) il mistery-horror di Elena Mandolini, già autrice (bravissima) di libri legati al genere fantastico, che qui abbiamo il piacere di intervistare.


Elena Mandolini
"L'ultima cura" di Elena Mandolini: un estratto
Qualche metro più in là, c’è una porta blindata a misura d’uomo e sulla cui superficie c’è un simbolo. Mi avvicino quel tanto che basta per osservarlo. Un triangolo giallo, con all’interno quelli che potrebbero essere tre petali stilizzati e tondeggianti e, al centro esatto della figura, un semplice cerchio.
Biohazard.
Direi che la mia spedizione termina qui.
Sto per andarmene, ma un rumore metallico mi fa desistere. Un suono così forte, da superare la porta blindata. Strilli e poi una risata. Appoggio entrambe le mani e l’orecchio destro alla superficie della porta, degli uomini parlottano in lontananza. Qualcuno grida.
«Tutto» dice una voce. Frastuoni incomprensibili.
Poi un’altra voce. «Verde. Ok, è ok.»
Silenzio. Non sento più niente. Mi giro e lancio uno strillo. Martin, a braccia conserte, mi guarda come un vichingo che ha appena razziato un tesoro prezioso. Appagato e divertito.
«Non credi di esserti spinta troppo oltre, Occhi Blu?»
Guardo in alto, oltre le larghe spalle di Martin. Ero talmente presa dalla curiosità da non accorgermi delle telecamere di sicurezza ai lati del corridoio.
Merda!

L'intervista

Ciao Elena, benvenuta! Ho il piacere e l’onore di averti ospite su La Penna Sognante per parlare del tuo nuovo romanzo “L’ultima cura”. Io partirei dalla cover, che è bellissima e inquietante. Vediamo una ragazza chiusa in una sorta di teca, retta da una mano. Alle spalle, un edificio (non voglio anticipare quale). Quali temi sono suggeriti dall’immagine? 

Ciao Roberta. Grazie a te per l'invito e l'accoglienza! Non posso che concordare: la cover è stupenda e molto inquietante. Francesca Pace (editore della Dark Zone) e Livia De Simone (illustratrice) hanno fatto un lavoro splendido. Non appena ho aperto il file, me ne sono innamorata. Ricorderò sempre quel momento! Stavo passeggiando per strada e mi sono addirittura commossa. Quando ho visto Claudia, la mia protagonista, rinchiusa nella teca ho capito che avevano colto il senso del romanzo e lo avevano trasformato in immagine. La cover trasmette un senso di angoscia, claustrofobia e afflizione. Di più non posso rivelare.

Chi sono i personaggi principali e quali sono i loro demoni?
La protagonista è Claudia Mucci, una scrittrice di romanzi thriller e horror, razionale e metodica. D'improvviso, comincia a soffrire di attacchi epilettici e decide di affidarsi alle cure del Dottor Mereu, primario di neurologia del Sant'Anna di Roma. All'interno di questa struttura, Claudia affronterà le sue paure e le sue debolezze e cercherà di trovare una roccia sicura dentro se stessa. Attorno a Claudia, vi sono diversi personaggi secondari, ognuno col proprio fardello; alcuni affronteranno con coraggio le prove da superare, altri con meno tenacia.

Cura e malattia, corpo e mente: quali legami si intrecciano tra questi elementi?
Claudia entra al Sant'Anna per poter capire cosa le stia accadendo. Come mai ha cominciato a soffrire di attacchi epilettici? Cosa sta accadendo al suo corpo? Perché la terapia prescrittale non funziona? Paradossalmente, più lei cerca una cura, il giusto equilibrio con le medicine, e più la sua malattia peggiora. Con l'epilessia si perde il controllo sia della mente, che del corpo. Questo legame vacilla e Claudia non può accettarlo, ma saprà lottare per la sua salute psicofisica.

In questo tuo racconto, la location è fondamentale. Di quale si tratta, in che contesto storico-geografico e da cosa nasce la tua scelta?Il romanzo si svolge in epoca contemporanea, all'interno dell'ospedale Sant'Anna di Roma. Essendo nata e cresciuta nella Capitale, ho voluto ambientare "L'Ultima Cura" proprio nella mia città natale. L'arco narrativo è molto rapido e, infatti, gli eventi si svolgono in pochi giorni. Leggendo il romanzo, si comprende meglio tale decisione.

"Bella&Bestia" è una bella fiaba
steampunk di Elena
Dal punto di vista della scrittura, come ha lavorato? È indubbiamente un’opera molto cinematografica come le precedenti, ma hai lavorato seguendo nuove strade…
Il cinema è la mia costante. Il Grande Schermo è sempre entrato prepotentemente nei miei lavori, fin dal romanzo d'esordio. È uno stile che è nato con i miei romanzi e senza che me ne accorgessi. Ragiono per immagini e scrivo per immagini. Per "L'Ultima Cura" ho lavorato molto sulla struttura della storia. Essendo un mistery – horror, ho cercato di calibrare ogni colpo di scena, di seminare bene gli indizi, in modo tale che il lettore potesse raccoglierli al momento opportuno. È stato un lavoro meticoloso, ma anche divertente.

Rispetto ai tuoi lavori precedenti, cosa rappresenta questo nell’evoluzione del tuo percorso di autrice (e di donna)?Ogni libro è un tassello di un grande mosaico. Non credo che uno scrittore possa mai definirsi arrivato al traguardo. Il suo percorso è sempre in divenire, come la vita. Le esperienze, negative o meno, le persone incontrate, le emozioni vissute: tutto viene convogliato nella scrittura. Credo che questo nuovo romanzo sia un nuovo piccolo pezzo del mio cammino.

Hai preso spunto da attori o attrici per i tuoi personaggi?
Sì, ammetto che per L'ultima cura ho trovato due attori perfetti. Generalmente cerco un volto che possa corrispondere, o per lo meno avvicinarsi, alla descrizione fisica ideata nella mia mente. Non appena ho immaginato la storia di Claudia, ho subito trovato il suo corrispettivo in carne e ossa. Claudia ha due grandi occhi dal blu intenso e un viso etereo; non potevo che scegliere Vera Farmiga per lei. Lo stesso dicasi per Flavio, co protagonista maschile. Mentre delineavo il suo personaggio, ho capito chi sarebbe stato il mio paradigma attoriale: Tom Hiddleston.

Quando scrivi, hai un rituale? Qualcosa che ami fare e qualcosa che eviti di fare?
Non ho un vero e proprio rituale, però un elemento che non deve mancare mai è la musica. Di solito scelgo delle canzoni che mi possano aiutare a vivere completamente le atmosfere del romanzo in scrittura e le metto a ripetizione. Ovvio che debba ascoltarle con le cuffiette, per isolarmi in maniera completa e poter entrare nella storia.

Il romanzo d'esordio di Elena Mandolini
Cosa sogni? E cosa vorresti scrivere?
Sogno di poter vivere di sola scrittura, ma è molto difficile. Di sicuro non mi arrendo e continuo a mettere nero su bianco le idee che ho in mente. Passo dopo passo, libro dopo libro, spero di avvicinarmi alla realizzazione di questo sogno. Attualmente sto lavorando a un post apocalittico autoconclusivo e, poco più in là, mi guarda una trilogia horror ambientata nell'Europa di fine Ottocento.

Siamo alla fine dell'intervista: vuoi aggiungere altro?
Grazie per avermi invitata. È stato un piacere essere qui e poter parlare di scrittura e dei miei romanzi. Continuiamo a sognare, perché i sogni e gli obiettivi sono la molla e il catalizzatore della nostra vita.

L'autrice: Elena Mandolini
Classe 1982, romana, nel 2013 ha pubblicato il suo primo romanzo: “Il signore dei racconti”. “Biancaneve Zombie” è il suo secondo lavoro (vincitore premio Cittadella 2017) e fa parte di un progetto più ampio. Sempre per DAE nel 2018 dà alle stampe “Bella & Bestia – Una  favola Steampunk”. Nel 2019 ha pubblicato “L’ultima cura” (Dark Zone Edizioni).
Il suo sito è: elenamandolini.com

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