domenica 19 aprile 2020

La scelta di Laura: ultima fermata escort

La chiamerò Laura, anche se il suo nome è un altro. La sua è una di quelle storie che lasciano il segno. Non tanto perché si tratta di una storia inedita; al contrario, di vicende come queste ne troviamo un sacco… troppe, forse, spesso celate nei meandri della cronaca, a volte narrate con morbosità.  Io però la voglio raccontare in altro modo. 







Laura è una ragazza che si fa notare anche se agisce nell'anonimato. Sulla trentina (anche se non li dimostra), lunghi capelli castano-ramati, trucco impeccabile (usato per mascherarsi), come il Nail Art.
Ha un debole per le borse e per le scarpe tacco 12, legge romance storici ma non disdegna i romanzi di Massimo Gramellini ed Ester Viola. Ascolta musica elettronica. Beve birra artigianale ma non fuma.
Laura non è una ragazza come tante: è un’accompagnatrice. Le chiamano escort, ma a lei non importa.
"Chiamami come vuoi. Io sono Laura. E resterò sempre Laura. Quello che faccio non qualifica la mia persona, il mondo che ho dentro."
Ecco la storia di Laura.  


Prime (Dis)avventure di Laura
Laura sa che i titoli non contano. Ma le esperienze, quelle sì, e le elenca nel suo curriculum con lo scrupolo di un monaco copista. Lei è una ragazza come tante. Non si definisce un fenomeno, ma semplicemente una che gli impegni se li è sempre presi con la massima serietà. E ansia. Tanta ansia. A Laura piace fare le cose bene. Ed è una di quelle che vuole camminare sulle proprie gambe. Non ha troppi grilli per la testa e nemmeno delle pretese. Vuole un lavoro con cui arrivare a fine mese, magari compatibile al suo percorso formativo; se non dovesse farcela, non si fa problemi ad adattarsi ad altro. Inoltre vorrebbe una famiglia con il suo fidanzato storico. Niente di eclatante... ma di questi tempi, la normalità sembra essere un privilegio per pochi.
Laura inizialmente percorre la strada dei suoi sogni serenamente. Le sue prime esperienze di lavoro le macina nel periodo universitario per pagarsi gli studi. Fa la cameriera, la promoter nei centri commerciali, la commessa. Malgrado le occupazioni che la tengono impegnata full-time e nel fine settimana, mantiene costante lo studio.
“Studiavo anche di notte e, per tenermi sveglia, bevevo litri di caffè. Volevo terminare gli studi nei tempi per evitare di pagare le more. E poi non vedevo l'ora di entrare nel mondo del lavoro.”
Arriva alla Laurea magistrale in Marketing e Comunicazione. Incoronata di alloro è pronta a proporsi alle diverse aziende.
Inizia così la sua (dis)avventura. Il suo sogno o meglio, il suo obiettivo, è quello di lavorare in un'agenzia di comunicazione. E qua iniziano le note dolenti... della gavetta. Quella che ormai dura, se va bene, anni; a volte, per sempre. A venticinque anni esordisce con uno stage in un’agenzia di comunicazione. Per inciso, due mesi non retribuiti, ma la speranza di riuscire a inserirsi nell'agenzia è grande. Laura ama concretizzare le sue idee, solo che ai tempi del 3.0 il copywriter deve avere anche robuste competenze di grafica e Social (ai tempi ai primi passi, ma carichi di implicazioni). Ma la nostra ragazza non ha paura: si rimbocca le maniche e si mette sotto con Illustrator, Indesign... etc.
“All’Università ho imparato a usare Photoshop, ma durante lo stage mi sono resa conto che per essere competitiva dovevo saper usare anche altri programmi.”
Altri litri di caffè?
“No, grazie,” risponde “di caffè ne ho bevuto troppo all'Università!”
Ridiamo, ma improvvisamente il sorriso della ragazza si spegne come il mozzicone di una sigaretta schiacciato nel posacenere. L'espressione torna seria, nello sguardo scorgo un velo di malinconia.
Lei continua, con vigore: “A volte venivo lasciata da sola. Magari rischiavo di passare un’ora ‘buca’, così ne approfittavo per fare prove di grafica”.
“Lavoravo con una tizia  che” rivela  “quando ha potuto, si è appropriata di una mia idea creativa.  E io, ovviamente, ultima arrivata, sono rimasta a fare il palo e a ingoiare lacrime amare, mentre la tizia  si prendeva i complimenti. Per inciso, era anche piuttosto carina. Con me recitava la parte della crocerossina che ti spiegava le cose facendoti sentire una povera cretina. Con il capo srotolava chilometri di lingua e mostrava qualche accenno di scollatura. Giusto per gradire. E poi, quando è arrivato il momento, me l'ha messo in quel posto”.
Laura però non si abbatte. Lei è una forte anche se non sembra.
I due mesi di stage volano e, a ridosso della scadenza, il ‘grande capo’ le comunica che la vuole nello staff. Ma ovviamente mette le mani avanti. Le parla di collaborazione. L’assunzione pare utopica, ma intanto per un paio d’anni, tra continui rinnovi, sembra che si possa procedere.
Siamo alla fine del 2009. La crisi si fa sentire poco, l’agenzia lavora bene per un po', ma dopo alcuni mesi i clienti iniziano a ridursi; così si apre una fase difficile che contempla anche dei tagli di costi e di personale. Il capo, che dichiara di apprezzare il suo operato, le propone una collaborazione libero-professionale. In pratica, Laura dovrebbe aprire la Partita Iva. Lei non accetta perché non si sente pronta per fare il “grande passo”. Così termina il suo lavoro e rimette nel cassetto il suo sogno.

Disoccupazione
Metà del 2010: Laura viene lasciata a casa. Per fortuna, avendo intuito la situazione, aveva già inviato dei CV alcune settimane prima. Entra nella girandola dei colloqui più o meno fortunati. Inoltre per tre anni si barcamena tra collaborazioni (incarichi per progetti grafici, redazioni di articoli di giornale, persino qualche lavoro di traduzione), alternando momenti di attività a momenti di blocco totale. È superfluo dire che gira come una trottola e non ha orari. Lavora da lunedì a domenica, senza godere di ferie o malattie pagate. Nel frattempo, la crisi morde sempre di più e i contratti sono sempre più precari. Il tempo fagocita ore e sogni, Laura non ha neppure il tempo per pensare a coltivare un proprio progetto. Per fortuna ha alcuni amici che gestiscono un locale: lì lavora tre o quattro serate a settimana. E intanto continua a studiare. A luglio 2013, la mazzata: perde le collaborazioni meglio remunerate. Continua a servire ai tavoli, anche se, sempre a causa della crisi, gli amici chiamano le cameriere soltanto nelle serate di maggiore affluenza.
Laura riprende la sua ricerca serrata. Invia CV, passa ore al telefono... e intanto il tempo passa, e-mail e telefono tacciono, lei inizia ad abbattersi. Su alcuni annunci legge massimo 29 anni. Superati i trent'anni sei già vecchia. E anche quando rispondi ad annunci in cui il tetto si alza, c'è sempre qualcosa che non va.
Così, arriva Natale... un Natale triste, senza regali. Giusto una cena frugale, qualche lacrima sotto l'albero. La voglia di urlare al mondo che è tutto uno schifo. Il silenzio, all'improvviso.
Laura si sente mortificata. Sente di avere gettato al vento anni di gavetta e di impegno.
Le festività natalizie passano, rapide, portandosi via le luci, l'ovatta e ... il fidanzato. Come si dice? Incompatibilità di carattere? Vabbè, lei mi dice di passare oltre anche se ha i lucciconi negli occhi... e arriviamo a gennaio.

L'annuncio

La nostra inoccupata sta spulciando di nuovo tra gli annunci, questa volta pubblicati su web. Racconta: “Ogni volta che mi imbattevo in un annuncio pertinente alla mia ricerca, si accendeva una luce di speranza. Era subito spenta da un requisito che non avevo. A ogni modo, io mi proponevo.”
Risultato? Niente. Qualcuno le risponde affermando che sta cercando un neolaureato.  Un altro sostiene di avere ricevuto centinaia di CV e che hanno ripiegato su altre figure. Altra mazzata per Laura che è sempre più avvilita. Le settimane passano e lei avverte gravare su di sé il peso del fallimento. In realtà, non è l'unica a vivere quella situazione...
“Avrei un elenco infinito, ma ovviamente, preferisco riferire la mia situazione.”
Ben detto Laura la quale, malgrado l'umore ingrigito, non perde la voglia di darsi da fare. Alterna le ricerche alle serate al locale, ma avverte il peso di una situazione che si fa di giorno in giorno sempre meno sostenibile.
Finché non arriva il momento. Quante volte le capita di adocchiare "quel" titolo...
Accompagnatrice. All'inizio ride, poi pensa che non sarebbe tagliata. Infine chiude il sito, dandosi  della scema.
Sicuramente la figura richiesta deve essere almeno una modella. Per intenderci: alta, magra, praticamente quello che lei non è. Anche se in realtà, Laura è una bella ragazza: statura nella norma, fisico armonico, bei lineamenti. Tirata a lustro fa la sua "porca" figura.
Laura è tentata a provarci, ma poi se la ride. Meglio spegnere il computer e mettersi a letto.
Infila il pigiama anti-sesso e inizia a leggere un libro. Un'altra giornata è  volata, ma il sonno non lascia alcuna traccia sulle sue palpebre.
“E se...”
Quella parola non la fa dormire. Ha lasciato in lei la traccia di una tentazione.
Laura si sfoga, sospirando.
“Provo a spegnere la luce, ma in testa si affastellano tutti i pensieri possibili. Sono alimentati dall'idea che sta prendendo forma dentro di me. L'idea di essere semplicemente una fallita, senza soldi, senza lavoro. E quel lavoro mi permetterebbe guadagni rapidi e proficui.”
Laura si gira e rigira nel letto. Si arrovella, si pone quesiti che restano senza risposta, alimentati dal fuoco del rimpianto. Laura amava il lavoro in agenzia. E il fatto di non essere riuscita a raggiungere l'obiettivo che si era prefissata con tanta determinazione, è la dimostrazione che l'American Dream ha solo creato illusioni. O è solo alla portata di pochi eletti.
A un certo punto, la ragazza, colta da un'irrefrenabile frenesia, sente di non poter più aspettare. Stanca di ricevere dei no, anche quando si candida per profili che corrispondono perfettamente al suo.
Per lei è tutto assurdo. Si sente lei stessa la protagonista di una situazione kafkiana. Ma forse...
Si alza di scatto, va alla scrivania,  torna sul sito di annunci e intercetta quello che aveva già notato.
Libero-professionista cerca un'accompagnatrice per piacevoli serate. Massima discrezione e serietà.
Laura sposta il mouse, affinché il cursore vada nella finestrella della risposta.
“Non mi occorrono troppe parole: quelle che ho in testa e scrivo sono sufficienti. Invio il messaggio senza troppi alambicchi mentali. Poi spulcio la mia casella di posta, dove ricevo la conferma che il messaggio è stato recapitato. E improvvisamente mi sento stanca. Come se mi fossi sgravata di un peso. Cosa che non mi so spiegare, vista la situazione in cui mi sto impelagando.”
La nostra ragazza spegne tutto: pc, luce, testa. In un attimo resetta tutti quei pensieri e quella sensazione di avvilimento di cui si è nutrita fino a quel momento, per lasciare posto al sonno che le scende addosso, travolgendola.

Risposte... 
Passata la notte, Laura si avvicina con timore allo schermo nero.
“Mentre aspettavo che si caricassero i dati” rivela “sono diventata un caleidoscopio di emozioni. Non so descriverti quello che avevo in testa. Finché non si è caricata l’e-mail e non ho letto la risposta”.
Già... la risposta. Quella del tipo, per inciso.

(Per ovvi motivi, ho censurato le parti indicative delle e-mail relative a date e a info precise)
LUI:
XX (X@Xmail.com)
XX/ XXXXX/2014 ore 10.XXXX
A: XXX@XXXmail.it
Buongiorno. Mi racconti qualcosa di te? Posso vedere qualche tua foto?

Laura non si agita (e non sa spiegarsi il perché), anzi, risponde. E sta al gioco, come se per anni non avesse fatto altro. Così comincia uno scambio di e-mail alquanto fitto.

LAURA: Il giorno XX XXXXX 2014 10:XX, XXXXX <XXXX@XXXmail.it> ha scritto:
Ho 28 anni e sono nata in provincia di Milano. (...) Mi piace stare a contatto con le persone e sono curiosa, anche se al contempo sono molto riservata e discreta. (...)"
Allego alcune foto.

LUI:
Da: XX (XXXXX@XXmail.com)
Data invio: XXXX XXXX XXXX 2014 11:XXXX
A: XX (XXXXX@XXXmail.it)
Posso conoscere il compenso da te richiesto? E tue disponibilità.

LAURA:
Il giorno XX XXXX 2014 11.XX, XX <XXXXX@XXXmail.it> ha scritto:
Sono disponibile dalla prossima settimana e compenso XXX euro a sera. Posso sapere qualcosa di te?

LUI:
Da: XX (XXXXX@XXmail.com)
Data invio: XXXXXX XX XXXX 2014 11:XX XX
A: XXXXX (XXXX@XXXmail.it)
 Cosa vuoi sapere di me?

LAURA:
Il giorno XX XXXXX 2014 11:XX, XXXX <XXXX@XXXmail.it> ha scritto:
Ok. Se si può sapere, età, di cosa ti occupi e interessi.
Poi, per l'aspetto più organizzativo: Dove ci si incontrerebbe e orari.

LUI:
Da: XX (XXXXX@XXmail.com)
Data invio: venerdì XX XXXXX 2014 11:XX XX
A: XXXXX (XX@XXmail.it)
Ho 46 anni, sono un AD operante nel metalmeccanico.
L'incontro potrebbe avvenire in hotel in zona Duomo o Centrale, in una data in cui sarò in città (...).

LAURA:
Il giorno XX XXXXX 2014 11:XX, XXXX <XXXXX@XXmail.it> ha scritto:
Ok. (...) Aspetto tue indicazioni.

LUI:
Da: XX (XXXXX@XXmail.com)
Data invio: XXXXX XX XXXXX 2014 11:XX XX
A: XXXXX (XXXX@XXXmail.it)
Non ho nessuna richiesta specifica per l'abbigliamento, (...) Posso vedere qualche tua foto in intimo o costume?

LAURA:
Il giorno XX XXXX 2014 11:XX, XXXXX <XXX@XXXmail.it> ha scritto:
Ok. Ecco la foto.(...)

LUI:
Da: XX (XXXX@XXmail.com)
Data invio: XXXXX XX XXXXX 2014 11:XX XX
A: XXXX (XXXX@XXXmail.it)
Molto bella. Un fisico notevole.  Puoi lasciarmi un numero di cellulare a cui chiamarti? Sui servizi che offri cosa puoi dirmi?

LAURA:
Il giorno XX XXXX 2014 11: XX, XXXXX <XXXX@hotmail.it> ha scritto:
(...)Il numero XXX-XXXXXXX :-). (...)
Sui servizi, preferisco che ci sentiamo a voce, prima della serata.
(...)
"Sì, ho cercato di agire d'astuzia. Cosa strana per me."
Noi ci fermiamo qua, ma lo scambio di email tra Laura e l'uomo dura diversi giorni. Ovviamente non mancano scambi di battute molto audaci, con richieste precise annesse e connesse, e d'altro canto Laura sta al gioco, senza però esporsi pesantemente. E così tutto è cominciato.

Laura, ora
Laura scuote la testa. Gli occhi ridono, non so se sia una risata sentita. Ho l'impressione che sia la risata di una bambina che è entrata nel meccanismo di un gioco più o meno rodato.
La ragazza mi guarda, sollevando la testa. Mi dice che lo farà per alcuni anni e poi potrà dedicarsi al lavoro che ha sempre sognato.
Alla fine di tutto, lei appoggia la tazza sul piattino. Io la osservo, ma non riesco a decifrare le sue espressioni. Ma le labbra rosse di rossetto, le lunghe ciglia finte, mi raccontano di una donna che ha preso in mano la sua vita.
Laura sposta i capelli. Sospira.
"A volte me lo chiedo. Che cazzo stai facendo Laura? Ma poi mi accorgo che a volte non abbiamo molta scelta. E a volte guardo il cielo e dico che le stelle sono sempre belle."
Forse, Laura, è una di quelle che scrive poesie sulla carta igienica. O forse la poesia l'ha nascosta dentro di sé.

Ho deciso di raccontare questa storia in forma narrativa. Si tratta di una testimonianza preziosa, avuta alcuni fa che spero possa dare adito a riflessioni importanti. Non sempre è possibile realizzare i propri sogni. E spesso certe scelte possono diventare inevitabili. Laura ha fatto la scelta giusta? Ha sbagliato? A volte non esiste giusto o sbagliato. A volte esistono necessità che ti portano a percorrere determinate strade. A volte non hai neppure scelta. O forse le scelte le abbiamo ma non le vogliamo vedere? La risposta, forse, non esiste. 


Foto: Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/Engin_Akyurt-3656355/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2359569">Engin_Akyurt</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&amp;utm_medium=referral&amp;utm_campaign=image&amp;utm_content=2359569">Pixabay</a>

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