Un romanzo da leggere |
(Leggi l'intervista a Lucia Carluccio: clicca qui)
Lucia Carluccio con "Il cigno e la ballerina" (DAE) |
Caroline, una ragazza irrequieta e creativa, è perseguitata da continue allucinosi che la terrorizzano. La memoria che emerge riguarda l’incubo infantile di quando aveva la febbre alta e ora quelle percezioni investono anche gli oggetti reali che la circondano.
Paul Carme, psicanalista junghiano con il quale inizia una terapia, scopre analogie sorprendenti con la storia clinica di Renée, la protagonista della storia narrata nel libro “Diario di una schizofrenica”. Lui e Caroline iniziano insieme, dunque, un viaggio difficile e appassionante che balza dall’inconscio individuale a quello collettivo e persino universale.
Le immagini emblematiche del cigno e della ballerina ci parlano dell’entanglement e così, fisica quantistica e narrativa, pur viaggiando parallele si incontrano: è un’esplorazione che va al di là del tempo e dello spazio.
Durante la terapia, Justine, così simile a Caroline e a ogni donna dotata di troppa sensibilità, riemerge dalla memoria di Paul e nulla sarà come prima.
Poesia e amore vestono la prosa di storie diverse ma tutte figlie della stessa sorgente cosmica.
La recensione
Faccio una premessa: "Il cigno e la ballerina" non è un libro facile, non tanto per la difficoltà di lettura in sé, in quanto la scrittura di Lucia Carluccio scivola bene tra le intercapedini dell'animo umano, coniugando chiarezza, precisione e uno stile poetico evocativo, al contempo limpido. La difficoltà di questo romanzo introspettivo sta nella molteplicità di suggestioni e stimoli che offre e che vanno colti a mente aperta. Non è il classico libro d'evasione, strutturato sulla base di una delle classiche trame teorizzate, pur avendo una sua compiutezza. "Il cigno e la ballerina" (DAE) è un racconto d'anima che apre all'universale. Come da trama, vediamo che il fulcro da cui si sviluppa la narrazione è l'entanglement.
Che cos'è entanglement? Si tratta di un fenomeno quantistico, privo di analogo classico, per cui in determinate condizioni due o più sistemi fisici rappresentano sottosistemi di un sistema più ampio, il cui stato quantico non è descrivibile singolarmente, ma solo come sovrapposizione di più stati. Da ciò consegue che la misura di un'osservabile di un sistema (sottosistema) determini simultaneamente il valore anche per gli altri. Questo l'enunciato che, in senso lato e meno sistematico, si potrebbe accostare all'idea antica della corrispondenza tra cielo e Terra che nei secoli ha sedimentato, confluendo nel sostrato umanistico di cui siamo depositari, nel quadro dell'evoluzione del pensiero scientifico.
Il romanzo rispecchia l'entaglement anche nella struttura. La trama è una stratificazione di sistemi che dalla mente individuale ci riporta alla componente inconscia collettiva. Il simbolo irrompe in tutta la sua potenza, sposando e ampliando i concetti di archetipo. La ricerca di Caroline, il rapporto con il dottor Paul Carme, i parallelismi con Federico e Justine, i cui ruoli si paleseranno successivamente (non dico altro per non spoilerare) si collocano all'interno di un sistema che comprende a sua volta tanti sistemi interconnessi. Persino il concetto di tempo, nella storia, si sviluppa in rapporto a questo principio.
"Il cigno e la ballerina" è una scatola narrativa tanto complessa quanto articolata; eppure la scrittura arriva con l'immediatezza di una poesia che, prima di essere capita, deve risuonare con il lettore/la lettrice. Non è certo il classico romanzo d'evasione, ma si costruisce su una linea che echeggia tensioni capaci di tenere attaccati alla pagina. Chi legge non riesce a prevedere quello che accadrà, e anche in questo Lucia Carluccio ha rivelato un'abilità narrativa notevole.
Quali temi tratta il romanzo? Potrei dire di amore e di creatività, prima di tutto; ma anche di poesia, di archetipi, di introspezione. Questo elenco rischia però di appiattire la profondità del romanzo. Si tratta di un'opera in cui ogni parola ha un peso, il simbolo acquista una valenza centrale e ogni immagine ci riporta a quell'inconscio collettivo postulato da Jung. La psicanalisi si è evoluta negli anni, ma i padri fondatori restano con i loro capisaldi, diventando latori di riflessioni. Il percorso di Caroline è analogo a quello che potremmo intraprendere noi, anche se il suo caso viene inizialmente presentato come patologico. Sarà davvero così?
La scrittura di Lucia Carluccio lascia il segno. Si avverte uno studio attento, dietro la poesia e la capacità evocativa che danno un'idea di "freschezza". A parte qualche passaggio un po' ridondante (ma è un mio gusto, resta in linea con lo sviluppo narrativo) la definirei perfetta per la storia narrata. La scrittura di Lucia è letteratura, riconducibile alle esperienze primo-novecentesche che da Schnitzler ci riportano a Svevo o a Joyce. Non è una scrittura istintiva, pur essendo poetica; si sente che nasce da un atto creativo frutto di sedimentazione di saperi ed emozioni.
Per concludere
"Il cigno e la ballerina" è un romanzo che contiene l'infinito. Non è una lettura che si affronta a cuor leggero, pur essendo scorrevole e comprensibile al cosiddetto "lettore medio"; è letteratura che si presta a diverse interpretazioni. La scrittura di Lucia Carluccio è pressoché perfetta e traccia immagini in bilico tra poesia e narrazione. Il mio consiglio: leggerlo e poi rileggerlo.
Leggi l'intervista a Lucia Carluccio: clicca qui
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