Il problema sarebbero le inadempienze dei tribunali: come indicato nell'articolo de Il fatto quotidiano (fonte, vedi il link in fondo all'articolo), in Italia manca un sistema integrato (e aggiungerei, ma sarebbe una conseguenza, efficiente) di tutela delle donne e dei relativi diritti, complici anche retaggi misogini e patriarcali che ancora ritroviamo nel sistema e che influenzano il modo di relazionarsi alla questione delle violenza femminile, anche da parte di chi emette le sentenze.
Il tutto prendendo atto degli sforzi apprezzati nell'introduzione della legge 69/2019 del "Codice rosso". Ma non è ancora abbastanza.
E qui si torna sempre al problema annoso: i retaggi atavici all'interno del sistema Italia. Un sistema che inneggia da anni alla flessibilità ma che di fatto, ad esempio, non incoraggia o incentiva le madri-lavoratrici e le donne che, giunte a una certa età, se restano disoccupate fanno più fatica a essere integrate nel mondo dei professionisti. Non parliamo delle questione delle disparità salariali e di come le stesse madri-lavoratrici ancora presenti sul lavoro, difficilmente riescano a continuare la loro carriera. Problemi che non riguardano solo il nostro paese ma che nel nostro paese sono gravati da visioni ancora arretrate rispetto al contesto di avanzamento tecnologico in costante evoluzione.
Sbirciando i dati Istat sulla violenza, relativi al periodo del lockdown, troviamo un forte aumento delle telefonate al numero verde 1522, con un +73 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. In calo, invece, le denunce per omicidi di donne (-83,3 per cento). Si tratta di dati ancora parziali, visto il ridotto lasso di tempo cui si riferiscono, da cui però si evince che le campagne di sensibilizzazione che hanno spinto le donne ad alzare la cornetta per farsi aiutare sono state efficaci. E già, la caduta del muro di omertà, ricordando Volevo i pantaloni di Lara Cardella, fotografia di una Sicilia della fine degli anni Ottanta ancora gravata da un forte maschilismo, è un buon esito.
In vista del 21 marzo 2021, data in cui l'Italia dovrà presentare alla commissione un report sulle misure adottate a garanzia di una corretta applicazione delle leggi a tutela delle donne che subiscono violenza, si aspettano segnali di miglioramento "dal basso". Perché è da lì che partono i cambiamenti, nei radicamenti di pensiero che influiscono sulla nostra rappresentanza.
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