Ciao Christian, benvenuto! Raccontaci qualcosa di te: la tua formazione, il lavoro, le tue passioni.
Ciao Roberta e grazie a te per questa intervista. Allora: sono Christian Coduto, ho 44 anni (compiuti lo scorso 23 aprile) e sono nato a Castellamonte, in provincia di Torino. Ho vissuto lì per undici anni. Altri tre li ho trascorsi a Bellano, sul Lago di Como. Nel 1990 mi sono trasferito a Caserta. Da due anni vivo a Pietradefusi, un grazioso comune in provincia di Avellino. Questi continui traslochi si sono riflessi, inevitabilmente, sul mio lavoro: dopo una laurea in Biologia, ho trovato lavoro come impiegato in un Consorzio per lo smaltimento rifiuti e, alla fine, ho vinto un concorso per l’Anagrafe del Comune di Pietradefusi. Sono uno che non si ferma mai, che ama cambiare, lanciarsi in tante cose differenti, mettersi alla prova. Amo il cinema da quando ero piccolino: organizzo da anni eventi e rassegne di ogni tipo, soprattutto legate al cinema indipendente. La lettura e la scrittura fanno parte di me da sempre: Anna, mia mamma, è una divoratrice di libri e da lei ho ereditato questa passione. Da ragazzetto scrivevo storie, sceneggiature, raccontini (spesso horror) e glieli leggevo, attendendo giudizi, consigli, correzioni.
La tua avventura nella scrittura è iniziata per caso o grazie/per colpa di qualche evento specifico?
Avevo un libro nel cassetto, una storia in cui credevo tanto. Un giorno ho fatto leggere la storia a Vincenzo Restivo, uno scrittore che stimo tantissimo e che, nel tempo, è diventato anche uno dei miei più cari amici. Lui ha trovato la storia piacevole, divertente e l’ha proposta all’editore Moreno Casciello, che ha deciso di pubblicarla, dopo essersi fatto mille risate.
“Spalla@spalla” è stato il tuo esordio. Raccontaci di come è nato.
Spalla@Spalla è nato in un periodo in cui vedevo tutto nero: ero ritornato da poco single e non riuscivo a trovare una via di uscita a quel momento di abbattimento. Ho sempre ammirato il potere della scrittura e l’illusione di credere di aver superato un problema, solo buttando giù delle idee, descrivendo immagini e situazioni. Ho acceso il pc, ho descritto un risveglio (il romanzo inizia in questo modo) e mi sono ritrovato tra le mani un libro lunghissimo e pieno zeppo di eventi, senza rendermene conto. Nel romanzo ho parlato di amicizia, che è una materia in cui sono piuttosto ferrato. Non avrei mai potuto parlare di amore in senso stretto: se lo avessi fatto, sarei risultato eccessivamente melodrammatico. Ho optato per la commedia degli equivoci, una forma di comunicazione che, in quel momento, era più adatta a me e al mio stato d’animo.
Che cosa ci racconti?
In "Spalla@Spalla" racconto le (dis)avventure di due coinquilini, Carlo e Luana, due persone agli antipodi: uno è disordinato, l’altra è metodica e precisa. Il primo non sa fare nulla in casa, la seconda ama l’ordine. Due anime differenti, che litigano tanto, ma che trovano nell’onestà e nella trasparenza la base di un’amicizia solida, duratura. Intorno a loro gravitano un folla di amici, parenti, colleghi e … personalità multiple, che creano scompiglio alle loro vite già di per sé incasinate.
Una storia folle, che mi ha regalato sane risate durante la stesura e che, una volta uscito nelle librerie, è stato accolto con tanta simpatia dai lettori.
Questo romanzo ti ha dato molte soddisfazioni. Che cosa ti ha lasciato e cosa ti sta ancora lasciando?
"Spalla@Spalla" mi ha insegnato tantissimo: era il mio esordio nel mondo dell’editoria, non sapevo cosa fosse un editing, chi fosse un editor, quali fossero le dinamiche di azione, pubblicazione e così via. Ero ingenuo, inconsapevole e il tutto traspare anche nella struttura del romanzo. Mi ha permesso di affrontare la stesura del secondo libro con maggiore maturità. Durante le presentazioni ho incontrato e conosciuto tante persone con cui ho poi costruito un bellissimo rapporto di amicizia. Questo, penso, sia il regalo più bello che abbia ricevuto.
Arriviamo a “Ma perché non te ne vai?”: cosa ci racconti?
Contrariamente al mio romanzo di esordio, “Ma perché non te ne vai?” è un vero e proprio romanzo di formazione. Il protagonista è Sebastiano, un ragazzetto di 19 anni che si è appena diplomato. Rivela ai suoi genitori che sogna di prendersi un anno sabbatico e di andare a vivere all’estero per dimostrare a tutti (ma, in primo luogo, a se stesso) di essere in grado di affrontare le cose da solo. I genitori accettano, ma a una condizione: prima di partire deve trovarsi un lavoro e guadagnare qualcosina perché loro non hanno intenzione di pagare tutte le spese. Una serie di coincidenze lo porteranno a conoscere Francesco, un uomo di 79 anni che vive da solo (da quando non c’è più la moglie) al quale farà compagnia per alcuni mesi. Sebastiano è irruente, crede di sapere tutto, è piuttosto cinico. Francesco è piuttosto disincantato, perché la vita lo ha messo a dura prova, donandogli e togliendogli tanto. Dopo un inizio un po’ burrascoso, nascerà una bella amicizia e …
Quali differenze troviamo rispetto al primo?
Già durante la stesura me ne ero reso conto: nel libro si sorride, ma a denti stretti. C’è più amarezza, ci sono molti momenti di riflessione.
Sai, ho iniziato a scrivere il romanzo dopo aver vinto il concorso al comune: oramai vivo solo soletto in una casa dove cucino, lavo i panni, sistemo… sono diventato un ottimo casalingo disperato ah ah ah. Sono cresciuto, sono cambiato e la storia ha preso una piega diversa.
Quali affinità, invece?
Credo che la mia scrittura sia riconoscibile: penso di avere uno stile semplice, immediato, scorrevole.
Ciò che accomuna i due romanzi è l’analisi introspettiva dei protagonisti, piuttosto che la descrizione fisica degli stessi.
Non amo descrivere storie lineari, preferisco dare dei piccoli colpi di sorpresa. Anche in questo caso, penso di esserci riuscito.
Rispetto alla scrittura, come hai lavorato per l’uno e poi per l’altro?
In "Spalla@Spalla" ero assolutamente logorroico: il libro è molto lungo e ricco di situazioni, molto “cinematografico”. All’epoca, la mia esigenza era quella di descrivere tutto, ogni minimo particolare.
Nel secondo libro, invece, ho tolto l’eccesso. Ogni capitolo è piuttosto breve, le frasi pure. E’ un andamento decisamente minimalista.
Come sta andando il tuo secondo cimento?
“Ma perché non te ne vai?” è uscito in un momento piuttosto particolare della nostra storia: il Coronavirus ha prosciugato le nostre risate, ci ha privato dell’ottimismo. L’ultimo pensiero delle persone è rivolto a un libro … eppure in tanti hanno deciso di rendere Sebastiano e Francesco parte della loro giornate. Da due mesi ricevo messaggi e e-mail da parte di persone che hanno divorato il libro e che si sono commosse. Le recensioni delle blogger sono stupende.
Sono felice, davvero soddisfatto.
Parlando di tematiche umane che si evincono giù nel primo: quali sono a te care e che cosa vorresti comunicare ai lettori?
Io odio i luoghi comuni, i cliché. Sono dannosi come le…doppie punte (e io non ho nemmeno le singole, vabbè!). In entrambi i romanzi parlo della realtà Lgbt.
Per quanto il termine sia fastidioso, vorrei che un potenziale lettore considerasse le storie come “normali”. Nel 2020 ci sono ancora pruriti incomprensibili, che mi irritano. Le nuove generazioni affrontano con maggiore apertura e intelligenza una realtà che è viva e che ha sempre meno paura di vivere nascosta. C’è ancora tanto da fare, ovviamente. Ma se un libro può dare una mano, non è una cosa negativa, ti pare?
Prossimi progetti?
Ho già in mente una terza storia. So anche come terminerà. Però non scriverò nulla per un bel po’ per scaramanzia. Voglio dare tempo a “Ma perché non te ne vai?” di crescere, di vivere la sua vita. Il nuovo romanzo sarà amaro, riflessivo. Non credo di essere pronto a qualcosa di più leggero, penso di avere dentro ancora un poco di tristezza da tirare fuori. Poi, forse, mi dedicherò al seguito delle disavventure di Carlo e Luana, che tanti lettori mi hanno chiesto in più occasioni. Sempre che il mio cervello me lo permetta ah ah ah.
Se vuoi aggiungere altro…
Volevo ringraziare te per questa bella opportunità: causa Covid non è possibile andare in giro a parlare del libro o fare presentazioni … che è una cosa che mi diverte tanto. Ringrazio di cuore le persone che hanno letto già il romanzo e mi hanno lasciato dei feedback positivi.
Mi permetto di abbracciare (seppure virtualmente) chi leggerà questa intervista: abbiamo tutti molta paura, ma nessuno ci può togliere la speranza di credere che le cose possano ritornare alla normalità, (si spera) il più velocemente possibile.
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