giovedì 25 novembre 2021

Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne: storie di donne

In questa giornata lascio parlare le storie. In ciascuna possiamo trovare un riflesso, ma anche lo specchio di qualcosa che vogliamo vedere. 
La violenza va combattuta con l'amore, con i no che vanno detti quando occorre. La violenza va combattuta con la comprensione e non con altra violenza o criminalizzando tutta l'altra metà del cielo. La violenza si combatte insieme, nella pratica. 
Di seguito alcuni brani tratti da romanzi che parlano di donne e, inevitabilmente, di violenza.

Da "Il maledetto residuo nel cuore"

Lubiana si spostò con le altre verso la porticina della quinta.
“Ehi, tu?”
Una voce la chiamò dalla buca dell’orchestra. Il direttore le fece un cenno.
“Puoi venire?”
Lei si guardò intorno, poi rivolse l’indice verso se stessa.
“Dice proprio a me?”
“Sì, a te. Mica ti mangio.
Incredula, con il cuore che batteva come un tamburo, Lubiana scese i gradini che collegavano il palco alla platea
Il direttore era di fronte a lei: un uomo dai tratti duri e determinati, in cui s’intravedeva un barlume di perversa sensualità.
“Come ti chiami?”
“Lubiana.”
Sfogliò i Curricola che aveva appoggiato sulla poltroncina. Ne estrasse uno, lo scorse rapidamente ad alta voce.
“Ventisei anni ancora da compiere. Sei un Sagittario?” sorrise al suo cenno imbarazzato “Non ti preoccupare, non credo a queste scemenze. Vedo che hai frequentato numerose scuole di danza. E hai fatto anche uno stage con Steve La Chance.”
“Ho anche conosciuto Brian, anni fa.”
“Un altro grande professionista, anche se di altra formazione.”
“Sì. Ha lavorato in A chorus line, prima di arrivare in Italia.”
“Hai visto Cats?”
“A Londra. Le storie di gatti non mi esaltano, preferisco seguire le compagnie. Adoro il teatro danza”.
Senza battere ciglio, la squadrò, soffermandosi sul suo corpo.
“Il nome Lubiana?”
“I miei nonni erano della provincia di Lubiana. Sono venuti in Italia in cerca di fortuna alla fine degli anni Cinquanta e sono arrivati a Bologna, dov’è nato mio padre. Poi si sono spostati verso il confine.”
“Quindi sei nata in provincia.”
“Certo” pigolò, incapace di controllare l’emozione.
“Si vede che ci sono buone scuole anche in campagna. Sei in gamba. E molto bella.”
Si protese verso di lei, gli occhi che sembravano volerla toccare sotto gli abiti. Lubiana indietreggiò.

“Porco!” Elena batté il pugno contro il palmo aperto “Non è possibile! È sempre la stessa storia.”
Lei si alzò in piedi, sospirando.
"Purtroppo siamo carne da macello."
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Da "Trappola d'ardesia" 

"L’uomo con i baffi le aveva ingiunto di smetterla. Per tutta risposta la ragazzina aveva alzato il volume della radiolina portatile. Imitava le movenze dei ragazzini del video clip dei Kaoma, incurante delle minacce del padre. E nel farlo, muoveva il bacino con una sensualità talmente inconsapevole, da sembrare caricaturale.
– Spegni la radio e smettila di fare la sciocca! – le aveva ripetuto l’uomo, seduto sulla poltrona.
Al quinto avvertimento, seguito dalla quinta disobbedienza, l’uomo si era scagliato contro di lei. La mano spalancata si era abbattuta sulla guancia. La piccola era caduta e aveva battuto la fronte contro il bordo della mensola. Il sangue aveva iniziato a colare, abbondante.
Immediata, la corsa al Pronto Soccorso, la sfilza di bugie da parte del babbo, i pianti della bimba, costretta al silenzio.
– È inciampata mentre ballava la Lambada, – aveva spiegato il muratore – le ho detto di smetterla, ma non mi ha voluto ascoltare. Ed eccoci qui.
Ci sono tante spiegazioni che potrebbe dare a quell’episodio di cui allora era stato testimone silente. La memoria è tiranna, il rimosso prevale. Tuttavia il rimosso non riesce a bloccare il pulsare dei ricordi scaturiti a getti improvvisi alla vista della foto."
(Trappola d'ardesia - Delos Digital) Su tutti gli estore
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