venerdì 21 gennaio 2022

Sensi e significati - "Ogni persona è ricchezza, come la creatività": il senso confuso della diversità che si omologa

Intorno alla prima metà dell'anno scorso era diffuso uno slogan significativo: "La diversità è ricchezza". Un'indubbia espressione di buone intenzioni e bellissimi valori. Ma poi ti accorgi che qualcosa non quadra. Che se esprimi la tua diversità - controcorrente, latrice di verità anche un po' fastidiose - vieni ghettizzato, censurato. Scopri che ogni parola è giudicata da un tribunale perentorio che si erge, dimenticando contesti e la forza dell'ironia e del senso dell'umorismo (ovviamente, salvo eccessi ed eccezioni) e che questa supposta differenza viene affogata in una pappetta indifferenziata che segue il senso unico della correttezza formale. Correttezza non priva di contraddizioni. 

"La diversità è ricchezza." Che cosa significa questa frase? Di certo è potente, ma in quanto slogan può perdere l'effettivo, prezioso valore che ogni singola parola contiene. 
Ecco le definizioni. 

Da Treccani: 
diversità s. f. [dal lat. diversĭtas -atis]. – 1. L’esser diverso, non uguale né simile: d. d’aspetto, di colore; d. di opinioni, di gusti; d. biologica, lo stesso che biodiversità. Anche, ciò per cui due o più cose sono diverse: notare le d.; queste d. vanno scomparendo. 2. In filosofia, termine che indica la negazione dell’identità e che, soprattutto nella filosofia scolastica, è usato con riferimento a realtà di genere diverso. 3. La condizione di chi è, o considera sé stesso, o è considerato da altri, «diverso» (omosessuali, disabili, emarginati, ecc.): manca una reale accettazione della diversità.

Ricchézza s. f. [der. di ricco]. – 1. L’essere ricco, la condizione di chi è ricco, di chi cioè ha abbondanza di beni materiali: la sua r. è immensa; la r. di una nazione; aspirare alla r.; salire in grande r.; le fonti della r.; le origini della sua r. sono sospette; la r. non dà felicità; prov., r. non fa gentilezza (o nobiltà), non basta a rendere nobili di stirpe o d’animo. In senso fig., e in contrapp. ai beni materiali: la vera (o la sola) r. è quella dello spirito, il possesso cioè dei beni spirituali. (...) 3. estens. e fig. La condizione di essere ricco, cioè di avere larga disponibilità di prodotti e materie (che possono o no presentare un valore economico), o di altri elementi e fattori materiali: un paese, un territorio che ha un’eccezionale r. di risorse, di minerali, di prodotti agricoli; la r. di idrocarburi dei paesi arabi (e con valore più concr.: la r. della terra, del sottosuolo, del mare); con sign. più generico di abbondanza: la r. d’acque d’un fiume, d’un lago; nazione che ha r. di materie prime; r. di ferro in un minerale; aria che ha r. di ossigeno; lingua che ha r. di vocaboli (con senso analogo, la r. di una lingua, le sue ampie possibilità espressive in rapporto all’abbondanza di vocaboli, di locuzioni, ecc.). Riferito a doti, caratteristiche, elementi non materiali di persone e opere: avere r. d’ingegno, d’intelligenza, di cultura; r. d’affetti, di sentimenti, di sensibilità; r. di esempî, di citazioni, d’idee, d’immagini; sostiene il suo punto di vista con grande r. di argomenti; il fatto vi è narrato con molta r. di particolari.

Da qui possiamo capire come le due parole si aprano a una molteplicità di significati che vanno legati al non-materiale. Quindi il monito è: coltivare la diversità che merita rispetto. Ma nella realtà, cosa succede veramente? 

Diversità significa anche esprimere e dire ciò che può dare fastidio a chi non la pensa come noi, ma si sa che ciascuno di noi è il frutto di esperienze, background e studi che hanno sedimentato dentro, portando a costruire la nostra identità, quasi sempre superando prove difficili che a confronto la semantica è una passeggiata. E così, forti di slogan positivi che vengono diffusi e strombazzati con entusiasmo, prepariamo il nostro terreno di idee da coltivare e condividere, contribuendo a rendere ancora più variegato l'arcobaleno che attraversa il mondo ideale da costruire. Ma poi... ecco che subentra il vaglio spietato di una censura - negata, forse neppure vista, a più riprese da chi segue una certa linea - che di fatto limita la libertà creativa e artistica (dunque la diversità), incanalata in questo arcobaleno strepitoso. Non una parola di più o la parola così, come ti dicono tutti. E allora sfrondi e ti adegui.

Sfrondi, perché, sì, il rispetto è fondamentale e offendere non va bene. Anche se, ad esempio, l'umorismo è l'atto eversivo che scioglie le riserve e rovescia il concetto di offesa nel suo contrario, mettendo piuttosto alla berlina l'ipocrisia della società (divenuta ora perbenista), e dando possibilità di redenzione a chi sembra essere oggetto di "offesa". Discorso sottile, non scomodiamo Freud che sull'umorismo ha scritto un saggio. E vogliamo fare l'elenco dei grandi autori e autrici di teatro e non che oggi sarebbero censurati, ma che hanno saputo raccontare l'umanità, contribuendo a creare consapevolezze varie? Pensiamo a Ibsen e alle sue donne, un paladino per le femministe ante-litteram. Pensiamo a De Filippo, a Molière, a Goldoni... autori che hanno raccontato l'umanità, anche attraverso le maschere più sfacciate. 

Torno allo slogan e a qualcosa che non gira come dovrebbe, poiché la censura a chi la pensa diversamente proviene proprio da coloro che promuovono questa idea. E a questo punto l'interrogativo sorge spontaneo. Si tratta di una diversità specifica, circoscritta? Una diversità che porta l'etichetta, dopo aver passato il test del politically correct? E badate bene: il politically correct ci sta, ma tutto va contestualizzato. E il contesto è un altro aspetto dimenticato, nel giudicare un'esternazione. Se diversità significa essere allineati a un certo tipo di essere che non ammette altro... dove sta la ricchezza? Piuttosto, non è un'altra omologazione che si basa su etichette prestabilite?

Sul tema etichetta tornerò, come su quello dell'inclusione. Cito un grande autore, Tahar Ben Jelloun.

“Il razzismo è ciò che trasforma le differenze in disuguaglianze.” 

“Con la cultura si impara a vivere insieme; si impara soprattutto che non siamo soli al mondo, che esistono altri popoli e altre tradizioni, altri modi di vivere che sono altrettanto validi dei nostri.

“L'integrazione è un’operazione che si fa in due. Non ci si integra da soli. Integrarsi non significa rinunciare alle componenti della propria identità di origine ma adattarle a una nuova vita in cui si dà e si riceve.”

Jelloun parla di razzismo, ma le sue parole calzano per tutte le questioni: genere, cultura... antipatia.  Diversità umana. Perché la discriminazione ha mille declinazione ma sempre discriminazioni è e può partire anche da chi è stato discriminato. E allora non se ne salterà mai fuori. Vorrei credere non che "La diversità è ricchezza" ma che "Ogni persona è ricchezza." Come la creatività. Aggiungo, senza etichette, anticipando il tema del prossimo articolo. Si accettano domande e non si censurano posizioni diverse, né si attacca chi la pensa diversamente. Mi piacciono gli arcobaleni veri. 

(Foto da Pixabay)

2 commenti:

  1. Ma poi che significa essere diversi? Non lo siamo già tutti di base, partendo proprio dai nostri dna?
    Questo puntare sulla diversità a livello ideologico anche a me sembra molto forzata.
    Un esempio classico, quello riguardo il mondo LGBT: io dico sempre che non tutti sono d'accordo con l'essere LGBT e ci può anche stare (salvo andare in giro a fare violenza, qui si parla di opinioni). Dall'altra parte però sbattere ovunque programmi, libri, giornali, film LGBT come se fosse Antani a ogni ora del giorno e della sera va bene, anzi guai a chi dice qualcosa che poi passa per omofobo.
    Questo è solo un esempio, ce ne sono altri miliardi.
    E l'equilibrio dov'è?
    Ti abbraccio.

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  2. Esatto, sono completamente d'accordo! E poi questa cosa che se la pensi diversamente o esprimi una tua preferenza, ti porta a essere bollato come omofobo, razzista etc, quando semplicemente non ti piace quella determinata scelta o preferisco altro, ha qualcosa di assurdo. Tanto più che siamo nell'ambito di una discussione democratica, per cui le posizioni differenti sarebbero d'uopo... Ma forse qualcosa mi sfugge? L'equilibrio, esatto! Un abbraccio a te.

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