martedì 12 aprile 2022

RECENSIONE - "Talia, la figlia del fabbricante di bambole" di Cristina Biolcati: chi ha paura delle bambole?

Chi ha paura delle bambole? Sguardi fissi su volti perfetti, spesso angelici, ma proprio per questo ancora più inquietanti. "Talia, la figlia del fabbricante di bambole" (Delos Digital, collana Innsmouth) è un racconto di Cristina Biolcati che spiazza. Ecco come: leggi la recensione. 

 
"Talia, la figlia del fabbricante di bambole": la trama
Una coppia che non ha avuto figli, ordina a un fabbricante di bambole reborn un neonato, così da avere l’illusione di averne avuto uno. Questi però, inspiegabilmente, manda loro in un pacco anche la riproduzione di una bambina di circa sei anni, che ha chiamato Talia, chiedendo loro di prendersene cura, in quanto non ha potuto separare i due fratelli. Inizia così, per Mario e Adua Balla, un incubo senza fine.

La recensione
Cristina Biolcati fa centro, con questo weird. Non solo per la scelta del soggetto, le bambole reborn, note per il realismo che le caratterizza, ma anche per i richiami letterari lampanti a "Frankenstein" e ancora prima a Prometeo. Anche qui troviamo l'ossessione dell'uomo di poter manipolare la vita a proprio piacimento; peccato che la situazione sia destinata a degenerare.

L'arrivo della bambola, in aggiunta a quella ordinata, non è attesa dai coniugi, che inizialmente si concentrano sul neonato. Il desiderio di genitorialità sembra essere colmato, ma il crescendo di eventi li trascina laddove nemmeno avrebbero immaginato. E a guidare il tutto è l'assurdo, che porta a comportamenti estremi, quasi facendoci pensare che si tratti di un un incubo.

No, non è un incubo; sembra incredibile come, da un gesto che nasce per amore, si arrivi a degli estremi, ma le dinamiche narrate non sono poi lontane dalla vita reale. Quando l'assurdo irrompe, la nostra natura muta, trasformandoci nelle versioni peggiori di noi. E a volte, non lo vorremmo neppure, ma gli eventi ci plasmano a propria immagine. E noi non somigliamo più a noi stessi.  

Il racconto, ben scritto, si legge in un fiato, complice un ritmo ben sostenuto. In questo l'autrice è davvero brava: nella brevità riesce a esaurire una trama sviluppata con coerenza e in modo compiuto, senza perdersi nel superfluo. Il tutto, mettendoci quell'ironia che le appartiene di default e che riesce a stemperare il lato dark del weird, senza svilirlo. Nota critica: credo che la storia potrebbe essere ampliato e i personaggi ulteriormente approfonditi. A parte ciò, è una lettura che emoziona e che, pur nella concisione, tocca temi del genere, reinventandoli. L'autrice si è divertita, il lettore lo coglie. E forse non comprerà più una bambola.  

L'autrice: Cristina Biolcati
Cristina Biolcati è ferrarese, ma padovana d’adozione. Laureata in lettere, ama molto leggere. Scrive poesie e racconti brevi. Fra le sue passioni: gli animali, l’arte e la filosofia.
Collabora con alcune riviste digitali, dove scrive recensioni di libri e articoli letterari.
Opere pubblicate: Se Robin Hood sapesse (Delos Digital, 2017), vincitore del concorso Mondadori Oscar Allenamente 2017, Categoria Rosa; Ciclamini al re (Delos Digital, 2018), vincitore del Books for Peace 2020, tema bullismo; L’uomo di marmellata (Delos Digital, 2019); Le congetturedi Bonelli (Delos Digital, 2020); Dove dormono le fate (Delos Digital, 2021).
Suoi racconti e poesie sono presenti in numerose antologie collettive.


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