"Fermo Immagine": il libro
"Seconda silloge poetica dell’autrice goriziana, che esce con un titolo emblematico per una ri-partenza, dopo il grave periodo storico (non ancora scampato), vero e proprio auspicio di rinascita attraverso la lirica e la cura, nella metafora di un giardino dell’anima, dove riappaiano i fiori e i frutti sperati (Roberto Marino Masini).“È un flusso interiore che sgorga da questa autrice e attraversa l’intera silloge […] alla fine lei giunge a un punto fermo, per la sua sostanza soda, e trova in certa rarefazione la forza per ripartire... Fermo immagine… in essa risiede la possibilità di una sosta in cui è possibile osservare quell’oscillazione tra equilibrio e presa di distanza dalle sbarre della costrizione, anche e soprattutto quella interiore, per muoversi alla libertà che “i colori della primavera” spingono ad esplorare. Si tratta di una libertà di parole abitate dalla lirica, al suono dell’acqua carsica che, dopo essersi inabissata, riemerge in risorgive capaci di riflettere il cielo.” (Patrizia Dughero) Dalla Postfazione
La recensione
Dopo "Gorizia On/Off" di Giovanni Fierro, un'altra proposta goriziana. "Fermo Immagine" si compone di tre sezioni: Nel giardino dell'anima, Il cerchio degli affetti e Fermo Immagine. Ogni sezione si focalizza su un aspetto del vissuto poetico dell'autrice, in una continuità che va a comporre una narrazione essenziale ma non per questo meno efficace. Il titolo calza alla perfezione, i componimenti, brevi, basati su una metrica libera, equilibrata nella forma, compone un mosaico del quotidiano che scorre come un ruscello pacato a tratti interrotto da ostacoli.
L'autrice riporta le difficoltà dell'esistenza, tra interrogativi (e alla sera non sapresti dire/se veramente hai vissuto) e fatiche espresse attraverso le immagini di un giardino (Timido rinasce il bucaneve/ogni anno nello stesso angolo/del giardino. É lì da sempre/la linfa affaticata/dal passare del tempo); nelle difficoltà del vivere si scorge la tenacia, la resistenza (Si riprendono a fatica,/orgogliosi/la linfa ricomincia a scorrere). Il giardino è il luogo in cui si esprime la ciclicità delle stagioni con i fiori che, nel loro angolo, sbocciano e muoiono seguendo lo scorrere del tempo. I colori della natura si dispiegano sulla pagina come su una tela, mentre l'Io poetico abbraccia l'orizzonte (I piedi nell'acqua, lo sguardo verso l'orizzonte,/e tutto ritorna al suo posto). Sul finire della sezione, c'è qualcosa che pacifica e si rinnova (Da lì riparte la danza/l'acqua fresca della fontana./nuove voci, nuovi volti, nuova vita).
Dal giardino agli affetti, la dimensione domestica si connette ai ricordi, al calore del focolare, alla figura paterna (ricordo le nostre uscite insieme/e il tuo passo veloce ed io, tua figlia/faticavo a starti dietro/e le tue mani magre, asciutte/sempre generose, colme d'affetto,). C'è un dolce sentire nell'evocare la dimensione famigliare, un tocco malinconico avvolto in un dolce crepuscolo, la dimensione quotidiana che si focalizza sulle piccole cose, le foto, le coperte rimboccate, il sentimento non contaminato da rancori.
Nella terza sezione le immagini ci riportano a una condizione di prigionia (di questa casa/divenuta ormai prigione) che ci rammenta il periodo pandemico, il ripetersi di momenti (Sempre uguale/inizia questo giorno) all'interno del quale si innestano gli elementi della natura, tra cielo, mare e vento. Le immagini presentano chiaroscuri che si accendono di sprazzi colorati, con ricordi che ritornano, sguardi che cercano aperture, fino alla fine quando "l'alba è respiro che si apre/è speranza/è vedere il delicato rosa".
Con un linguaggio semplice ma curato, e una composizione compiuta che cattura gli attimi, l'autrice esprime la propria visione, intima ma mai criptica, con una delicatezza che implica tenacia. La forza di resistere, di essere parte del mondo e del suo scorrere, nel ripetersi delle azioni, è il cuore pulsante di questa poesia, consapevole e connessa al quotidiano, disincantata ma mai rassegnata.
Per concludere
Nella terza sezione le immagini ci riportano a una condizione di prigionia (di questa casa/divenuta ormai prigione) che ci rammenta il periodo pandemico, il ripetersi di momenti (Sempre uguale/inizia questo giorno) all'interno del quale si innestano gli elementi della natura, tra cielo, mare e vento. Le immagini presentano chiaroscuri che si accendono di sprazzi colorati, con ricordi che ritornano, sguardi che cercano aperture, fino alla fine quando "l'alba è respiro che si apre/è speranza/è vedere il delicato rosa".
Con un linguaggio semplice ma curato, e una composizione compiuta che cattura gli attimi, l'autrice esprime la propria visione, intima ma mai criptica, con una delicatezza che implica tenacia. La forza di resistere, di essere parte del mondo e del suo scorrere, nel ripetersi delle azioni, è il cuore pulsante di questa poesia, consapevole e connessa al quotidiano, disincantata ma mai rassegnata.
Per concludere
"Fermo immagine" apre all'intimismo facendolo diventare parte di un tutto, dello scorrere della vita, del tempo, dando spazio ai colori delle speranze, ai contrasti. Senza sperimentalismi cavillosi o velleità formali, scivola in una narrazione variegata, coerente alle intenzioni e agli sviluppi della materia. Il tutto parlando il linguaggio di una semplicità che disarma.
L'autrice: Fiorella Frandolic
Nata e cresciuta a Gorizia, ora vive a Gradisca d'Isonzo. Laureata in Giurisprudenza all'Università degli studi di Trieste, ha lavorato a lungo nella cooperazione sociale. Ha frequentato per tre anni il corso di scrittura creativa presso l'Unitre di Cormons e partecipato a diversi concorsi ed eventi poetici. Nel 2019 ha pubblicato la plaquette "Dalla mia finestra" (qudulibri).
L'autrice: Fiorella Frandolic
Nata e cresciuta a Gorizia, ora vive a Gradisca d'Isonzo. Laureata in Giurisprudenza all'Università degli studi di Trieste, ha lavorato a lungo nella cooperazione sociale. Ha frequentato per tre anni il corso di scrittura creativa presso l'Unitre di Cormons e partecipato a diversi concorsi ed eventi poetici. Nel 2019 ha pubblicato la plaquette "Dalla mia finestra" (qudulibri).
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