giovedì 30 marzo 2023

"Daisy Jones & the Six", la serie tivù: il rock&roll è molto "love"

Mi aspettavo il Rock&Roll dei libertini anni Settanta, con sesso, droga e altri eccessi: Daisy Jones and the Six esce a sorpresa dai cliché e risulta troppo patinata. Bel cast, bella musica ma qualcosa non mi ha convinto.   
La serie è tratta dal libro di Taylor Jenkins Reid edito in Italia da Sperling&Kupfer. Qui la recensione della serie.

"Daisy Jones & the Six": la trama

All'apice del successo, l'iconica rock-band Daisy & The Six si scioglie. Nelle dieci puntate che compongono la serie si ricostruisce la vicenda del gruppo, a partire dai primi passi, arrivando alle hit e ai concerti, passando per l'incontro tra The Six e Daisy. La storia si focalizza soprattutto sul rapporto turbolento tra Daisy, in fuga da una famiglia benestante e perbenista, e Billy Dunne, il frontman dei The Six. Intorno a loro si sviluppano le storie dei componenti della band in bilico tra i sogni e la realtà.

La narrazione: i contrasti e gli eccessi
La serie si sviluppa su due piani temporali: il presente con le interviste ai protagonisti e il passato che comprende la narrazione della storia della band. Pur risultando cruciale ai fini della trama e del relativo ritmo, la parte delle interviste risulta meno riuscita della narrata perché più anonima e convenzionale. Nella parte storica, invece, vengono messe a fuoco, oltre che vicende individuali, anche le evoluzioni e le trasformazioni dei personaggi, colti nel loro intimo. Il disegno dei personaggi è indubbiamente bello ma non sconvolgente.

Belli e dannati... con sentimento
Sesso e droga sono in primo piano, rappresentati come gli eccessi topici del rock&roll; il tutto è attenuato da una fortissima vena sentimentale. I cliché legati al genere sono smentiti, dando spazio alle emozioni, a tratti zuccherose. Le rockstar sono belle e dannate ma fino a un certo punto: Billy ha una famiglia sulle spalle e, malgrado il passato in riabilitazione e l'attrazione per Daisy, si contiene in modo evidente; Daisy, dal canto suo, reduce da un passato di solitudine, sembra cercare un amore vero. Nella serie ci sono altre storie che strizzano l'occhio all'amore. No, non quello erotico anche se è compreso, ma quello più profondo. Sarebbe meglio parlare di Love&Drugs&Rock&Roll, e qui il mito crolla.                                         

La musica in primo piano
Un aspetto godibile è la musica, composta appositamente per la serie. Richiama le sonorità dell'epoca ma, allo stesso tempo, ha un'impronta rock-blues che la pone al di sopra delle mode, con le voci di Riley Keough e Sam Claflin che si sposano perfettamente con il sound. "Look at us now", "Regret me", "Let me down easy" sono alcuni dei brani di spicco, contenuti nell'album "Aurora". Per le nuove generazioni può essere la spinta a spulciare tra gli album dei nonni, alla scoperta delle chicche degli anni Sessanta.

Cosa non funziona?
Bella musica, una rappresentazione non clichettara della vita da rockstar, personaggi ben definiti... eppure qualcosa non torna. Molte informazioni, ad esempio proprio sulla vita musicale della band, risultano incomplete. La genesi delle canzoni è chiarita, ma tutto resta frammentato. Il contesto storico è reso in modo discreto, ma qualcosa avrebbe potuto essere approfondito.  Poco strutturato è il passaggio di Margaret in Daisy e approssimative alcune dinamiche relazionali. A proposito di Rock&Roll: bene l'uscita dal cliché degli eccessi ma forse la visione troppo sentimentale e patinata ci riporta a un'edulcorazione delle vicende. La mentalità degli anni Settanta era più libera e genuina, e questo avrebbe dovuto portare a una diversa rappresentazione filmica. C'è un certo conformismo, remore morali cui i personaggi si adeguano nell'apparente trasgressione. Il rock&roll non è solo musica ma è soprattutto un modo di essere, a oggi ingabbiato in formalismi e patinature che lo hanno ridotto a un riflesso di quello che era. 

Per concludere
"Daisy Jones & the Six" è indubbiamente un buon prodotto d'intrattenimento, con un bel cast, bei brani ma manca la potenza e l'irruenza del rock&roll. Quello sporco ed eversivo, passionale e capace di far sognare un mondo diverso, realizzando l'American Dream senza doversi conformare. O forse è stato tutto un sogno veramente.  

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