venerdì 17 ottobre 2025

"Di madre in figlia" di Concita De Gregorio: tre generazioni di donne a confronto in una narrazione introspettiva

Continua la mia attenzione a libri mainstream che toccano temi intimistici, ma al contempo sociali e politici. A proposito, oggi recensisco "Di madre in figlia" (Feltrinelli) della giornalista e narratrice Concita De Gregorio. In questo libro, costruito secondo un intenso flusso di coscienza, il tema femminile emerge con forza, riportando alla luce i legami posti tra le donne di tre generazioni. Il tutto a partire da un'estate decisamente singolare e dal rapporto tra una nipote digital-addictet e una nonna che come donna ha scelto la libertà prima di tutto. Cosa accadrà?


"Di madre in figlia": la trama

Ciò che ti isola ti salva, è la vita che ti mette in pericolo. Marilù abita in cima a un’isola: sotto c’è il villaggio, in mezzo il bosco e infine la radura con la sua casa, dove nemmeno i frequenti incendi estivi possono raggiungerla. È una donna che affascina ma un po’ spaventa, perché porta con sé il fatto di essere stata molto libera negli anni più liberi del secolo scorso, gli psichedelici Settanta. Fin troppo, pensa sua figlia Angela, che sente di averne ricevuto soltanto trascuratezza. Ora Angela si trova costretta a malincuore ad affidarle per tre mesi la figlia Adelaide – che si fa chiamare Adè –, adolescente tanto attiva in Rete quanto insicura nel mondo e nel proprio corpo. In questa lunga estate nonna e nipote si ritrovano insieme dopo dieci anni, si conoscono e si riconoscono, mentre la madre irrompe con telefonate ansiose sul fisso di casa perché, come primo gesto, Marilù ha requisito il cellulare alla ragazza. Per Adè la vacanza non potrebbe cominciare peggio, invece a poco a poco diventa un’avventura. C’è un segreto di cui la nonna non vuole parlare, qualcosa che riguarda la sua storia familiare, la linea femminile che la precede – sua madre, farmacista in un paesino del Sud, e la madre di sua madre, una guaritrice che è finita a vivere in un convento. Un’antica colpa in questa storia senza colpevoli. Sul delicato confine fra amare, proteggere e lasciare andare, fra prendersi cura e avvelenare, le tre, di madre in figlia, provano a capirsi. Ciascuna ha agito con le migliori intenzioni, anche se a volte il rancore, il dolore, l’amore accecano. Concita De Gregorio intreccia tre generazioni, tre epoche della storia e tre stagioni della vita nelle voci di Marilù, Angela e Adè: subito così vere, così vulnerabili e vive da risuonare immediatamente intime.


La recensione di "Di madre in figlia" di Concita De Gregorio


In narrativa spesso le vacanze estive
sembrano porsi come parentesi importanti all'interno delle quali si spalancano porte serrate dalla chiave del quotidiano. Sarà il momento di stacco dalla routine (scuole chiuse, ferie etc.), saranno quei ritmi che rallentano portando maggiore introspezione, fatto sta che anche nel romanzo "Di madre in figlia" di Concita De Gregorio, l'estate diventa un'occasione di scoperta. E riscoperta.

Passiamo oltre "Stand by me " di Stephen King per portarci nella residenza isolata di Marilù, che ospita la nipote Adè (Adelaide). Come quasi tutte le adolescenti di oggi, ha una dipendenza da telefonino e soffre di una serie di problemi che sembrano non colti dalla nonna. Il rapporto, inizialmente difficile sia per la distanza generazionale, ma soprattutto per le indoli così diverse, entra in una nuova fase quando il passato di Marilù inizia ad affacciarsi, insieme a un mistero collegato. 

C'è poi la necessità di sondare i legami, da cui insorge l'esigenza crescente di andare alla radice delle questioni. Adè, allontanata dal digitale, riscopre una dimensione reale interessata dalla vicinanza del fuoco, minaccia costante per il luogo in cui si trova. C'è poi il rapporto con la madre Angela, così diverso da quello che lega la stessa Angela a Marilù, donna che ha risentito delle influenze di un periodo in cui l'emancipazione femminile premeva, oltre gli slogan e come il frutto di battaglie che restano come presenza aleggiante, in un racconto che privilegia la dimensione intimistica.

I meccanismi strizzano l'occhio alla nostra narrativa tradizionale, con la presenza dei temi famigliari, centrali per l'Italia. Qui abbiamo il lato femminile della famiglia, per un'autrice avvezza a eplorare tale aspetto con tatto e sensibilità, cercando suggestioni e antichi retaggi che ci proiettano verso una percezione moderna dell'essere donna. 

La trama risente di una certa staticità, ma ritengo sia per il tipo di scelta, con il flusso di coscienza che ci ancora alla percezione più personale, con un romanzo che gioca le sue carte sul piano dell'introspezione. La parola asciutta e semplice sa essere profonda. In questo modo si colpiscono i lati più emotivi di chi legge, lasciando spazio a momenti in cui il farsi delle domande ci ricollega alle ragioni della letteratura. Il tutto senza complesse cogitazioni o criptici slogan. 

Per concludere: una storia di legami e libertà

"Di madre in figlia" è una narrazione esplorativa del femminile, colto nelle sue connessioni, nei legami di sangue che diventano affettivi o meno, introducendo la questione della libertà e dei modelli educativi. La grande avventura di questa estate consiste nella scoperta di tali legami in un flusso di emozioni vicine al fuoco. Troppo vicine, il rischio di scottarsi è sempre dietro l'angolo.  

L'autrice: Concita De Gregorio

Classe 1963, laureata all'Università di Pisa in Scienze Politiche, ha iniziato la professione nelle radio e tv locali toscane passando poi a «il Tirreno». Nel 1990 è passata al quotidiano la Repubblica, dove si è occupata di cronaca e di politica interna. Dal 2008 al 2011 è stata direttore de «l'Unità». Tra le sue pubblicazioni: "Non lavate questo sangue" (Laterza, 2001); "Una madre lo sa. Tutte le ombre dell'amore perfetto" (Mondadori, 2006); "Cosa pensano le ragazze" (Einaudi, 2016) e "Nella notte" (Feltrinelli, 2019).


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