Foto originale by Roberta |
Tac.
Il sottile strato di polvere che ricopre il ripiano, quasi vuoto, non istiga le mie manie igieniste. Questo perché il mio corpo è saturo di pace e la mia anima un ponte iridato su cui passeggiano le emozioni.
Lo sguardo corre al calendario seguendo la scia di un ricordo.
29 agosto.
Mi sollevo sul busto facendo leva sui gomiti.
Tic Tac.
In due Tic Tac sono seduta tra fiori stampati stropicciati, a osservare il poster appeso di fronte a me. La scritta BAD sembra tracciata da una bomboletta per descrivere l'espressione dell'uomo che camminava a ritroso.
Sì l'uomo che camminava a ritroso, come diceva la Proffa di Lettere delle Medie.
Foto originale by Roberta |
Quell'uomo lo faceva così: calcava il Fedora nero sulla testa, faceva passare la mano rasente il viso. Con quella afferrava il cavallo dei pantaloni neri attraversati lateralmente da una striscia doppia argentata, in richiamo ai calzini. Un momento di sospensione, seguito dallo scatto di bacino, tradotto in una serie consecutiva, fino allo scioglimento delle gambe.
Mi alzo dal letto.
Un giro di basso inconfondibile entra dalla finestra, lasciata aperta durante la notte per far entrare le stelle.
Entrano ora, mentre un piede si porta davanti all'altro per fare da perno al mio corpo, pervaso dal ritmo.
Un giro su me stessa.
She was more like a beauty queen from a movie scene
I said don't mind, but what do you mean I am the one
Who will dance on the floor in the round
She said I am the one who will dance on the floor in the round.
Canto, intonata quanto basta per potermi permettere di essere ascoltata. Il ritmo mi entra dentro, come quando ero ragazzina. E mi muovo, ondeggio, alzo le spalle, muovo la testa. Avanzo come un robot, ricordando gli insegnamenti di Lubiana.
"Segmenta il movimento del braccio, Elena!"
This happened much too soon
She called me to her room
Mi fermo, come facevo allora.
"Perché ti sei bloccata?"
"Balla tu, Lubiana. Io non posso."
"Tu non vuoi."
"Balla per me, ti prego."
Billie Jean is not my lover
Lo sguardo al comodino. Il libro è lì, aperto sul primo capitolo. Non ho avuto il coraggio di leggerlo. Di leggermi. Ed è il 29 Agosto. E Lubiana vuole che io balli. E io non voglio. E le stelle sono entrate in forma di musica per dirmi qualcosa, cinque anni dopo.
Ho paura di me, della vita, ma non della luce.
"Balla per me, ti prego."
Michael smette di cantare. Ora resta la musica, l'incalzare della batteria, dopo il giro di basso che sa di leggenda. Il mio corpo esplode, privo di controllo. Mi muovo, muovo il bacino, poi taglio l'aria con la mano nell'atto di fare una benedizione, seguita da un giro su me stessa. E poi, cammino. All'indietro, come non piaceva a caschetto-biondo. Piroetto di nuovo per poi spiccare un piccolo salto e terminare sulle punte.
La musica finisce, io resto ansimante a guardare il giorno che comincia.
E' il 29 Agosto.
Nel 1958, il 29 Agosto cadeva di venerdì. E allora nasceva Michael Joseph Jackson.
Ho letto da qualche parte che Billie Jean è stata concepita una sera in cui Michael era talmente ispirato da non essersi accorto che l'auto stava prendendo fuoco. Per fortuna è stato soccorso in tempo.
Non sempre però qualcuno arriva a salvarti in tempo dalla tempesta delle tue ispirazioni ed emozioni. A volte devi salvarti da solo. Altre, devi soltanto lasciarti travolgere dagli eventi.
Mi lascio cadere sul pavimento, ansimante, dopo aver ballato come non facevo da anni.
Cinque anni. O sei? L'ultima volta lo feci con Lubiana e con sua madre.
Ho ballato Billie Jean. Davanti agli allievi, senza vergogna, felice come raramente mi sono sentita.
Felice come...
"Elena?"
La voce di mia madre, dietro la porta.
"Sì?"
"Hai lasciato il cellulare in soggiorno. Posso entrare?"
"Yes!"
La porta si apre, mamma avanza nella sua tuta da casa, lieve nei movimenti. Ha in testa i bigodini e in faccia un impiastro verde-acido.
Mi porge il cellulare.
"Ha squillato fino a questo momento."
"Sarà Giovanni." prendo il cellulare dalle sue mani calde "Grazie."
Esce dalla stanza senza dire nulla, io guardo la lista delle chiamate. E resto immobile.
Simone. E' Simone.
E oggi è il 29 Agosto.
E il cellulare mi cade dalle mani.
E io non so cosa fare.
(....)
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