"Non posso crederci. Non dire cazzate Simone."
Il telefono mi scivola, io mi protendo in avanti per prenderlo, ma nel farlo, sposto tutto il mio peso sulla gamba destra. Vacillo, mentre sento la voce di Simone che mi chiama e le stelle dipingono davanti ai miei occhi un firmamento dolorante.
Vedo una scarica dorata corrispondente al suono delle mie articolazioni, messe a dura prova: sto per cadere verso il letto, sul morbido. Nell'abbandonarmi, uno scatto incontrollato di di mascella porta gli incisivi dell'arcata superiore sulla lingua.
La ghigliottina è calata: altre stelle nel firmamento, accompagnate da un grido soffocato e dalla mano sulla bocca.
Dolore e ancora dolore.
Incredulità.
Simone mi aspetta ancora, come non ha mai fatto. Lo sento chiamare, di nuovo. Mi aspetta, mentre cerco di riprendere il controllo del mio corpo.
Riporto il cellulare all'orecchio.
"Sono viva."
"Che è successo?"
"Il tappeto mi voleva suicidare."
Lui si lascia scappare un risata: "Sei la solita sbadata."
"Certe cose ti rendono ancora più sbadata."
Torna serio: "Già."
Un silenzio si interpone tra di noi. Tremo mentre ripercorro l'itinerario che mi ha portato a tornare indietro nel tempo. E poi mi indigno. Il passato è passato.
Mi sollevo dal letto e schiarisco la voce.
"Anche se fosse come hai detto tu, è acqua passata."
"Ne sei proprio sicura? Lubiana ha giocato sporco."
"Non credo. La conosco troppo bene."
"Ma i giornali..."
Alzo la voce: "I giornali sparano cazzate." mi accorgo di avere esagerato "Scusa, Simone. E' che è troppo comodo infangare le persone perché si sono meritate il posto che hanno. La fama attira gli invidiosi, lo sai."
"E ti fa dimenticare gli amici." la stoccata, poi virata di rotta del discorso "Perché non ci vediamo?"
La proposta mi prende allo stomaco e al cuore. Mi sento le guance in fiamme, l'alta marea nelle vene. Se andassi a fare una donazione in questo momento, riempirei la sacca in cinque minuti.
Tuttavia, la mia voce fluisce, ferma e decisa.
"No."
Simone sembra compiaciuto: "Così mi piaci. Determinata."
Ha ragione: gli anni a Londra e a Torino mi hanno rafforzata. Basta stampelle emotive. Basta silenzi che si spezzano all'eco di una disperazione replicata.
"Mi sono trovata" gli sussurro, lanciando un'occhiata alla sveglia "Ma ora devo andare."
"Spero di vederti presto."
Anche io."Buona serata Simone. E auguri."
"Per cosa?" una pausa "Ah, allora l'hai saputo. Stiamo preparando gli inviti."
Sospiro e ironizzo.
"Devi avere trovato una santa" ridacchio "Ok, la smetto. Da che pulpito viene la predica."
"Non hai perso la tua verve della vena buona " dice "Ciao."
"Ciao, Elena." un attimo di esitazione e poi: "Continua così."
Il suono della chiamata interrotta, il telefono che mi resta in mano, insieme al cuore che preme per i ricordi. A volte i residui riemergono. Il punto è ricacciarli via per fare spazio al presente e alla consapevolezza che domani è vicino.
Un'occhiata al libro. Non ho voglia di leggerlo. Ho paura a leggerlo. Penso che andrò al solito posto. Per pensare e ascoltare quella musica che amo.
Mmm Mmm Mmm Mmm (Crash Test Dummies)
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