I detrattori del fantasy, quelli veri intendo, non sono mai mancati, non mancano e non mancheranno mai. "Tutte bubbole", dicono, salvo poi immergersi nelle avventure di Ulisse, Achille o della mitologia che narra le vicende di un Olimpo irrequieto. Che cosa c'entrano gli immortali cantori delle origini con quel fantasy (urban, romance etc.) etichettato come un genere che nulla ha a che spartire con il "nobile" mainstream? La risposta è semplice: in entrambi casi, la matrice è fantastica. Sorpresi? Allibiti? O forse lo sapevate già? E sapevate anche che nella letteratura fantastica si esplicano archetipi che raccontano di noi e della nostra realtà attraverso situazioni ed eventi più o meno simbolici? A proposito di argomenti arcaici, ecco un articolo che ho scritto per il sito di Letture Fantastiche (clicca qui).
Prendiamo La Storia Infinita di Michael Ende. Qui troviamo il Nulla che avanza inesorabile costituendo una minaccia per il Regno di Fantàsia. Già in questa situazione troviamo un archetipo: la fantasia che consente agli uomini di esprimere e concretizzare la propria creatività. Il fatto che il Nulla la minacci è un chiaro riferimento alla gravità della situazione in cui versa un mondo in cui viene a mancare un motore mobile che arricchisce e consente di evolvere, andando oltre ogni sterile meccanicismo.
Tra gli atti creativi, uno di matrice arcaica si pone al centro della narrazione: l'apposizione del nome. E qui, scatta il collegamento con i grandi poemi epici e con quella Bibbia in cui troviamo l'Adamo che mette il nome alle creature, ergendosi su di esse.
Nel romanzo di Ende ritroviamo anche il tema del tempo, un circolo che per la proiezione verso il futuro necessita del ricordo, elemento che permette di darci un'identità. Senza identità non può esserci presenza, né proiezione al futuro.
A proposito di tempo: nelle fiabe più antiche, lo troviamo sospeso in una dimensione cristallizzata. Da Cenerentola a Biancaneve, passando per Fata Piumetta o Tremotino. Qui le coordinate spazio-temporali non sono specificate. L'intervento della magia e il filo della narrazione ci fanno percepire una narrazione sempre attuale, malgrado l'uso del passato remoto ci riporti a quel "c'era una volta" che sospende ogni obbligo di precisazione. In tutte le fiabe troviamo ripetuto uno schema collaudato privo di orpelli, ma strutturato in un modo che fa sentire ogni storia vicina a noi e al nostro tempo (e a tutti gli altri!).
Questi schemi si ripropongono e si complicano con la narrativa fantastica moderna e contemporanea. La fiaba cambia, acquisendo uno status differente. Che siano le opere del prolifico e visionario Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, quelle di Marion Zimmer Bradley o di J. R. R. Tolkien, nella peculiarità stilistica, nello sviluppo delle vicende, ritroviamo i grandi temi esistenziali declinati secondo variegate modalità narrativa.
Esseri umani alle prese con grandi e complesse prove. Creature malefiche che cercano di ostacolare protagonisti ed eroi. Una situazione di partenza con un personaggio principale che deve fare i conti con le proprie paure (accade al piccolo Bastian di Ende o a Frodo di Tolkien, ad esempio); ma soprattutto, c'è sempre una minaccia che incombe, un oppositore contro cui le "forze del bene", più o meno delineate o in certi casi addirittura destinate a continui cambi di campo, devono scontrarsi. Non mancano tradimenti, intrighi, improvvisi cambi di fortuna e supporti fortuiti. Accanto, i grandi sentimenti: l'odio, l'amore, l'amicizia. Il genere fantastico è tutto questo e oltre.
E arrivo a ciò che connota la narrativa e la letteratura di cui sto parlando. La magia. Non si tratta soltanto di una serie di formule o di una potente fata che risolve ogni problema. La magia non è (soltanto) questo; essa funziona quando il (o la) protagonista trova la consapevolezza di sé. Lo vediamo in Bastian, che dovrà affrontare diverse prove per capire come riuscire a realizzare la propria missione; accade all'Alice di Lewis Carroll che in Attraverso lo specchio si dovrà perdere per ritrovarsi e affrontare le regine. La magia è capacità di plasmare sé stessi al fine di tagliare un traguardo. La magia è possibilità e potenzialità, una porta sul mondo che va aperta una volta che si sa quello che si vuole. E anche nella realtà, magica è la proprietà di chi riesce, attraverso l'esercizio della propria creatività, ad apportare un cambiamento dentro di sé e, di riflesso, nel mondo.
La narrativa fantastica è insomma questo: un repertorio di archetipi che veicolano le immagini dell'uomo e della donna alle prese con il difficile mestiere della vita. La magia che ne é il fulcro è un modo di essere al mondo. In un racconto o in un romanzo siamo noi o quello che vorremmo essere e che potremmo diventare. Per questo si scrive e si legge il fantasy. Per ritrovarci e per ritrovare le nostre radici e per capire il mondo osservandolo da un'altra prospettiva. A volte (spesso), per sognare o per evadere.
Basta solo aprire un libro e affrontarlo nella giusta prospettiva.
Bellissimo articolo!
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