Luca Gilioli, poeta modenese, ha all'attivo cento riconoscimenti letterari |
Ciao Luca, benvenuto su La Penna Sognante. Raccontaci qualcosa di te: la tua formazione, le tue passioni, il tuo rapporto con la scrittura, la lettura e con l’arte. Cosa ami? Cosa, invece, non sopporti?
È un piacere essere ospite di questo prezioso blog letterario, che ringrazio immensamente per lo spazio che mi concede. Per quanto riguarda la mia formazione scolastica, dopo la maturità scientifica ho conseguito la laurea in Scienze della Cultura, un corso di studi che comprendeva materie diversissime tra loro. Fu proprio questa peculiarità ad attrarmi, con la conseguente possibilità di entrare in tanti campi del sapere senza il rischio di “fossilizzarsi” in uno specifico. Durante ogni percorso scolastico nasce poi il bisogno di assecondare i propri gusti letterari (e qui l’elenco delle letture sarebbe vastissimo) ed extra-letterari: sono un grande amante dell’arte pittorica e cinematografica. Ultima ma non ultima cito la mia passione per lo sport, e per la pallacanestro e il calcio nello specifico. Sono tifosissimo dei colori giallorossi della A.S. Roma. Con cosa ho davvero poco feeling? Con il teatro, decisamente.
Vorrei esordire con un dato relativo alla tua attività poetica: a oggi sei arrivato al centesimo riconoscimento letterario nazionale. Che cosa significa questo risultato per te?
Desidero innanzitutto ringraziare di cuore tutte le giurie che hanno mostrato la loro stima verso i miei testi: questi premi sono per me fonte di gioia purissima e profonda soddisfazione. Anche se cento riconoscimenti rappresentano un traguardo significativo, è importante lasciare da parte il mero conteggio per soffermarsi sulle motivazioni dei singoli premi: a tal proposito, i riconoscimenti che mi hanno dato più soddisfazioni sono quelli ottenuti con testi distanti dalla poesia lirica tradizionalmente intesa, generalmente la forma prediletta dalle commissioni esaminatrici. E tali premi, per me, hanno valore doppio.
Farei un passo indietro per tornare ai tuoi inizi: come sono stati? Hai iniziato giovanissimo... per una tua esigenza? Una tua passione personale?
Ho iniziato all’età di sedici anni, con versi dedicati a una persona verso la quale provai emozioni fino ad allora sconosciute. Ho poi avuto la fortuna di incontrare una persona speciale, il mio primo maestro, Prof. Paolo Borghi, che sin dal primo momento mi ha incitato a continuare a scrivere e ad applicarmi nello studio della materia poetica, per farmi acquisire sempre più strumenti utili per continuare sul sentiero della scrittura. E i suoi apprezzamenti e consigli (al pari delle sue critiche!) sono stati fondamentali per gli sviluppi successivi.
Quello che colpisce del tuo poetare è la capacità di aprirti a tematiche universali che vanno oltre l’io e, diciamolo pure, l’ego di tanta poesia.
Cito questo componimento.
"Umani ormai ciechi
Umani ormai ciechi alle luci incantate
partoriscono buio – che c’è nella culla?
furono re, poi bestie, poi quasi il nulla:
destino di chi non s’avvede delle fate."
Per te fare poesia che cosa significa?
Per me fare poesia significa tentare di “riscrivere” la realtà secondo la mia personale visione, cercando di maneggiare il vissuto e restituirlo trasformato e “amplificato” sotto vari livelli. Un aspetto al quale tengo particolarmente è cercare di gettare lo sguardo su coloro i quali si trovano ai margini o addirittura dimenticati, per dare così luce, e voce, a realtà che altrimenti resterebbero invisibili.
Spesso si sente dire che la poesia è soprattutto emozione ed espressione di sé stessi; la lingua, la metrica, la tecnica sembrano passare in secondo (forse anche in terzo) piano. Tu come la vedi? Non credi che la poesia sia un mix di tecnica e di emozioni, come avviene per tutte le arti?
Esistono tante correnti di pensiero a riguardo, tant’è che confrontando diversi manuali antologici, ci si rende conto di come al medesimo autore venga attribuito un peso differente a seconda del curatore dell’antologia. A me non piace vivisezionare i testi poetici e inserirli in schemi pre-determinati per farne un’analisi (ricordate le pagine strappate dal manuale ne L’attimo fuggente?), perché sono convinto che la poesia debba, sopra ogni cosa, rapire il lettore, e ciò avviene a livello emozionale e intimo, e in maniera molto soggettiva. Questo per dire che ogni “tecnica” è solo uno strumento nelle mani del poeta, e per quanto raffinata essa sia, ha incidenza secondaria.
Si dice anche che la poesia sia ispirazione (tipo fulmine che ti colpisce in pieno illuminandoti di immenso o di meno, in base ai punti di vista)... Tu cosa ne pensi?
Credo che le liriche migliori nascano da un’intuizione spontanea, e non dal progettare a tavolino; tale intuizione deve poi essere rivista e arricchita, facendo sì che essa diventi a tutti gli effetti una poesia. Quindi: intuizione sì, seguita però da un intervento successivo, che varia a seconda del testo in questione.
Chi sono i tuoi autori/le tue autrici di riferimento? Come ti hanno influenzato?
Vado un po’ controcorrente e non farò un elenco, perché dimenticherei sicuramente personalità importantissime e di riferimento. Faccio due nomi: Trilussa nella poesia e Fredric Brown nella narrativa. Mi hanno influenzato perché… sono autori geniali! I motivi sono molteplici.
C’è una forma poetica in cui trovi maggiormente la tua dimensione? O dipende da quello che vuoi veicolare?
A prescindere da ciò che voglio veicolare, io amo la brevità nel linguaggio poetico. A mio parere essa permette di comunicare in maniera estremamente diretta e con grande impatto.
Le tue raccolte poetiche sono nate seguendo una particolare visione?
No. Le mie raccolte non hanno una struttura omogenea.
Ci sono dei componimenti cui sei particolarmente legato?
Naturalmente sono tantissimi. Sono testi che leggo e rileggo, e che sono stati (e sono) fonte di grande ispirazione.
La luce oltre le crepe |
Oggi sempre più persone pubblicano i loro testi sui social network, e se dal punto di vista della libertà espressiva ciò è sicuramente positivo, non si può negare che questa proliferazione di testi porti con sé anche poesie di qualità discutibile. I social network sono comunque uno strumento indispensabile per veicolare sia le singole liriche (o le raccolte) sia tutti gli eventi correlati alla poesia (festival, presentazioni, reading, ecc…).
La poesia domani: quale scenario immagini?
Come già si accennava in precedenza, immagino che il legame tra poesia e web possa diventare sempre più stretto.
La tua poesia "domani": hai dei progetti?
Sto finendo la revisione di una raccolta di poesie la cui pubblicazione è prevista a breve; parallelamente continuo a collaborare con varie riviste letterarie.
L'autore: Luca Gilioli
Nasce il 12 dicembre 1984 a Modena. Consegue la laurea in Scienze della Cultura presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Dall’età di sedici anni scrive poesie, con le quali riceve più di 100 riconoscimenti in concorsi letterari nazionali. I suoi testi sono presenti oggi su quotidiani, antologie e riviste di settore e on-line, tra gli altri, sui blog letterari Pioggia obliqua - Scritture d’arte, Limes lettere, Soundcloud, L’Altrove - Appunti di poesia, Limina mundi - Per l’alto del mare aperto, Poesia ultracontemporanea, Carteggi letterari, Il sasso nello stagno, Poetarum silva, Poesie sull’Albero, La rosa in più, Tanti pensieri e Poesia del nostro tempo. Le raccolte poetiche di Luca Gilioli s’intitolano "Orionidi" (Bernini Editore, Modena, 2011) e "Dodici" (Edizioni Il Fiorino, Modena, 2012). In seguito al terremoto che ha colpito il territorio della ‘Bassa modenese’ nel 2012, egli ha curato assieme alla scrittrice Roberta De Tomi l’antologia poetica solidale "La luce oltre le crepe" (Bernini Editore, Modena, 2012), che vanta la prefazione del noto scrittore Giuseppe Pederiali.
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