domenica 14 febbraio 2021

RECENSIONE - "Dove dormono le fate" di Cristina Biolcati, gli "eroi del quotidiano", tra rabbia, Covid e forza

C'è un prima, in cui il futuro sembra un orizzonte aperto sul mare delle possibilità; e c'è un dopo che sembra chiudere le porte alle speranze. Non esistono eroi perché noi dobbiamo indossare il mantello e cercare di volare nel nostro cielo: accade in "Dove dormono le fate" (Delos Digital - Collana Narrazioni - su tutti gli eStore) di Cristina Biolcati, un racconto lungo, di genere mainstream, capace di catapultarci in una dimensione tanto realistica quanto dura, soprattutto quando è il Covid a metterci lo zampino, insieme a una situazione famigliare complessa. Vediamo la recensione.

“Io mi adatto, ovunque mi mettano. Aiuto la mamma con Alex. Non ho problemi. Però, la notte sogno spesso il nostro letto berbero, dove stavamo io, la mamma e Eugenio. Prima che papà tornasse a scombussolare le carte; che una pandemia ci mettesse in ginocchio. Prima delle nostre scelte sbagliate”.

La psicoterapia è per chi ha dei soldi. Per tutti gli altri, un buon metodo è il cosiddetto "scazzo", ovvero mettere nero su bianco le ragioni della propria acredine. Così fa Chiara, vent'anni, arrabbiata da quando ne aveva due, con quel padre irresponsabile che l’ha abbandonata per poi tornare sui suoi passi e cercare di rimediare. Le vicissitudini, le difficoltà ad aprirsi a un mondo che sembra sempre sull’orlo della disintegrazione, trovano un proprio baricentro, per quanto precario, in quel luogo che è stato talmente intimo da contenerla tutta. Un monolocale con un letto berbero, dove per un periodo lei è stata fata.

Il titolo può trarre in inganno: "Dove dormono le fate" non è una fiaba, ma una narrazione di vita reale, colta in tutte le sue molteplici sfaccettature. Il riferimento è alle ristrettezze in cui i protagonisti vivono la loro quotidianità, simili alle nicchie che la tradizione attribuisce alle fate, notoriamente considerate di piccole dimensioni. Il come lo leggete voi! 

Il letto berbero è il perfetto emblema del senso di precarietà che si avverte nel racconto di Cristina Biolcati. Percepiamo il senso di di provvisorietà in cui un po' tutti versiamo, prima per oggettive condizioni esistenziali, poi ancora di più per l'avvento di una pandemia che ha scardinato progetti e proiezioni future. 

Chiara è una ragazza con tanti sogni ma anche tanta concretezza; è l'antitesi del "Sogno Americano", le sue aspirazioni fanno i conti con la realtà più dura e con l'assenza di un padre che l'ha abbandonata e sembra non porsi mai troppi problemi. La protagonista cova una rabbia viscerale che estende al vissuto dell'uomo, tanto instabile quanto imprevedibile; la rabbia è esternata attraverso lo scritto, dove trova occasione per aprire una finestra su se stessa, mostrando al contempo la forza e la maturità di una giovane che non si abbandona a facili alienazioni per prendere la vita di petto e darsi da fare. 

Quello che colpisce di questa narrazione è la brevità: credo che si presterebbe a un ampliamento, con un approfondimento ulteriore dei personaggi e della trama. Ma d'altra parte la brevità del racconto ci pone nell'ottica della protagonista che ha urgenza di raccontarsi (e spiega le ragioni nell'antefatto), senza mai abbandonarsi a voli pindarici o ad astruse considerazioni.

Un altro aspetto che sorprende è la maturità di Chiara: non è la solita ventenne dedita a selfie o Social-addicted, lo stesso linguaggio rispecchia il suo essere più maturo e concreto rispetto alle ragazze della sua generazione. Chiara è una ragazza cresciuta nelle ristrettezze; ne prende atto e agisce nel proprio piccolo ponendosi all'opposto di un antieroe novecentesco. Lei, come le persone che la circondano, sono "eroi del quotidiano". Quelli che spesso ignoriamo ma che, nel silenzio, lottano per vivere, adattandosi alle difficoltà.   

La scrittura di Cristina è, come in altre sue opere, pulita, concreta ma anche capace di sprazzi di lirismo che s'insinuano nella crudezza del quotidiano. Alcune espressioni sintetizzano una condizione, in maniera lampante, complice anche il background poetico dell'autrice: letto berbero ad esempio, è emblematico.

Per concludere
"Dove dormono le fate" è una lettura mainstream veloce in cui possiamo rispecchiarci. Via Selfie e like: con una scrittura limpida, il prima e il dopo Covid viene raccontato senza finto compiacimento e nell'urgenza della narrazione. Una lettura consigliata, sugli "eroi del quotidiano"(forse, lo siamo un po' tutti).

Su tutti gli eStore.
Link Delos Digital: clicca qui

L'autrice: Cristina Biolcati
Ferrarese, ma padovana d’adozione. Laureata in lettere, ama molto leggere. Scrive poesie e racconti brevi. Fra le sue passioni: gli animali, l’arte e la filosofia.Collabora con alcune riviste digitali, dove scrive recensioni di libri e articoli letterari.
Opere pubblicate: "Se Robin Hood sapesse" (Delos Digital, 2017), vincitore del concorso Mondadori Oscar Allenamente 2017, Categoria Rosa; "Ciclamini al re" (Delos Digital, 2018), vincitore del Books for Peace 2020, tema bullismo; "L’uomo di marmellata" (Delos Digital, 2019); "Le congetture di Bonelli" (Delos Digital, 2020). Partecipa spesso a concorsi, ed è presente coi suoi racconti e poesie in molte antologie collettive.

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