sabato 6 febbraio 2021

RECENSIONE/INTERVISTA - “Le Scarpe del Flâneur” di Jonathan Rizzo: indossare le scarpe del poeta, oltre lo "spleen"

C'è tutta la forza dello spleen e la maledizione di una poesia che sembra scolpita nell'eterno del divenire. Ossimori che si fanno carne e vita: mettetevi “Le Scarpe del Flâneur” (Ensemble) e con Jonathan Rizzo corriamo i rischi del poeta passeggiatore, figura baudeleriana per antonomasia. 


La recensione: “Le Scarpe del Flâneur” di Jonathan Rizzo 

La poesia di Jonathan Rizzo fa vibrare molteplici corde. Non cerca l'innovazione, non la vuole perché vuole viversi al di fuori delle velleità politiche e rivoluzionarie (che spesso girano a vuoto e avvalendosi di falsa retorica che strizza l'occhio alle pance e alle pose); non è poesia militante - finalmente - è poesia che si vive nella sensualità intesa nel senso lato del termine. 

Il poeta non si fa ingabbiare: è un passeggiatore che registra frammenti di umanità, giocando con gli enigmi, registrando la miseria da cui cerca di elevarsi, unendo gli opposti, cibandosi di ossimori, in bilico tra tragico e ludico. Parigi è la città che scende dagli Elisi edenici per farsi turbinio; la Francia si fa mondo. E noi non dobbiamo fare altro che seguirlo.

I componimenti sono variegati, mai incasellati nel rigore della metrica, ma ricchi di echi e sonorità che corrispondono al sentire del poeta. Non c'è spazio per i confini e nemmeno per i limiti perché è tutto un movimento. Il poeta è un cosmo-polita, un po' cosmico, a volte Pierrot un po' giullare, che "piscia sulla tomba di Matisse" e va al "settimo cielo".

Ecco l'intervista a Jonathan Rizzo

Diamo il benvenuto a Jonathan Rizzo. Leggendo la tua biografia, troviamo due parole chiave: “poeta passeggiatore”. Tanto Baudelaire… ma quanto? E quanta maledizione nella scrittura?
Grazie a voi per l’ospitalità. C’ è un piccolo grande Baudelaire in ognuno di noi. Molti - ahi loro - lo annegano in una vita borghese. Trovo peggiore maledizione in chi faccia atrofizzare i doni che ha.

Dalle raccolte collettive ai romanzi “L'Illusione parigina” (Porto Seguro Firenze, 2016), "Eternamente Errando Errando" (LaSignoria Firenze, 2017) e la silloge poetica "La Giovinezza" per (Ensemble, 2018). Con quale percorso dell’anima e della penna?
 Un cammino da osservatore di una vita, la mia ed il turbinio che l’avvolge, tornado di anime in fiamme, persone a brandelli. Ne escono in stampa libri e poesie. Qualcosa rimarrà di queste vite.

Arriviamo a “Le Scarpe del Flâneur”: che cosa si rischia indossando le scarpe del “poeta passeggiatore”?
D’innamorarsi dell’orizzonte. Amore impossibile da cogliere.

Dalle poesie, il primo senso che ci avvolge è la vista. Con le scarpe indossiamo anche gli occhi del poeta e quello che ravvisiamo è una sorta di sbando…
Camminando a lungo contro vento si usurano le anime oltre le suole stanche.
 
La bellezza delle muse, evocate in diversi versi, si scontra/incontra con i bassifondi, con i mendicanti e un’umanità in stato di degrado: quali contrasti, quali evidenze, quali suggestioni?
Possiamo dire che uno dei messaggi forti e chiari che esca dalla mia gola o penna sia di come la cultura così detta e considerata non appartenga per diritto divino ad una élite intellettuale auto referenziale, ma sia balsamo per ogni povero Cristo abbandonato sul selciato della terra. I migliori filosofi che conosco li puoi sentire sproloquiare al bar. Loro conoscono la vita, l’hanno affrontata e ne sono stati distrutti. Sanno di cosa parlano, loro.

La Parigi delle tue poesie è il Novecento o il Duemila che si sospende in una proiezione eterna?
Parigi, buon per Lei, sopravvive ai suoi innamorati.

Bob Dylan, Tom Waits, il blues: la poesia è anche la musica interiore del poeta ma come possiede il passeggiatore?
Abbiamo tutti un blues da piangere. Puoi chiamarlo amore o vino rosso. Cambia la semantica, ma non le lacrime.

C’è spazio anche per il paradiso: Seven Eleven è una “consolazione”?
7/11 è un gioco di dadi, d’azzardo, una poesia d’amore perdente, anzi che ho già perso. Perdere in compagnia non è consolante.

L’Africa, il mamba nero: un’anima carnale che promette vendette per un passato di conquiste o un ciclo karmico ineluttabile? 
“Mamba noir nel Sinum” non è e non vuole divenire una poesia politica o sociale, per quanto non mi scalderei succedesse. Nasce scritta come quadro, come viaggio nel rapimento sinuoso che movimento ipnotico del mamba che ad una mostra naturalistica a Petit Palais mi colpì talmente intensamente che mi sentì intorpidito da lui, dal Dio nero. Valeva la pena di spenderci una manciata di attimi a scrivergli una preghiera laica. 

Pisciare sulla tomba di Matisse: sfida, catarsi… altro? 

Odio per i fiorentini.

Il poeta è un passeggiatore poliglotto: non mancano componimenti in inglese e francese. Questo poeta, come vede la lingua e come la struttura nella poesia?
 Penso che i confini siano nella mente di persone povere.

C’è il tragico ma c’è anche il senso della giocosità nel verso che si controlla ma entra in uno stato di grazia. Il verso del “poeta passeggiatore” Rizzo ha una sua gestazione/genesi peculiare?
Vivere, scrivere, leggere, regalare. Sono i miei passaggi. Tutto mi rimane, niente posso conservare.

Nuovi progetti: il verso si sta muovendo verso qualcosa?
Infrangere la legge. Camminare per strade in mezzo alla gente. Parlarle senza paure. Leggere ad alta voce. Scrivere ad alta voce. Fare l’amore ad alta voce. Bere per conto mio. La Mer.

Per concludere: il “poeta passeggiatore” vuole aggiungere qualcosa? 
E compromettere ulteriormente la mia posizione?

L'autore: Jonathan Rizzo
Jonathan Rizzo : Parole e voce, corpo ed anima. Un animale apolide. Radici nel salmastro mediterraneo del Principato elbano, studi storici nel Granducato toscano e palestra di vita sui boulevard parigini. Un gran bastardo senza casa, col cuore lasciato in ostaggio in un paradiso perduto chissà dove nella tradizione dei portatori di luce. Ospite con disonore della nuova antologia di poeti fiorentini, "Affluenti", edizioni Ensemble Roma 2016, ed autore unico dei romanzi folli “L'Illusione parigina” edizioni Porto Seguro Firenze, 2016; ed "Eternamente Errando Errando" edizioni LaSignoria Firenze, 2017. Ed infine uscito nell'autunno del 2018 la silloge poetica "La Giovinezza" per l'edizioni Ensemble di Roma. Nel 2019 vince il premio poetico “Le Parole nel Cassetto” edito dal caffè letterario de Le Murate di Firenze. Dal 2020 alla faccia delle pandemie mondiali dirige e presenta il programma radiofonico AL BAR DELLA POESIA sulla web radio Garage radio ed è direttore artistico della programmazione culturale del caffè letterario Volta Pagina di Pisa. Per non farsi mancare nulla in piena prigionia viene pubblicato nell’antologia poetica “Congiunti” per l’edizioni Ensemble di Roma e chiude l’anno con il suo quarto libro personale, “Le Scarpe del Flaneur”, una silloge di testi scritti nella sua parigina alla ricerca della tradizione del poeta camminatore, sempre con l’edizioni Ensemble di Roma. Sempre in viaggio, sempre in fuga, poeta senza casa, lo potreste trovare in qualche bettola a leggere le sue poesie disperate con l'accompagnamento musicale dei soliti galeotti delle 7 note col progetto di poesia e musica "Jhonnysbar(Nuova gestione)", o in quei luridi postribili di cui fingete di non avere memoria, ma dove in verità avete incontrato le vostre compagne d'altare. Ecco probabilmente sarà lì con loro a bere sperperando i vostri soldi brindando a voi mentre scrive queste ultime note biografiche giusto per il gusto di farvi incazzare.


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