giovedì 3 marzo 2022

Sesso e casi editoriali: da De Sade a Lady Chatterley, la letteratura, l'emancipazione (vera e finta) e l'autobiografismo che seduce e illude i voyeur

Uno dei grandi scandali fu "Le 120 giornate di Sodoma" (1785) del Marchese De Sade: un romanzo che non spicca tanto per lo stile - in ragione della sua incompiutezza, ma è di certo ripetitivo, trucido e osceno nel vero senso della parola - quanto per i contenuti che esprimono la cosiddetta "filosofia del Boudoir". Uomini e donne sono uniti dalla perversione sessuale, sullo sfondo della misoginia che appartiene al contesto sociale vigente al secolo della narrazione. Nel tempo le opere che hanno fatto scandalo, creando punti di rottura rispetto al perbenismo, hanno messo in primo piano l'emancipazione femminile attraverso la sessualità. Di recente l'autobiografismo ha preso piede ed è finalizzato a dare una parvenza di realtà agli accadimenti erotici, per spingere i lettori a spiare dal buco della serratura, come facevano gli spettatori dei B-Movie scollacciati degli anni Settanta. Quindi si spaccia la vicenda erotica e la sottesa vena femminista (diciamolo pure) per lotta alla parità, quando la ragion d'essere è una sola: il voyeurismo, puntando al sesso e a una donna che combatte il patriarcato, in realtà sottomettendosi ( con influencer ben costruite ma che sono ben lontane dalla sessualità femminile di cui si fanno guru). Donne, di qualsiasi etichetta autoapplicata, ben lontane dal coraggio di Lady Chatterley o delle donne de "Il delta di Venere" di Anaïs Nin. Donne libere, oltretutto senza etichette.  

La prima volta che lessi "Le 120 giornate di Sodoma" ne rimasi profondamente scossa. Ho dovuto approfondire l'argomento per capire a quali esiti volesse pervenire l'autore, pur conoscendo la sua "filosofia del Boudoir". Le letture  critiche in materia sono state numerose: dalle accuse di misoginia da parte della commentatrice femminista Andrea Dworkin, alla difesa di Simone De Beauvoir, arrivando ad Angela Carter, che ha definito il libro una riposta "satirica" a Jean-Jacques Rousseau, di cui ha demolito la tesi dell'intima bontà umana, alla base dell'illuminismo. L'opera di De Sade pone la questione della misoginia, ma nell'espletazione della sessualità troviamo una sostanziale parità. Le stesse narratrici, pur essendo alla mercé dei quatto figuri che tirano le fila delle perversioni, sono state protagoniste e manipolatrici di vicende del passato, di cui non risparmiano dettagli. In un certo senso le perversioni sessuali pareggiano i conti in un'opera in cui la pornografia ha una funzione precisa, morale rispetto al perbenismo imperante. 

Se vogliamo entrare nella sfera dell'erotico, "Il delta di Venere" è forse tra i libri più arditi ma anche sensuali. Una raccolta di racconti di un'autrice che trasforma il rischio della pornografia in un erotismo pulsante, sfacciato ma anche coinvolgente. Qui molte donne, schiacciate dal loro tempo, si liberano attraverso la sessualità, che diventa un modo per esplorare sé stesse. In questo libro di Nin, scritto su commissione, si respira davvero il senso di emancipazione, frutto di un'epoca di tensioni connesse a un nuovo modo di vedere le donne. E Nin, attraverso la sua scrittura, forse dimostra di essere una delle autrici più libere del nostro tempo.

A questo punto possiamo parlare di Emmanuelle Arsan, altra autrice che, attraverso il personaggio che reca il suo nome, inizia a confondere le acque della realtà. Successivamente è stato dimostrato che il vero autore dei libri fu il marito, 
Louis-Jacques Rollet-Andriane. Ma ormai il successo era fatto ed Emmanuelle è stata vista come un'altra paladina dell'emancipazione sessuale muliebre. 

Ora faccio un passo indietro: non ho citato quel capolavoro che è "L'amante di Lady Chatterley". D.H. Lawrence ha saputo dare una scossa al bovarismo, raccontando una storia di presa di coscienza attraverso il sesso. In questo romanzo la sessualità femminile viene raccontata bene, finalmente abbandonando il punto di vista maschile. Lady Chatterley è una donna differente dalla moltitudine di protagoniste femminili che si lasciano schiacciare dalla società, dopo avere peccato; è un esempio di donna che sceglie della propria vita in maniera consapevole e libera, senza farsi condizionare dalle pressioni sociali.

Dal mio punto di vista, si tratta di uno dei (pochi) romanzi veramente capaci di veicolare la forza di una donna, senza cadere nell'ovvio. Il sesso è centrale, i convegni con il guardiacaccia hanno fatto gridare allo scandalo ai tempi in cui il libro uscì, ma quante donne si sono rispecchiate nelle esigenze di Connie? Nel desiderio di essere trattate come accade con l'amante, figura che si contrappone a quella istituzionale del marito? Quante donne non raggiungono l'orgasmo per la visione cieca imposta per anni? Ai tempi di Connie, tante; oggi... forse non sono poche... 

Faccio un salto in avanti e, a proposito di "autobiografismo", parlo di Melissa P. e dei suoi "Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire" che nei primi anni del Duemila fecero scalpore, più o meno a ragione. La narrazione pone al centro una minorenne della società siciliana che considera la donna ancora secondo antichi retaggi. Le vicende sessuali della giovanissima Melissa sono un atto di ribellione nei confronti della società e motivo di scandalo; uno scandalo che è stato giocato molto bene dal punto di vista del marketing, con la carta dell'autobiografismo più o meno accennato e del parallelismo lolitesco (qui non parlo di Lolita, ma sarà oggetto di un post). Melissa, l'autrice, è anche l'Io narrante? Così sembra, ma il dubbio resta nel lettore, considerando che le fantasie erotiche che si dispiegano sono le tipiche maschili e un tantino forzate e compiaciute; qui si pensa che il gioco sia soprattutto della finzione. 

La penna di Melissa sorprende per la capacità introspettiva, tuttavia non convince per i luoghi comuni erotici proposti e per il finale che è assolutamente inverosimile rispetto alle premesse; senza contare che alla fine la ragazza viene riassorbita nei ranghi della società, grazie all'incontro con un "principe azzurro". Insomma, tutte le premesse di emancipazione, crollano a fronte di un finale convenzionale e rassicurante (incoerente rispetto al narrato, oltre che decisamente raffazzonato). Questo non ha tolto il successo del libro attraverso il giochino dell'autobiografismo che spinge il lettore a spiare la vita sessuale della protagonista. Ma poi, una volta esaurito il filone, cosa resta dell'autrice, identificata con la materia e quindi non con le altre storie che potrebbe scrivere?   

Per concludere
Le protagoniste di Nin e la Lady di Lawrence, libere da biografismi, raccontano le donne che combattono per la propria autodeterminazione. La loro potenza erotica è ancora più incisiva nel loro evitare di cadere nelle retoriche di un femminismo che oggi combatte il patriarcato facendo cresce i peli ma poi espone falli e si china continuamente per tributare onori che erano dovuti alla signora V di Eve Ensler. Lady Chatterley la pensava diversamente e non giocava con le bambole e con le finzioni. Senza slogan e con il suo corpo si liberava. Semplicemente e in maniera più sincera e autentica, ha scelto, senza svendersi  senza trasformare la sua storia in una battaglia ideologica dove si resta schiavi di chi si contesta. Le Mademoiselle Jos non lo sanno, come non conoscono il punto G ma si ergono a guru della sessualità femminile senza viverne molti aspetti. A proposito esiste il punto G? Al prossimo racconto erotico, letterario e libero, di donne veramente libere ed erotiche. 

NB. In questo articolo ho portato alcuni esempi di libri che ho amato. La letteratura erotica è ampia e va esplorata, quindi il filone non si esaurisce in questo articolo che vuole fornire solo alcuni spunti di riflessione sul tema narrativa/letteratura/eros/donne/femminismo/autobiografismo. Consiglio di leggere i testi citati e di fare le vostre considerazioni. Buone letture.  

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