martedì 10 maggio 2022

"Il sale del vento" di Alessandra Cortese: quando le delusioni non devono farci smettere di vivere. Ecco la recensione

Esiste una chiave che possa farci entrare nel mondo che vorremmo? E se questo mondo fosse solo il frutto di aspettative che vengono regolarmente deluse? Quando accade, ci trasciniamo in un vivere apatico, un vivere in cui il cuore perde ogni colore, come accade a Dò nel romanzo "Il sale del vento" (BookSprint). Una piacevole scoperta che propongo come consiglio di lettura. Perché è ingannevole il cuore sopra ogni apparenza, ma la vita non si può fermare per un inganno. 

"Il sale del vento": la trama
A trent’anni l’amore è tutto, ma il tradimento spalanca inevitabilmente le porte del nulla. Un vuoto che Dò, si fa chiamare così perché detesta il suo nome, cerca di colmare fantasticando e rubando con gli occhi la quotidianità dei dirimpettai. La vita degli altri per riappropriarsi della sua. E’ una ragazza fragile, non si piace e con la madre ha sempre vissuto un rapporto complicato. Ma nel giro di poche settimane, dopo un imprevedibile viaggio a Copenaghen, Dò vede rivoluzionata la sua vita e quella di molte altre persone. Scopre un passato destinato a sciogliere i nodi di un presente da cambiare. Perché proprio a Copenaghen? E chi è, in realtà, l’uomo che Dò conoscerà? Emozioni, passioni e rivelazioni che solo alla fine dissiperanno ogni dubbio e condurranno a un porto sicuro.

La recensione
Quando il cuore è a pezzi, speriamo sempre che accada quell'evento che ci riporti sulla strada che abbiamo abbandonato per disillusione. A Dò accade qualcosa di più: un viaggio a Copenaghen diventa l'occasione per affrontare i fantasmi che si porta appresso da un passato difficile. In primis, il complesso rapporto con la madre giunge a un delicato punto di svolta, mentre la ragazza conosce e stringe rapporti con persone che non avrebbe nemmeno mai immaginato di incontrare. Ma si sa, la vita è davvero imprevedibile e basta una scossa per rovesciare un mondo. 

La storia è raccontata dal punto di vista di Dò: una giovane, con una posizione professionale consolidata e la fragilità dell'essere donna, in evidenza, al punto che tocchiamo con mano il suo senso di smarrimento, il lasciarsi scivolare con il tempo. Più che Bridget Jones, mi ricorda un'Alice in cerca del suo Wonderland. Entriamo nel suo vissuto e ci accorgiamo che alcuni brandelli possono aderire ai nostri; perché tutti abbiamo subito un tradimento, in un modo o nell'altro; tutti ci siamo trovati a dover ricominciare daccapo; tutti abbiamo preso cantonate da chi ci ha ingannati per tutto il tempo scambiando l'amore per un hobby. Tutti abbiamo dato fiducia alla persona sbagliata, seconde opportunità che non avrebbero dovuto nemmeno essere ventilate. Per Dò non è la seconda possibilità in amore, ma nella vita. E il viaggio a Copenaghen, di cui descrive gli scorci più suggestivi, le usanze, rappresenta un riscoprirsi, un'esperienza formativa preziosa. Da lì, la presa di coscienza.

La trama in alcuni punti non è perfetta, alcuni snodi narrativi andrebbero chiariti, ma il modo in cui la penna scava negli eventi e nelle emozioni ci disarma. L'autrice, Alessandra Cortese, evita la retorica e lascia fluire l'onestà del pensiero. L'impressione è quella di una naturalezza che riprende la realtà in cui possiamo riconoscerci. Non ci sono facili consolazioni, nemmeno colpi di scena che ci lasciano senza fiato, anche se non mancano alcune sorprese. La storia di Dò, la possiamo vivere un po' tutti e si snoda in un percorso che porta alla consapevolezza del vivere. Questo è ciò che conta: le delusioni non devono essere il deterrente per lasciarci andare all'inedia, le dobbiamo affrontare, come dobbiamo affrontare il nostro passato. Il resto, si risolverà. 

Per concludere
Se avete avuto una delusione, se vi piacciono i romanzi di formazione, le storie al femminile che però possono avere altre applicazioni di genere e orientamento (l'anima umana è uguale per tutti); se volete fare un viaggio a Copenaghen, se amate le storie di ricerca, questo romanzo fa per voi. In ogni caso, lo consiglio, perché anche ben scritto e non banale.   


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