sabato 13 agosto 2022

"Abuso d'amore" (Delos Digital): un estratto da leggere

Ne ho parlato nell'articolo precedente, ora lascio un estratto da "Abuso d'amore" (Delos Digital - Senza sfumature). 
Buona domenica!
(Foto - Pixabay)

– Ma lei accetta veramente le caramelle dagli sconosciuti?
Prossima stazione: Desenzano del Garda-Sirmione.
Alla fine dell’annuncio mi alzo in piedi per infilarmi il giubbotto. Lo allaccio, mentre l’uomo mi osserva dal basso. Passa di nuovo la mano sulla spalla, è come un tic basato sull’ossessione di qualche pelo non catturato dalla spazzola antistatica.
– Se sono piccanti, le posso anche accettare.
– Pensavo avresti detto dolci.
– Io adoro il piccante.
Jonathan – si chiama così – si alza con me. Gli arrivo con la testa appena sotto al naso, le sue spalle mi coprono completamente alla visuale dei passeggeri che occupano i posti centrali.
Mi chino per prendere la borsa e mi accorgo di essere all’altezza dei pantaloni. Noto un gonfiore inequivocabile. Io gli sorrido, maliziosa.
– Perché Desenzano?
– Ho una residenza qui. In alta stagione la affitto ai turisti, mentre nei periodi di magra la uso come pensatoio.
– Pensatoio?
– Un luogo in cui ritirarmi per riflettere.
– Da solo? .
– Non sempre – replica, passando ancora le mani sul velluto.
Esito, cogliendo l’invito tra le sue parole. Mi accorgo di essere rimasta troppo ad altezza pantaloni. E di certo anche lui se n’è accorto, ma cerca di non far trasparire i suoi stati d’animo. È più bravo di me, a controllarsi, almeno in questo momento.
Metto la borsa a tracolla mentre torno a sedere.
Il convoglio rallenta, lui mantiene l’equilibrio posando la mano contro il finestrino.
– Oggi ho voglia di pensare.
La suoneria di Big in Japan mi attira di nuovo verso la borsa. Estraggo lo smartphone. Sul display leggo: Cheru.
Rispondo, mentre il treno sta entrando in stazione.
– Scusa, ti posso richiamare? Devo scendere dal treno.
– Va bene.
La sua voce è gelida. Non mi capacito ancora del suo voltafaccia.
Jonathan mi apre la porta, io mi alzo in piedi sollevando la maniglia del trolley, che trascino con me. Gli passo rasente, lentamente, lui mi sfiora il fianco con una mano, mentre con l’altra stringe il bagaglio. È un attimo, come avere la certezza della mia presenza. Sarei dovuta scendere a Verona Porta Nuova, invece ho accettato la compagnia di uno sconosciuto. Del resto non sono neppure le due del pomeriggio e una passeggiata sul lungolago non potrà che farmi bene.
Il treno si ferma, il mio compagno di viaggio preme il pulsante di apertura porte e, insieme, scendiamo. Una signora anziana arranca sul primo predellino, Jonathan la aiuta, mentre io le porgo la mano. Lei l’accetta, grata. Scende facendo leva soprattutto sulla gamba destra. È evidente che con la sinistra fa più fatica, ma alla fine tocca la banchina con la grazia di una danzatrice. Il mio compagno di viaggio le porge il bagaglio, lei ringrazia e ci saluta.
Ricordo che devo richiamare il mio ormai ex fidanzato, così riprendo lo smartphone dalla borsa e torno al registro delle chiamate.
Faccio partire gli squilli, ma ancora una volta ascolto la voce automatica.
Il cliente da lei chiamato…
– Vaffanculo – mi faccio scappare.

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