Buona lettura!
“Il sole si stava sollevando dal mare, lasciando nelle acque la traccia della sua luce. Sorellina tese il fazzoletto al nobile. Cercò nel volto che la sovrastava una risposta, mentre il vento scandiva il suo conto alla rovescia.
“Che cosa mi vuoi dire?”
Lui prese il fazzoletto tra le dita. Tastò la seta morbida, candida come la spuma gorgogliante all’impatto dei flutti contro lo scafo. Gli indicò lo stemma ricamato all’angolo del fazzoletto. Il campo d’oro – seminato da nove cuori rossi con i tre leoni azzurri e la lingua rossa – sovrastato dalla corona regale. Lo stemma del casato cui apparteneva il principe di Danimarca. Sotto, la Emme, iniziale di Monpezat.
Guardò Sorellina.
“Ma questo è il fazzoletto di casa. Da quanto tempo ce l’hai?”
I raggi del sole le sfiorarono la pelle. Lei alzò la mano mostrando l’indice e il medio.
Il principe abbozzò: “Due mesi?”.
No: un labiale deciso.
“Due anni?”
Fece di sì con la testa, per poi accogliere il suo sguardo sorpreso. I minuti corsero febbrili sotto la pelle. Sarebbero arrivati presto al suo piccolo cuore palpitante. Il fazzoletto scivolò dalle dita, ma poco le importò. Sentì le sue labbra tra i capelli, mentre lo sfrigolio sulla pelle aumentava d’intensità.
Lui inclinò la testa, aggrottando la fronte.
“Mi stai facendo preoccupare.”
Un canto si alzò dalle acque, come una brezza delicata. Sorellina si allontanò da lui, catturandone i polsi. Mosse le labbra in corrispondenza alla voce sottile e armonica. Il nobile sgranò gli occhi. Lei sentì vibrare le corde vocali, mentre la pelle scivolava via da lei. Il vocalizzo salì le scale dei toni. I capelli presi a schiaffi dal vento uscirono dalla treccia, che si sciolse completamente. Il laccio, che l’aveva assicurata fino a quel momento, scivolò sulla manica del vestito da cui penzolò. La voce si alzò con l’aria, le entrò in bocca, pizzicando le corde che irradiarono il suo canto, come stava facendo il sole con la sua luce sfumata sul mare. Il principe scattò in avanti, spalancando gli occhi.
“Sei tu! Tu mi hai salvato, quella volta!”
Sorellina si sentì sciogliere. L’ultimo pensiero che la sfiorò fu un condensato di ricordi d’oceano e di terra. Le sfrecciarono in testa, tra dissolvenze improvvise che si univano e scioglievano nel perimetro dell’immaginario confuso. L’ultimo suono che udì, fu un gorgoglio mozzato nella gola. Sorellina si spense come un tramonto.”
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