mercoledì 18 ottobre 2023

Riflessioni - Il potere all'immaginazione: un campo al plurale da coltivare

Che cosa significa creare? Basta sfogliare un vocabolario e troviamo la definizione: significa far nascere qualcosa dal nulla. Nella Bibbia la creazione è l'atto fondativo del mondo. Creare significa costruire, erigere mondi laddove abbiamo dei deserti. E non sono cattedrali: sono elementi che riempiono i vuoti, esprimendo il valore di chi li erige. Creare è un esercizio di fantasia che presuppone capacità di progettazione. Creare è dare voce all'espressione personale: questo perché ogni opera, per quanto legata a delle regole, non potrà mai essere uguale. Ma qualcosa stride in questi tempi. Qualcosa che sembra voler omologare. Per questo diventa ancora più importante creare: per esprimere veramente qualcosa che vada oltre la standardizzazione. Nel rispetto di regole che possono essere sovvertite. 



Lo chiamano "pensiero unico", ma io cerco di evitare di usare termini che scivolano nel politico/politichese. L'immaginazione è quello che di più umano possiamo avere e la sua essenza sta nella capacità di esprimere una unicità. Per questo, per la sua esplicazione, diventa centrale la pluralità delle espressioni. Essere plurale, poco importa che ci siano schwa (che non mi piace e non userò mai) o ammennicoli ideologici (che non sono idee o ideali ma hanno a che fare con gli indottrinamenti). Poco importa che tutto sia indirizzato verso le etichette. Ognuno deve sentirsi libero di aderire al pensiero che preferisce, purché rispetti le altrui diversità (sarà così?) ma di certo viviamo un momento di cambiamento, dove però non cambia l'essenza umana. Il rischio è quello di capovolgere lo slancio creativo, standardizzandolo. 

Eppure, usciti dalla caverna platonica per navigare nei mari della scuola attiva di John Dewey, qualcosa resta sempre. Cambiano gli orientamenti, ma l'immaginazione umana può fornire elementi importanti. Può farci viaggiare su mari sconosciuti, farci volare in cieli di piombo o azzurri. Può inventare la primavera laddove l'inverno lascia freddo e vuoto. Può farci amare quello che odiamo, può disegnare la mappa delle emozioni. L'immaginazione ci aiuta a risolvere i problemi della realtà, non per forza sfuggendoli. 

L'immaginazione non può essere il territorio arido di una verità che si identifica con la realtà. Occorre aprire porte, tracciare solchi che sollevano la fantasia. Occorre andare oltre il dato, la superficie. Del resto tutte le storie ci portano sempre a qualcosa di diverso, a piani che vanno oltre. Ma le storie possono raccontare qualcosa che si esemplifica in poche righe. 

Se un frutto può far scatenare i progressisti che pensano che i sentimenti siano fuori moda e i reazionari che si scandalizzano, tale frutto può essere un simbolo positivo, non per forza una bandierina da apporre su uno o su un altro terreno. Lasciamo perdere le gare e le competizioni, l'affermazione di idee superiori. Le idee sono idee e plurali, altrimenti si chiamerebbero verità assodate o assolute. Le idee possono essere personali e non per forza latrici di verità come qualcuno pensa, detenendo lo scettro del potere intellettuale, donato per ragioni poco creative, in realtà. Sostenere e imporre un'idea diventa un sopruso, in virtù del fatto che è aleatoria. 

L'immaginazione è il campo delle idee, dei sogni, delle emozioni. E questo campo per vivere va coltivato, curato e alimentato. E non in un sola direzione: la zizzania non fa crescere i fiori.

Buona creatività. Buona immaginazione.

(Foto Pixabay)

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