Marta Felicina Faccio, meglio Rina, nata sotto il segno del Leone, ha attraversato il Secolo Breve (ovvero il Novecento), portando con sé l'esempio di una donna che resiste. Una donna costretta al matrimonio dopo aver subito una violenza, separata dal figlio per almeno trent'anni. Una donna che ha rivendicato la sua libertà, pagandone uno scotto dal punto di vista materiale e personale. Tanti gli amori vissuti, quasi tutti travagliati, tra cui quello con la "fanciulla maschia", Giovanni Cena, Dino Campana, arrivando all'ultimo, Franco Matacotta, di quarant'anni più giovane di lei. Una donna dalla vita non convenzionale, anche quando s'iscrive al Partito Comunista nel 1946. Nel manifestare le sue idee resta legata al suo personale background, all'idealismo che la connota.
Sibilla Aleramo, donna che è vissuta più di una volta, ha raccontato la sua vicenda di affrancamento nel romanzo più celebre, "Una donna". Come intellettuale ha partecipato attivamente alla vita culturale del paese, scrivendo per diverse testate giornalistiche e partecipando ai dibattiti, in particolare sulle condizioni delle donne. Non solo: è anche poeta, nonché autrice di "Diari" che consentono di capire molto della sua personalità (singolare) e del contesto in cui vive. Quindi non si tratta solo di un'opera attraverso la quale si autoincensa; al contrario, nell'ansia di avere delle conferme in quanto intellettuale, snobbata dalla maggior parte della critica (maschile), Sibilla racconta attimi quotidiani che incrociano eventi storici, elaborando una narrazione che non ha nulla di realmente solipsitico, ma rispecchia un sentire comune e collettivo.
Sibilla Aleramo, scrittrice, poetessa, giornalista, si esprime sulle donne, incontra donne manifestando un atteggiamento disarmante. Non c'è traccia di invidia o cattiverie, anzi, dai suoi scritti emergono ritratti affettuosi e complicità. Come detto, Sibilla è però anche molto critica, rilevando come gli errori delle femministe siano nati laddove le donne hanno cercato di imitare gli uomini. Le donne, invece, nella loro visione devono essere se stesse. Ma come?
Uscire da una gabbia eretta su pregiudizi e cristallizzazioni sociali secolari non è facile, ma già Sibilla, con i suoi amori ardenti e posti fuori dalle convenienze; nell'essere donna emancipata (e afflitta da carenze materiali), esprime se stessa. Non può fare a meno dell'amore, ripudia la guerra, che definisce prassi maschile; sembra dipendente dai suoi slanci, forse lo è, ma anche questo fa parte dell'essere se stessa. Dell'essere Sibilla.
Sibilla era ed è una donna di oggi. Ma esprimendo se stessa, il proprio pensiero, le idee non omologate, era avanti per l'epoca e forse anche per oggi. E anche oggi, forse, sarebbe controversa. Come ieri.
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