lunedì 13 gennaio 2025

La parola del 2025: fine. Un racconto e un esercizio di scrittura creativa

Il racconto

Dalla finestra sembra entrare il cielo. Un agglomerato grigio, in cui ampie volute si arcuano tra flutti vaporosi. La nebbia si è sciolta in gocce fredde, organizzate in scrosci intermittenti che ripuliscono tutto. I rami spogli oscillano insieme alle più piccole propaggini, simili a dita frenetiche e schioccanti. Il fruscio e lo scroscio mi accompagnano, alternandosi al rumore della tastiera, risolto in una frenetica corsa contro il tempo. Sullo schermo le parole formano catene che acquistano significato, a costruire una storia. Parole, parole, parole che, insieme, plasmano il palpito di una vita, tante vite che intrecciano tante trame. Una trama.
 
Anno 2025
Parola: Fine.

Il racconto nel racconto

Il cielo entra nella stanza. Ora è azzurro, terso e limpido come gli occhi che vi si rispecchiano. Selena lascia cadere la treccia sulla schiena, mentre ignora l'ennessima notifica.
"Esci dalla mia vita" mormora tra sé.
Una risata isterica, il silenzio e poi, la promessa non mantenuta che scioglie le ultime remore. 
Parole, parole, parole che si sciolgono nell'acido dell'immobilità. L'aria è un composto fritto e inconsistente, una frottola che si allarga, ma che una paletta può scacciare, come si fa con una mosca. 
Selena si passa una mano sul viso. La treccia oscilla leggermente contro il maglione di lana.
La donna strizza gli occhi, come abbagliata dall'azzurro che sembra sempre più intenso. 
Un'altra notifica è seguita dagli squilli, con il nome che compare come una brutta epifania.
Selena si sposta, cerca di non sentire, anche se ascolta i rumori che dall'esterno la richiamano alla vita. 
Non vuole rispondere, entrare di nuovo nel meccanismo patologico. Non vuole chiamarlo tossico, come non vuole più parlare di narcisista. Ormai le esce dalle orecchie, restando come un'evocazione sbagliata, mentre fuori c'è un orizzonte che descrive le possibilità dell'immenso. 
Cinque anni di confini malati bastano. 
Selena osserva davanti a sé lo spettro di colori e linee che compongono la campagna. Il sole spunta all'improvviso da una nuvola riccia, dando nuova luce e carica anche a lei. Il calore scioglie la pelle e le resistenze, le paure, i sogni ingabbiati.
Un nuovo squillo la attira al telefonino che fissa senza però guardarlo. A un tratto, lo afferra. 
Sta per rispondere ma poi c'è una parola che la attraversa.
Fine.
La parola giusta per sancire un inizio.
Il nome scompare, lei entra nella rubrica e lo cambia, mentre un sorriso si allarga a ogni lettera battuta.
Selena preme il Salva, e un nuovo squillo si accompagna a quella parola sul display.
Fine. 
Lui si chiama Fine.

Fine è il 2025 che porta a un inizio.
Fine è per chiudere con il male per passare alla luce, anche quando fuori piove.
Fine è la catarsi di Selena e della sua storia, da cui torniamo alla stanza in cui il cielo è grigio e le parole sono catene sullo schermo che raccontano di una storia finita, per fortuna e con un lieto fine che però ha un sostrato amaro.
E la parola fine è l'inizio del 2025.
Fine è il coraggio di uscire da quello che danneggia, di allontanare chi non sa essere creativo o chi sugge la creatività degli altri. Chi ruba le parole per farsi dare del bravo, perché bravo se lo sente dire poco.
Fine per chi si arrampica sugli specchi.
Fine è l'orizzonte che si staglia oltre i confini, le ripetizioni, gli schemi.
Fine.
E inizio. 

Esercizio di scrittura: scrivi e... scrivimi!
E a te, cosa suggerisce la parola fine? Fine come inizio, uscita da situazioni difficili, allontanamento da persone dannose. Ma anche la fine di un amore, di un'amicizia, di una situazione giusta o di una situazione sbagliata. 
Fine è gioia e dolore... e poi?

Scrivi e scrivimi a: lapennasognante@gmail.com. 
Ti darò un riscontro e se vuoi ti pubblico sul blog. 

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