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martedì 9 febbraio 2016

Farse e riprese

Torna in te Elena!
Su, muoviti... no, adesso, non esagerare!
A bruciapelo, carico verso Giovanni. Gli prendo il borsello, rovisto tra le cose e lo trovo.
Il tesserino. Glielo lancio, lui lo prende al volo.
"Bella farsa davvero. E tutto per non farmi sentire una di quelle cose che schiacci."
Infilo il giubbotto, la rabbia in corpo, l'attenzione all'uscio.
Voglio scappare. Di nuovo. O forse no.

giovedì 17 dicembre 2015

Io sono Giovanni: una scritta sulla mano e in faccia

"Elena?"
Non so come sia accaduto. Nel mio girovagare tra i navigli e i vicoli ciechi, l'ho ritrovato.
Alla metro di Porta Genova, in attesa dell'ultimo treno.
Ataru è senza occhiali e con la faccia stropicciata dal pianto. Io, invece, ho stropicciato il cuore e le gambe che mi portano indietro e poi avanti, al ritmo degli occhi febbrili che vogliono bloccarmi.
Ataru infila la mano nella giacchetta e allora penso che tutto quello che ha fatto e detto sia stato tutto il frutto di un gioco.
Ataru è ancora iscritto all'ordine. Ataru è ancora nel pieno della sua corsa e quello che ho visto è stato soltanto lo scherzoso pit-stop di un amico che voleva dirmi qualcosa.
Ataru estrae una biro. Non il cartellino. Volge il palmo della mano a lui e scrive qualcosa che mi mostra, avvicinandosi.
E vedo...

lunedì 7 dicembre 2015

Fuga e silenzio nel cielo che non sai

Dopo aver lanciato il tesserino nel naviglio, Giovanni è rimasto inchiodato nella posizione di lancio, a fissare le acque che hanno ormai assorbito la notte.
Io resto in ascolto del bisbiglio che, dal basso, insinua una tranquillità che non mi appartiene. Mi entra dentro con lo sciabordio di una corrente tiepida.
Io e Ataru restiamo cristallizzati nel tempo di un gesto antico.
C'erano una volta.
Due sfigati.
Uno con gli occhiali.
L'altra con la faccia bloccata da una paresi. Fingevo sorrisi, per coprire la luce umida nello sguardo.
In mezzo c'era un muro che limitava i nostri contatti.