sabato 31 ottobre 2015

Lettera all'amore perduto per sempre

Caro Amore (sai chi, vero? ci sei nel libro!),

mi allontano da questo brulicare incessante di sogni che non si realizzeranno mai per prendere carta e penna e per scrivere a te. A te che sei l'Innominato. Non la parola degli apostrofi rosa, e nemmeno il coltello dalla punta avvelenata che affonda nel cuore di una fanciulla privata del suo lui. Romeo, ovviamente, e il coltello è tutto, tranne che un amico.
Non ti capisco, né ti capirò mai. Non capirò le ragioni per cui ci sei per tradurti in assenza che fa esplodere il cuore e dolere la pancia. Non capirò mai le ragioni per cui continuano a chiamare amore qualcosa che fa soffrire, che è lontananza o che dura giusto il battito di un'ala di zanzara.
Ho letto da qualche parte che a oggi l'amore è diventata una semplice oggettivazione. In pratica, siamo talmente pieni di "consumismo" che trattiamo l'amore come un oggetto o come una proiezione di noi. Insomma, Narciso colpisce, le fiabe impazzano e i principi e le principesse che cerchiamo sono Lamie che ci dissanguano, E la zanzara succhia il sangue. Un battito d'ali, E l'amore svanisce.
Apro gli occhi. E non dormo più. E non mi illudo più. Ma intanto ti penso, mentre decido in questo lercio monolocale calato in questa lercia vita in cui i sogni sono morti che camminano. Per me che sogno di farcela con onestà. Ma no... tu non esisti e io sono una povera illusa. L'idiota che non si vende.  E da domani mi venderò al mercante dell'American Dream.
Ciao Amore, ciao.

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