sabato 7 novembre 2015

Silenzio. Si balla. Di nuovo (Far from over)

I mie passi sulla pavimentazione. Di legno, come sento ora la mia pelle, tesa dall'emozione.
Guardo verso le quinte. No, non c'è l'efebico stronzo ma la coreografia con la faccia arrostita dalle lampade e il fisico tonico che la fa sembrare una trentenne. Quella che ha fatto i provini a Lubiana, come ho letto.
Ma la Madame ex Regina dei balletti via etere di anni ne ha 45. Per i maligni 50. Amanda Lear docet, la fissa della gioventù perenne ancora di più.
"Sei pronta?"
Sì. Con la testa perché anche la lingua è di legno.
Preme un pulsante nascosto dietro la quinta laterale. Attacco fulminante di note. Pausa. Attacco. Far from over. La so. So ballarla.

"Uno, due... un, due, tre quattro" urla la coreografa.
Sul quattro mi volto verso la platea. Roteo la testa, prima in senso orario, poi antiorario. Faccio lo stesso con il bacino, poi giro, braccia, gamba avanti, indietro. Incrocio, ritmo, mi perdo nella musica, nei passi che conosco alla dettaglio.
When she dance she becomes the dance.
Tutto intorno a me è ritmo, suono. Il sudore che scivola sulla mia pelle e appiccica al mio corpo il body e i leggins, è un impercettibile senso umidiccio privo di significato.
Nuova strofa, nuovo attacco. Salto del gatto, giro, di nuovo giro, m'impenno.
Far from over.
Sarà la mia vittoria. Sì.
Fine musica, cado a terra, mi alzo.
La Madame abbrustolita fa per battere le mani, ma dal fondo un "Silenzio" ringhiato la ferma. Io però vedo i suoi occhi severi. C'è quella luce che porta all'incanto. Ho conquistato persino lei. Una regina. E io sono solo una serva autodidatta che si muove come una papera goffa. Tranne quando ballo e mi sento libera e felice. Felice.
"Elena."
La "sua" voce mi costringe ad affrontare il verdetto, Arriva nel suono del tacco marcato, racchiuso nel ghigno di chi sa che conta il potere prima della meritocrazia.
Io non ho paura. Ho smesso, finalmente, e aspetto il verdetto mentre mi scontro con il suo sguardo magnetico. Forte come sono anche io, ora. No, non ho paura.

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