Un incrocio di sguardi, e già mi sembra di ascoltare il responso. Ma resto immobile mentre il tempo manda al macero secondi indefiniti.
"Ehi Max, io credo che non sia stata formidabile."
"Silenzio. Sono io che ho voce in capitolo"
Rabbrividisco mentre mi perdo nel limbo di quelle parole.
Il direttore artistico avanza dalla platea verso la fossa dell'orchestra. Io lo osservo dall'alto anche se la sensazione è di essere in basso. Nel gradino più infimo di un'immaginaria scala ci sono io. E la mia insensata ambizione fuori stagione.
"Elena, toglimi una curiosità."
Silenzio assenso, lui si allaccia il primo bottone della giacca e parla tenendo le labbra strette.
"Conosci Lubiana?"
"Lubiana?" balbetto "Sì."
(E' soltanto la mia migliore amico - Omesso)
Max porta un piede sul primo gradino della scalinata che collega la platea al palcoscenico.
"E cosa sai ancora di lei?"
Mi passo la mano sulla fronte per tergere il sudore. Il cuore mi tuona nelle orecchie. Qualcosa sta per accadere, il mio settimo senso me lo suggerisce.
"Io... so tutto."
"Anche di me?" mi chiede stringendo gli occhi, ridotti a minuscole fessure.
Indietreggio mentre lui oltrepassa quel limite che ci separa. Io mi fermo, lui avanza fintanto che non me lo trovo davanti, il volto simile a una maschera di scherno.
"Sei decisamente più bassa di Lubiana." si accarezza il mento "E io, da vicino, cosa sembro? Un mostro?"
Scuoto la testa. Mi sento prigioniera di un incubo sempre più vicino. Mi sfiora la spalla e un brivido mi percuote come uno scudiscio. Non riesco a scappare, mi sento bloccata e ancora di più mi blocca quella mano e il passato che presenta un conto inatteso.
"Allora? Hai perso la lingua?"
Trema anche la mia bocca e lui lo nota. Mi liscia la guancia.
"Elena, ho una domanda cui devi rispondere sinceramente."
Annuisco con il capo.
"Sei sicura di riuscire a reggere lo stress di questo ambiente?"
Mi arriva come una martellata. No, la questione non era quella del farcela o meno o del sesso per ricatto. Il punto era un altro e io l'avevo trascurato.
Indietreggio mentre osservo le pieghe sulla sua fronte distendersi. Lentamente, volto le spalle e le stringo.
"Ho capito." mi rivolgo di nuovo a lui con un flebile sorriso "Grazie."
Scappo verso lo spogliatoio con l'immagine del braccio della star arrostita dalle lampade alzato verso di me. Mi sembra di captare "Quello è talento."
No, il talento non basta. L'ho capito mentre, sudata, infilo i vestiti e la porta dell'uscita di sicurezza.
Uno sguardo al cellulare mi riporta alla realtà di una chiamata persa.
Ataru.
Vedo il suo sms.
"Ciao, sono a Milano. Ci incontriamo stasera davanti al Coniglio della Luna?"
Nessun commento:
Posta un commento