sabato 23 gennaio 2021

Dal Paese delle Meraviglie al labirinto, l'influenza Carrolliana sull'arte e la cultura contemporanea pop: resoconto del paper in italiano

Lewis Carroll è un influencer, ma di quelli con le contromisure. Scusate se uso un termine inflazionato: la sua Alice, i suoi personaggi stralunati, il mondo incredibile, inizialmente chiamato "Underground", ha spalancato le porte degli immaginari, al punto che numerosi artisti hanno attinto da esso idee e suggestioni tra note, colori, immagini e storie. Di questo ho parlato nel paper "Post-Alice: from Wonderland to the Labyrinth passing through a Cultural looking-glass" durante il convegno organizzato online il 18 e 19 dicembre 2021 dall'Università di Verona "In-between "pop" and "post": contemporary routes in English Culture".  

 

Premessa
Attraversato lo specchio, che cosa troviamo? Un mondo di ispirazioni, riferimenti, allucinazioni e magie. Prima ancora di entrare nel labirinto, il mondo di Charles Lutwidge Dodgson, aka Lewis Carroll, è entrato in collisione con quello di altri artisti. Dal cinema alla narrativa, passando per la musica: di questo ho parlato, con il mio inglese fuori forma (non me ne vogliate, migliorerà), in occasione del convegno online "In-between 'pop' and 'post': contemporary routes in English Culture", due giornate in cui ho avuto l'opportunità di immergermi in un confronto con ricercatori proponenti diversi argomenti sull'incontro tra la letteratura e il "pop" e il "post". Tanti gli interrogativi emersi rispetto alla bontà o meno dell'incontro tra cultura "alta" e "popolare"; in particolare nell'ambito accademico le contaminazioni sono oggetto di un'indagine critica molto forte.
I libri di Carroll hanno fornito numerosi spunti al pop contemporaneo. Ecco alcuni esempi. 


"Post-Alice: from Wonderland to the Labyrinth passing through a Cultural looking-glass"
Il mio intervento si è aperto illustrando la genesi di "Alice nel labirinto" (DAE, 2017), unico sequel esistente (accreditato) dei libri di Carroll, "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie" e "Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò". La peculiarità del romanzo commissionato da Dario Abate Editore nasce dal fatto che dall'Italia sia nata questa scrittura, non scevra da rischi. Non entro nel merito della compiutezza, il giudizio ai lettori e ai posteri, ma ho sottolineato come "Alice nel labirinto" nasca dallo studio della vita dell'autore e di Alice Pleasance Liddell, mettendo in evidenza la volontà di riprendere il gioco della fantasia, tra nonsense, indovinelli e visioni, caro a Carroll. Un'impresa, una sfida che diventa occasione per fare luce sul rapporto tra Lewis e Alice. Tra gli elementi evidenziati, la novità di alcuni personaggi che si intrecciano a quelli esistenti, e la contrapposizione con zia Tristania, che rappresenta il doppio di Alice, esattamente come Odalisca incarna il lato erotico di entrambe. Un libro, insomma, che è sequel ma in cui si cerca di condensare le esperienze post-carrolliane di cui parlo in questo articolo di compendio a un'esperienza che non è terminata. 

Esperienze post-carrolliane: non solo narrativa
Sono numerosi i libri ispirati all'Alice carrolliana. In particolare ho illustrato i seguenti titoli: "A Blade so Black" di L.L. McKinney, dove troviamo un'Alice di colore con una mamma decisamente protettiva; "Heartless" di Marissa Mayer indaga sulla genesi della Regina di Cuori, come "Queen of Hearts" di Colleen Oakes, anche questo incentrato sulla Regina ossessionata dal taglio della testa; "Splintered" di A.G. Howard è incentrata sulla maledizione della follia che grava sulla famiglia di Alyssa, discendente dell'Alice più nota; "Alice in Zombieland" di Gena Showalter ci porta alle atmosfere horror-pop delle battaglie contro gli Zombie, care a Romero. Per quanto riguarda l'Italia, un titolo interessante è "Alice nel paese della vaposità" di Francesco Dimitri, ambientato in una Londra vittoriana molto alternativa in cui si mantiene la dimensione allucinata di Wonderland; interessante l'opera ispirata al mondo dei cosplayer, "Alice nel Paese delle Meraviglie" con testi di Erminia dell'Oro e illustrazioni di  Davide L. Marescotti. Altri titoli: "Alice nel paese dei numeri" di Stefani Bigi, in cui Alice diventa la mentore dei più piccoli per l'apprendimento dei numeri (esiste un libro analogo sulle lettere). Infine, il saggio "Alice attraverso lo schermo - Da Poe a Carroll, un viaggio nella letteratura fantasy nel cinema" di Cristina Canfora e Luca Lardieri. 
Per la narrativa notiamo come il mondo di Carroll abbia fornito spunti creativi, con una forte attenzione alla componente "allucinata". Non mancano spiragli sul tema della salute mentale, con forte connessione alle distorsioni correlate alla realtà e all'onirico. La fantasia cavalca onde che portano a reinventare e a rivisitare i temi carrolliani con notevole estro ed esiti interessanti, all'insegna del pop.  

Il cinema: tante trasposizioni

Il cinema ha attinto a piena mani alle suggestioni carrolliane: dalla versione del 1903 di Cecil Hepworth e Percy Stow (già citata) arrivando a quella di Tim Burton. Di alcune ho già parlato: "Something from Alice" del 1988 (clicca qui) rappresenta una perla su cui mi sono soffermata, notando il pregio della re-ivenzione. Prima, la versione disneyana del 1953 (che ha un precedente del 1923, con il tratto old style di Disney, molto diverso dal grande classico). Inizialmente salutata dall'insuccesso, ma rivalutata nell'era della psichedelia, non proprio per la gioia di Disney ma di certo per quella della consacrazione al pubblico, "Alice nel paese delle meraviglie" è considerata una delle migliori opere di animazione di Disney. Questo per aver saputo rispecchiare lo spirito dei testi, unito a un'eccellente animazione. 
Altre versioni sono state fatte per la televisione, come quella del 1999, con attenzione al rispetto dei libri; belle confezioni per un pubblico ampio. Ma sicuramente la produzione più eclatante è quella del 2010, con la regia di Tim Burton. Di questa pellicola si rileva la preziosità tecnica e la confezione perfetta; l'adattamento della storia, invece, lascia perplessi, anche se è interessante il ruolo che viene assegnato al Cappellaio Matto con un eccellente Johnny Depp; interessanti anche riferimenti a un sentimento tra lui e Alice. Si tratta di un'operazione colossale, dove il grande mestiere di Tim Burton si conferma ed è premiato dagli incassi.

Nel labirinto con Tim Burton: "Morte malinconica del bambino ostrica"
A parte, l'influenza di Tim Burton su "Alice nel labirinto" con "Morte malinconica del bambino ostrica": una raccolta di poesie del regista americano in cui si racconta la diversità, tema a lui caro. I suoi personaggi sono gli strani, sembrano i doppi di un Paese degli Orrori; incutono però tenerezza e tristezza nel loro essere deformi. Questa raccolta mi ha sempre colpito e periodicamente la leggo. Credo sia affine al lato dark dello spirito carolliana. Già perché Carroll è darkissimo, pensiamo solo ad Unto Dunto che sembra uscito dalle poesie di Burton e che nel labirinto si spezza come vuole il poemetto.

La musica
In ultimo ho citato le influenze di Carroll sulla musica... che sono una costellazione! Dai Jefferson Airplane arriviamo ad Avril Lavigne, Gwen Stefani, con un focus sul rap con "Stillnes in Wonderland" di Little Simz. E in Italia? I Litfiba, i Dhamm, i Mannesquin. E poi, il videoclip dei NovelToy, "I'm prisoner". L'elenco è lunghissimo!


Per concludere
"Alice nel labirinto" nasce sotto l'egida di molteplici influenze. A quanto pare non esistono gruppi carrolliani strutturati come invece accade per Virgina Woolf, ad esempio. Eppure l'influenza di Carroll è così potente e ricorrente, che meriterebbe di essere sistematizzata. Con i suoi romanzi, l'autore inglese ci riporta a noi, facendoci sprofondare nei recessi dell'inconscio; si tratta di un antesignano "creativo" di Freud, la cui opera è successiva. Carroll è oggetto di studi frammentati, dicevo: nella mia relazione ho portato i riferimenti a me vicini. Ma scavando possiamo trovarne altri. Qualcosa di cui parlare, insomma, mentre il Paese delle Meraviglie continua a permearci con le sue suggestioni. Carroll è un influencer, ma di quelli che ci hanno saputo stregare con la testa, tra un algoritmo e un nonsense. Il successo di Alice nella cultura pop lo dimostra. 
   

   

Nessun commento:

Posta un commento