lunedì 16 gennaio 2023

Caterina Franciosi: da "Il Salotto Letterario" alle pubblicazioni, l'obiettivo è far divertire i lettori

"Far divertire i miei lettori": Caterina Franciosi ha le idee chiare, complice il desiderio di mettersi in gioco e di sperimentare, uscendo dalla comfort zone letteraria. Il risultato? Una serie di titoli pubblicati in cui la blogger de "Il Salotto Letterario" nonché autrice ha espresso la sua voglia di lavorare sulle storie con passione, professionalità ed entusiasmo. Con risultati notevoli.
Leggi l'intervista.    



Benvenuta su La Penna Sognante. Ci puoi raccontare qualcosa di te? La tua formazione, le tue passioni, il tuo lavoro… quello che ami e quello che non ti piace?
Ciao Roberta e grazie per l’invito su La Penna Sognante. Raccontare di me mi è sempre difficile… Vediamo un po’. Sono Caterina e dal 2018 gestisco il lit blog “Il Salotto Letterario” a cui ho dato vita per parlare di ciò che da sempre mi appassiona: i libri e le storie. Sempre in questo ambito collaboro da diversi anni con alcune realtà come l’associazione culturale “Italian Sword&Sorcery” nella sezione racconti e i magazine “Life Factory Magazine” e “Z Magazine” nella sezione recensioni e interviste.

Ho frequentato il liceo classico e mi sono poi laureata in Lingue all’Università di Urbino. Ho lavorato diversi anni in ambito linguistico e aziendale e, di recente, ho deciso di dedicare più spazio anche al mio lavoro di editor, attraverso il conseguimento di certificazioni professionali e di studio e aggiornamento continuo in materia. Di recente, sono inoltre entrata a fare parte di un ufficio stampa in qualità di valutatrice di testi ed editor.

Odi et amo: odio dover chiudere un libro prima di aver terminato il capitolo e amo avere sempre delle belle letture sul mio comodino.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?
La passione per la scrittura mi accompagna da sempre, fin dai primi diari segreti e dai testi a traccia libera che la maestra ci assegnava alle elementari come compito in classe. Nel corso del tempo ho avuto poi alti e bassi, momenti di inattività alternati a periodi di sperimentazioni continue, fino ad arrivare a oggi in cui letture e scritture occupano una buona parte della mia vita.

Qual è stata la tua prima pubblicazione e di cosa trattava?
La mia prima pubblicazione “consapevole”, come mi piace definirla, è avvenuta con la casa editrice Delos Digital, con racconti per me ancora sperimentali, come “La pioggia ricorda” o “Terra nova” di cui vi parlerò meglio nel prossimo punto dell’intervista. Prima di approdare in Delos ho pubblicato altri brevi racconti con altre case editrici, come GDS o PAV Edizioni, sia in antologie che come singola autrice.
 



Hai all’attivo numerose opere edite. Parliamo di quelle del 2020: "La pioggia ricorda" e "Terra nova".
Come vi anticipavo, “La pioggia ricorda” è stato il mio primo racconto per Delos Digital. Si trattava di una storia ancora acerba sotto molti punti di vista e che si è trasformata in quello che potete leggere ora grazie alla preziosa collaborazione con l’editor della collana Passport, Fabio Novel. “La pioggia ricorda” è una storia ambientata a cavallo fra due generazioni, fra la Portland degli anni Sessanta e la New Orleans post uragano Katrina. È la storia di una nonna e di sua nipote, entrambe segnate da profonde ferite ma entrambe in grado di prendere in mano le proprie vite, senza temere di segnare punti di rottura irreversibili con il proprio passato o con le convenzioni sociali. È un racconto a cui tengo molto, sia perché è stato il primo ad avermi permesso di entrare in contatto con un tipo di scrittura professionale sia perché la documentazione storica e geografica che ha preceduto la stesura della storia è stata ampia e piuttosto lunga.

“Terra nova”, sempre edito da Delos Digital per la collana Futuro Presente, è un altro racconto a cui tengo particolarmente perché è stato il mio primo approccio con la fantascienza, e nello specifico con la fantascienza sociale. Racconta di un futuro lontano, nel tempo e nello spazio, di un mondo nuovo e in apparenza ideale e perfetto ma che dietro una patina scintillante cela in realtà numerose ombre; solo dissipandole è possibile arrivare alla verità attraverso un percorso lungo e doloroso. Anche scrivere questa storia non è stato facile, soprattutto per me che all’epoca ero ancora piuttosto digiuna di sci-fi, ma è stata un’esperienza fondamentale sia a livello di maturazione personale sia perché mi ha dato la possibilità di conoscere le curatrici della collana e fondatrici di Studio83: Giulia Abbate ed Elena Di Fazio.

Il 2021 è la volta di "Il cappotto vuoto", "L'ombra di un principe", "Progetto Mathilda", "Zucca storta, zucca vuota", "Il collegio". Di cosa trattano?
Il 2021 è stato l’anno in cui ho deciso di uscire dalla mia “comfort zone letteraria” e di sperimentare vari generi, con storie molto diverse fra loro.

“Il cappotto vuoto”, racconto uscito nella collana Imperium Horror a cura di Diego Bortolozzo, è una ghost story alla quale non ho volutamente dato una connotazione temporale perché è incentrata sul tema del lutto in guerra. Siccome si tratta, per me, di un aspetto universale e senza tempo ho preferito lasciare ai lettori la scelta che più preferivano: qualcuno ci ha visto la seconda guerra mondiali, altri la guerra del Vietnam e via dicendo. In questa storia mi è piaciuto attingere ai grandi classici dell’horror per disseminare una serie di dettagli che conducono poi allo scioglimento finale del nono della trama, sempre però dedicando ampio spazio anche alle emozioni e ai pensieri dei personaggi.

“L’ombra di un principe” è il racconto a cui forse mi sento più legata. Nasce sull’idea di un personaggio, il principe mago e guerriero Luang-Ti, comparso per la prima volta in un’avventura scritta per “Italian Sword&Sorcery” e intitolata “Signore del deserto” (potete leggerla sul sito). Nel racconto per Delos Digital, uscito nella collana Heroic Fantasy Italia a cura di Giorgio Smojver e (all’epoca) Alessandro Iascy, ho immaginato le origini di questo personaggio, collocandolo in una Cina antica e ricca di magia oscura, con creature tipiche del folklore locale. Spero di potervi raccontare qualcos’altro di lui, in futuro, visto che la sua storia è rimasta in parte in sospeso.

“Progetto Mathilda”, per la collana Dystopica a cura di Delos Veronesi, è stato il racconto che più mi sono divertita a scrivere perché ho potuto esplorare tante tematiche, come il transumanesimo, la disumanizzazione della società e alcuni aspetti etico-filosofici anche attuali. La storia ha per protagonista un uomo, Calvin Baker, e si svolge in una Londra del futuro in cui il lavoro è stato quasi del tutto destinato alle macchine, con una minima parte riservata solo a quelle persone che devono scontare qualche pena giudiziaria (da qui la citazione: “Chi lavora è un criminale”). Il mondo della robotica è dunque in continua evoluzione, forse un po’ troppo, e Calvin se ne rende conto quando si ritrova coinvolto in un incidente destinato a cambiargli la vita.

“Zucca storta, zucca vuota” è il mio omaggio al Re del brivido, Stephen King. Pubblicato sempre da Imperium Horror con Diego Bortolozzo, il racconto è in puro stile “Creepshow” e volutamente disgustoso, macabro e splatter, con richiami agli elementi classici del genere, come morti che ritornano e patti con il diavolo. E, ovviamente, è ambientato nella notte di Halloween.

Con “Il collegio” sono tornata a scrivere per Futuro Presente con Giulia ed Elena, questa volta con un racconto meno futuristico e più ancorato alla situazione che stiamo vivendo da due anni a questa parte. La storia nasce come un enorme “Cosa accadrebbe se…?”: cosa accadrebbe se due sorelle avessero l’opportunità di lasciare la precaria situazione sociale e sanitaria in cui ogni famiglia della città versa e avere la possibilità di ricevere un’istruzione esclusiva, in grado forse di risollevare le sorti di tutti? Ma, come si dice, non è tutto oro quello che luccica e le due protagoniste lo scopriranno loro malgrado.

"Il male dentro", “La casa del sole che sorge” e “Sakura” segnano il tuo 2022. In che modo e con quali trame e argomenti?
Con “Il male dentro”, pubblicato nella collana Innsmouth a cura di Luigi Pachì, mi sono avventurata tra sentieri weird in omaggio al grande Maestro del genere, H. P. Lovecraft, con una storia che si snoda attraverso gli eoni del tempo e del caos primordiale. Mi sono divertita molto a scriverlo, soprattutto per quanto riguarda le parti che richiamano all’antichissimo Egitto, una terra sempre ricca di sorprese.

“La casa del sole che sorge”, pubblicata nella nuova collana Playlist a cura di Fabio Novel, è invece ispirata alla canzone “The house of the rising sun” del gruppo britannico The Animals. Ho deciso di adattarla in un contesto nostrano, per la precisione nella cittadina di Mondaino in Emilia-Romagna, oggi famosa per ospitare ogni anno il Palio del Daino ma, andando più indietro nel tempo, tristemente rinomata per aver visto il passaggio della Linea Gotica durante il secondo conflitto mondiale. E i pesanti strascichi della guerra sono ancora presenti in questo racconto che vede il mescolarsi di figli indesiderati, povertà, ignoranza, crudeltà ma anche grandi sogni e grandi speranze.

“Sakura. L’albero di ciliegio” è la mia ultima pubblicazione ma anche il mio esordio nella collana Fantasy Tales a cura di Monica Serra. È una fiaba a sfondo giapponese, in cui – attraverso il racconto di una leggenda – non parlo di grandi eroi o prodi cavalieri ma di persone comuni in grado di affrontare creature straordinarie (e piuttosto superbe) in nome di un bene superiore.




Tra i titoli, ce ne sono alcuni prediletti? Se sì, che cosa ti lega a loro?
Direi “L’ombra di un principe”, sia per il significato proprio del titolo, in quanto Luang-Ti è un principe decaduto per colpa di oscuri intrighi di palazzo, sia perché – come accennavo prima – questa è la storia che ho sentito più vicina durante la stesura e nella quale ho potuto omaggiare tutti i fantastici scenari sword & sorcery che mi hanno accompagnata nel corso degli anni.

Dal punto di vista tecnico e stilistico, a cosa punti e cosa, invece, eviti di fare?
Per quanto possibile, tendo a evitare lunghe sequenze descrittive a favore di quelle dialogiche o riflessive, in cui lasciar emergere pensieri ed emozioni direttamente attraverso gli occhi o le parole dei vari personaggi. Qualche volta mi riesce meglio, qualche volta peggio – e in generale non sono mai pienamente soddisfatta di ogni mia storia perché, una volta arrivata alla conclusione, penso sempre che avrei potuto fare di più o rendere certi passaggi in maniera diversa. Perciò ogni racconto, ogni storia per è un motivo per studiare e documentarmi di più, per ricominciare e per migliorare… Sembra un po’ una tela di Penelope, ma forse è giusto così.

Come nascono le tue idee? Che cosa t’ispira?
Le mie idee nascono ovunque, da qualsiasi cosa: un libro, un film, una serie TV, una chiacchierata tra amici, una passeggiata fuori. Ogni dettaglio può essermi utile per dare vita al concept di una nuova storia; infatti ho sempre con me un quadernino per gli appunti o, in alternativa, le note del cellulare.

Quando scrivi, hai dei riti particolari? Ci sono cose che vuoi far notare?
Più che di riti, parlerei di evoluzione di un metodo. All’inizio, con i miei primi esperimenti letterari, scrivevo di getto, senza pianificare nulla e lasciando che la storia andasse dove volesse. Il più delle volte finivo per incagliarmi e abbandonare il progetto. Con il tempo, ho capito che è giusto che la storia assuma la propria piega ma in maniera più consapevole e ragionata, perciò adesso faccio una pianificazione a blocchi prima di mettermi a scrivere: imposto le sezioni principali della trama e faccio convergere i vari dettagli verso il focus di ogni capitolo e verso il focus finale, così ho uno scheletro generale abbastanza definito. Poi mi diverto a inserire tutti i piccoli dettagli del caso man mano che mi addentro nella stesura vera e propria.

Come autrice, a cosa aspiri?
A far divertire i miei lettori. Stephen King, nell’introduzione all’antologia “Scheletri”, ha scritto: “E se qualcuno di questi racconti ti è utile, ti fa volare con la fantasia, ti aiuta a trascorrere una noiosa ora di pausa per la colazione, un viaggio in aereo, o un’ora di punizione da solo in classe per aver tirato palline di carta, questa è la mia ricompensa”. Ecco, io scrivo le storie che mi vengono in mente quando mi vengono in mente. E se qualcuna di esse riesce a intrattenere qualche lettore là fuori io sono già più che soddisfatta.

Tu sei anche blogger: come sei arrivata a questo percorso e come si intreccia alla tua attività di autrice?
Io sono una book addicted fino al midollo, senza speranza. Per me leggere è sempre stata una cosa naturale, quindi “Il Salotto Letterario” è stata una sorta di evoluzione preannunciata, ma tenuta sopita per lungo tempo. L’obiettivo del Salotto è infatti quello di raccontare storie di qualsiasi natura, per questo mi è capitato di intervistare non solo autori, ma anche musicisti, illustratori o artisti in generale. Attraverso il blog ho avuto la possibilità di confrontarmi con realtà soprattutto letterarie che non mi sarei mai immaginata di incontrare o di prendere in considerazione e questo è stato molto importante per me, sia per conoscere meglio il mondo dell’editoria italiana, sia a livello professionale che a livello personale. Ogni confronto è motivo di arricchimento, nel bene o nel male, e più ci si arricchisce dentro meglio si riesce a ricreare all’esterno ciò che c’è nel nostro “io”. A mio avviso, è la nostra esperienza, il nostro vissuto, che riesce – opportunamente declinato e adeguato al contesto in questione – a dare quel tocco in più alle storie che vogliamo scrivere.

Progetti futuri? Qualche anticipazione?
Sì, tanti. Troppi, come sempre. A partire da gennaio ho già in programma una serie di interviste scritte e video per parlare di curiosità culturali, letterarie e progetti vari. Sulle mie pagine Facebook, Instagram e Twitter pubblicherò man mano tutti gli aggiornamenti.

Per ora, posso anticiparvi che sono diventata la curatrice di una nuova collana Delos Digital, in partenza nel 2023 e dedicata all’Estremo Oriente: “La via della seta”. Grazie alla disponibilità dello Staff di Delos, sono riuscita a dare vita a un progetto che mi frullava in mente da tempo: ritagliare uno spazio dedicato per tutti quei lettori e scrittori appassionati di oriente, declinato nelle sue diverse sfumature. Se lo desiderano, gli autori potranno proporre opere di narrativa tra le cinquantamila e le centomila battute spazi inclusi, senza limitazioni di genere ma con il rispetto di una caratteristica fondamentale: che l’elemento orientale (nello specifico, appartenente a Cina, Giappone, Corea e Vietnam) sia preponderante e ben motivato all’interno della storia. Perciò potrebbero essere accettati non solo racconti a stampo storico o fantasy, ma anche sci-fi, ucronico, distopico, romance e via dicendo.

Se vuoi aggiungere altro…
Sì: un ringraziamento per lo spazio dedicatomi e l’augurio di buone letture e scritture a tutti gli amici in ascolto!


Link Il Salotto Letterario: clicca qui

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