martedì 18 novembre 2025

"Il silenzio del lago" di Angelarosa Weiler: un romanzo corale a tinte gialle e noir, per un'umanità in bilico

Oggi vi propongo il libro di un'autrice che ho già avuto il piacere di recensire (clicca qui): Angelarosa Weiler. Parto da un presupposto: la penna di Angelarosa spicca per profondità di visione e attenzione ai dettagli. Già questo la rende una scrittrice con tutti i crismi del ruolo, complice la capacità di intessere trame che funzionano. "Il silenzio del lago" (Aurea Nox) è la sua ultima fatica di cui vi parlo ora, con alcune osservazioni in relazione a un'impresa letteraria ardua, ma anche densa di implicazioni interessanti.

"Il silenzio del lago": la trama

C’è un silenzio che unisce e un silenzio che divide. C’è un lago che custodisce segreti e una famiglia che non li dimentica. Dagli anni ’50 agli ’80, tra Laveno, Milano e le Isole Borromee, le vite di Marisa, Lisetta, Luis e Lucia disegnano n una trama fitta di amore, tradimento, ambizione e redenzione. Come si palesa la Mistica del Lago? Cosa si nasconde dietro la morte di Egidio? E perché Lucia, così bella e intelligente, sembra destinata a ripetere gli errori del passato? Un romanzo corale e potente, dove il vero protagonista è il silenzio, quello che si porta dentro e quello che si sceglie di rompere.

La recensione: una narrazione corale molto intensa


Di coralità la narrativa italiana
ha tanti esempi notevoli, e Angelarosa Weiler li ha sicuramente ben presenti, al punto da creare un meccanismo che ci riporta alle dinamiche di libri come "I Malavoglia" di Giovanni Verga o "Il ventre di Napoli" di Matilde Serao, con una moltiplicazione dei punti di vista che rendono la narrazione efficace sul piano della delineazione di un preciso contesto storico e sociale. Tale contesto, l'autrice lo evidenza con cristallina precisione, conferendo alla narrazione un'atmosfera di apparente pacatezza sotto cui si cela una molteplicità di tensioni e non detti pregni di inquietudini. Il tutto andando in controtendenza rispetto alla narrativa contemporanea che tende a focalizzarsi sull'io narrativo, complice una nuova visione di storytelling e legata ai Social.

Nel correre di queste voci che raccontano la vicenda, il silenzio s'insinua come il vero protagonista, ma anche come latore di un mistero denso di retaggi che ci riportano a un altro tema caro alla nostra narrativa: la provincia con le sue omertà e la ristrettezza di visioni che fanno desiderare il trasferimento altrove, nella città dove i misteri sembrano perdersi nelle luci della frenesia quotidiana, delle affermazioni sociali. Ed è proprio la fuga a dimostrare che dentro di noi resta sempre qualche retaggio di quella provincia; un retaggio torbido che è indice di un qualcosa che si cerca di cancellare per ricostruire una nuova identità, ma che, in fondo, ci resta appiccicato addosso.

In tutto questo, il risvolto giallo acquisisce una dimensione stucchevole negli accadimenti (o a causa di questi?), forse un po' forzata rispetto al quadro narrativo all'interno del quale si pone. Segue poi una narrazione che recupera la potenza narrativa, con un'indagine che si perde in una certa verbosità; tuttavia le intenzioni dell'autrice si mantengono ben salde nel quadro che vuole far emergere. 

Lo stucchevole viene subito assorbito dal potere del silenzio, complice
 l'abilità dell'autrice che ha saputo gestire molto bene la materia, forse non alla portata di tutti i lettori, in particolare di lettori di gialli che nella maggior parte dei casi hanno altre aspettative rispetto alla gestione dei tempi narrativi e delle trovate, nonché dei ruoli di chi indaga. La componente mainstream è potente, insinua dubbi e affida al silenzio le suggestioni del caso.

Lo stile dell'autrice è limpido e si distingue per l'attenzione linguistica, la scorrevolezza e per la capacità di gestire i diversi registri, conferendo ai personaggi caratteri peculiari. La mia impressione è che però l'autrice, abbia voluto strafare con una coralità troppo accentuata e una gestione articolata che rischia una certa dispersione. Forse sono proprio queste voci che ci riportano al silenzio potente di questo lago di cui dobbiamo ascoltare i sottotesti profondi e che ci riportano per intenzioni al narrato verghiano e alle sue tensioni umane e sociali. "Il silenzio del lago" è un romanzo sociale, profondamente umano nelle intenzioni, viscerale nelle emozioni, nella rabbia coltivata in grembi famigliari soffocanti e omertosi. Un caleidoscopio che sembra non risolversi nelle suggestioni di quel lago che, alla fine, sembra vincere su tutto.     


Per cocludere: "Il silenzio del lago"


La coralità de "Il silenzio del lago" è il realtà un silenzio che disperde le troppe voci che si rincorrono, facendo emergere un quadro umano disarmante e desolante, ma anche denso di emozioni e aspirazioni, sogni mancati. Potente la parte mainstream, lascia qualche perplessità la parte gialla, compensata da una penna scorrevole e che coltiva magistralmente le proprie intenzioni.


L'autrice: Angelarosa Weiler


Classe 1960, editor e traduttrice ha pubblicato il suo primo romanzo, "Il Volo del Grifo" nel 2018 con Lettere Animate Editore.  Nel 2021 è stata la volta di “Black Wedding” (TRIPLA E) e poi del noir storico “Sine Titulo”, riproposto nel 2025 in seguito a revisione del testo. "Il silenzio del lago" è la sua ultima fatica. 

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