C'è un libro di Banana Yoshimoto che s'intitola "Il corpo sa tutto". Il corpo è il vero oggetto di repressione. Il corpo vituperato, costretto da canoni estetici e da prassi religiose. Il corpo martoriato, censurato, oggetto di vergogna. Il corpo, la cosa più naturale che abbiamo, diventa il vero campo di battaglia ideologico. E sappiamo quante gabbie possono creare le ideologie. L'amore può essere la chiave. Non quel meccanismo inteso come possesso e gioco di potere. L'amore come rispetto, attenzione, vita. L'amore come possibilità di esprimere la propria identità e sessualità. Un amore che Maddalena cerca, esattamente come Serena Balti, anche se in altra forma. Un amore che in "Trappola d'ardesia" tutti cercano, come antidoto alla spirale di mistero e violenza da cui sono travolti, volenti o nolenti.
A questo punto, le luci si spengono. Rosaria Munafò avanza sulla scena, recando una catena da cui pendono dei cartelli con alcune parole-chiave. "Amati", "Ribelle" e altri termini che rientrano nel vocabolario del libro e della performance Maneggiare con cura: "Fragile".
Ecco il resoconto dell'evento dello scorso 9 novembre, realizzato all'Auditorium del Comune di San Felice s/P dall'Assessorato alla Cultura.