venerdì 9 ottobre 2015

L'audizione, quasi

Era successo anche a Lubiana: lo leggo nel libro delle nostre vite e in quello che compone questo zibaldone 2.0.
Avevo rimosso tutto, e non so per quale ragione.
Colpa di Simone?
Mi presento a una tizia con lo chignon e il rossetto color garofano marcato da una linea più scura. Le dita inanellate scuotono dissensi e consensi che culminano nelle unghie blu a pois rossi.
Scuote la testa e lo chignon è impeccabile.
"Non la vedo. Mi ripete il nome?"
"Elena..."


Sbatte le ciglia al nero di mascara e si illumina mostrando i denti al giallo di tabacco.
"Ah, ti ho trovata" mi scruta con un sopracciglio alzato "Ma quante siete, stamane?"
Ha l'accento di Prato, penso, mentre mi consegna il numero che dovrò appuntare al petto. Alza la mano con il dito volto a una porta nera.
"Là c'è lo spogliatoio."
"Grazie."
Mi sorride, io raggiungo la stanza che non considero. Mi vesto, presa dai pensieri.
Che cazzo sto facendo a quasi trent'anni? Gioco a fare Alex o cosa?
Chi sono, cosa voglio... cosa...
Mi fermo davanti all'immagine sbiadita del mio passato.
Quel giorno in cui ho afferrato gli scaldamuscoli e li ho strappati. Non riuscivo a fare quella cosa. La spaccata. E la risatina di una ragazzina, la miss della maestra di danza, mi colpì, costringendomi a rigettare lacrime di rabbia.
A casa avevo strappato tutto. E da lì, avevo rinunciato a tutto per studiare.
Studiare, studiare, studiare.
Per cosa?
Prendo gli scaldamuscoli bianchi e neri e resto a guardarli e con loro guardo la bambina smilza che rinunciava a se stessa.
Se rinunci ai tuoi sogni, rinunci a te stessa.
Raccolgo i capelli e mi rivolgo alla porta. Uno sguardo al petto: manca il numero. E io lo appunto e abbasso lo sguardo dallo specchio per allontanare l'immagine della bimba rinunciataria.
Muovo alcuni passi verso la porta, prendo la maniglia nella mano e mi soffermo sul presente.
E un sorriso muove la mia determinazione.
Soltanto allora mi accorgo di essere sola. E di essere in uno spogliatoio diverso da quello in cui mi sarei dovuta cambiare. E allora rido e apro la porta, verso me stessa.

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