domenica 25 ottobre 2015

Testa d'asino e sguardi simpsoniani: la maledizione dell'American Dream

Resto immobile, al centro del monolocale  Fisso il poster di Kevin Bacon nel ruolo di Ren McCormack. La silhouette del ballerino cattura i miei pensieri nell'orbita di quei sogni che si sono infranti nell'istante del no.

L'indice puntato.
"Tu."
L'efebico stronzo sembra voler affondare una lama dritta nel cuore, con quel suo dito ossuto e quell'azzurro vuoto alla Homer Simpson. Io sostengo il ghiaccio e la smorfia di disprezzo che inarca le sopracciglia ad ali di gabbiano,


Lo sostengo come non ho mai fatto in oltre trent'anni di mento appiccicato con il patafix al collo e di atteggiamenti remissivi,
L'intro di una canzone mi spinge verso lo schermo cui avevo dato le spalle per noia. L'intro energizzante e incalzante mi attira sul tappeto. I piedi scalzi avvertono il ruvido del poliestere misto alla polvere. Abbasso lo sguardo e la voce di Bonnie Tyler mi trasporta lontano.

Where have all the good men gone
And where are all the gods?
Where's the street-wise Hercules
To fight the rising odds?


Porto avanti un piede, alzo il braccio, giro su me stessa verso il poster. Kevin Bacon e la sua posa plastica. Il contrario della mia.

"Tu."
Efebico stronzo con lo sguardo simpsoniano. Ti odio, esecutore del burattinaio che al momento della mia dipartita ha esultato. Un sorriso maligno di trionfo perché quello che conta è il potere e la vendetta verso la provincialotta con la carne da assaggiare.
Una lacrima da asciugare: scende dal dotto ma non fa in tempo a bagnarmi la guancia che io la asciugo, mentre la musica si impossessa di me, oltre la polvere del tappeto e le pareti nude, in cui si notano le tracce di quadri tolti in tempi imprecisati.
Kevin Bacon diventa Ren McCormack che poi entra dentro di me e allora sgancio bombe di energia con il mio corpo. Tolgo la felpa, la lancio in un punto imprecisato del monolocale. Piroetta, slancio, via la maglietta, calcio in avanti, salto verso l'oblio di un cielo costellato di sogni. Alzo la mano, afferro quelle immagini evanescenti che mi riportano ai giorni di gioco e sudore con la mia splendida Lubiana. Lubiana che ora è una star e forse si è venduta per il successo. O almeno così dice Simone.
Mi blocco mentre Bonnie Tyler canta quella potenza di cui poche sono capaci.
Simone.
Le sue mani.
Il mio blocco.
La mia ossessione.
Amore? No, l'amore non è ossessione.
Eppure...

I need a hero.

Sono di nuovo Ren e piroetto senza fine su me stessa, fino alla fine, fino a quando non mi abbatto sul pavimento. Ho solo il reggiseno e i pantaloni della tuta e il mio corpo scosso dallo sforzo e madido di fatica.
Ansimo, mentre Simone mi appare accanto e mi pare di avere appena avuto un orgasmo dopo averlo avuto dentro. Ma a differenza di quel momento, non mi sento pacificata: mi sollevo sulle mani e percuoto il pavimento con il pugno stretto e la rabbia che non è completamente sfogata.
Ho fallito. Di nuovo.
Lo sguardo a Kevin.
E se ci fossi stata?
Il prezzo dei compromessi. Esoso e incapace di asciugare le gocce che rotolano dalla fronte e l'attaccatura del capelli. Capace di metterti di fronte all'illusione dell'American Dream. Maledetto America Dream che mi scorri nelle vene facendomi credere di esistere e di essere meritocratico.
Credevo che tutto fosse facile. Dannatamente facile, E invece... Mi trovo a contare le monete e mi accorgo di avere pochi soldi e non sufficienti per pagare l'affitto temporaneo. Solo il tempo di una spesa. E io non ho fame, ho solo fretta.
Mi alzo a fatica, ansimando e tremando per la paura. In televisione c'è lei. Lubiana; il naso ritoccato dal bisturi ma il corpo sempre atletico e il sorriso disinvolto della testimonial perfetta. Ora è anche inviata nei programmi di moda. E la sera è a teatro, protagonista di un musical. Mentre io sono senza soldi e bestemmio contro quel dio in cui mi hanno indotto a credere. Ma la testa d'asino è mia e la indosso bene, come il tizio della commedia Scespiriana.

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