venerdì 10 giugno 2016

Ognuno di noi ha bisogno di sogni

Lo diceva Warhol. Quella frase dei quindici minuti di notorietà. Forse sono un po' di più. O forse hanno la durata di un fulmine durante un temporale. E il resto è pioggia e gelo che entra nelle ossa.
Sorrido di un sorriso posticcio. Mi lascio spupazzare dalle ragazzine. Torno ragazzina mentre per ragazzine sono una star.
Una star? Rido al solo pensarci.




Un flash, un Selfie, una parola. Forse gli autografi non sono più di moda, non me li chiedono. Ma del resto non ho un nome. Sono la Ragazza della Metro Accanto. L'autografo vuole il nome.
"Dai, dai, facciamoci un selfie."
"Sei bravissima!"
"Mi insegni a ballare così?"
Una ragazzina, timida dietro alle lenti che le ingrandiscono gli occhi, di un azzurro che io mi sogno, mi si avvicina. In un sussurro mi ricorda quella che ero io fino a pochi minuti prima.
Mi guardo intorno, osservo la ressa e alzo un braccio. Lubiana, per la prima volta, resta in un angolo e osserva con le braccia incrociate.
"Scusate" dico "Potete fare silenzio?"
Mi rivolgo alla ragazzina e le prendo le mani.
"Ti piace ballare?" le chiedo.
Lei fa un cenno con la testa e mi guarda di nuovo.
"Segui i miei movimenti."
La vedo illuminarsi mentre mi alzo sotto lo sguardo attento delle persone che tacciono. Dietro al bancone, i camerieri si fermano, chi con il vassoio, chi con il bicchiere a mezz'aria.
Io tengo le mani della piccola e inizio a ondeggiare, la ragazzina mi segue. Lascio andare le mani e incrocio le braccia, le fa lo stesso.
"Sei bravissima."
Di nuovo, tacco, punta, insieme. E' acerba ma si muove con attenzione e nella timidezza lascia intravedere sé stessa.
Incrocio il piede destro davanti a quello sinistro e faccio un giro. Lei fa lo stesso. Poi ripeto e lei gira in senso contrario.
La gente ci guarda, qualcuno batte le mani, tutti battono le mani. Solo qualche iPhone spavaldo resta a immortalare il momento.
Io e la ragazzina balliamo sulle onde di un sogno. Forse per quindici minuti. O forse per meno. Ma il sogno realizzato è quello che conta. Per la seconda volta. Poi chissà...

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