Sarei una versione danzereccia di Amleto. Forse non mi chiamerei Amleto, non darei senso alla mia vita se non attraverso un movimento, non mi perderei nei dilemmi Essere o... e non guarderei scheletri macilenti e gli zombie incollati al mio culo.
Quello che mi morde ha un nome.
"Insegnami a ballare."
Si chiama Simone, non sa ballare, beve Guinness, Passito, Pinot Grigio allungati dalla vita. Fuma un pacchetto di Marlboro Light al giorno, va nei night per sfizio. E un giorno me lo ha chiesto.
Ubriaco, con una mano sul mio grembo, l'espressione vacua di chi ti ha appena detto che crede di amarti.
"Mi insegni i passi?"
Facile amare qualcuno quando si è sbronzi.
Gli tolgo la mano dal grembo, esco dall'auto, tra le ombre di una notte senza stelle.
Lui fa lo stesso e ci incontriamo davanti al muso dell'auto spenta. Soltanto gli abbaglianti accesi delimitano il palco su cui scivolo con i piedi.
"Fai quello che faccio io." lo guardo seria "Non la Lambada."
"La Lambada è,,. sai cosa. Per adulti" ribatte.
"La Lambada è out."
Incrocio i piedi, mi giro di nuovo su me stessa. Lui mi imita, ma si rovescia a metà.
Ridiamo mentre alcune gocce iniziano a scendere dal cielo nero.
Si sono dimenticati le stelle.
Simone si alza e batte prima la punta e poi il tacco. Sembra un pinguino gonfio ma è il suo bello ed è bello che lui rida come rideva la preside mentre le insegnavo i passi e il resto della scuola pensava che mi stesse punendo.
A un certo punto, mi avvicino. Ondeggio i fianchi, lui mi segue cingendomi le spalle con le sue braccia forti.
Ci muoviamo ascoltando il battito dei nostri corpi.
Ansimo, sospiro, gli volgo le spalle in modo che il sedere aderisca a lui. Poi mi volto.
Le nostre labbra si toccano appena. Ci sentiamo, bacino contro bacino, mentre l'acqua ci scivola addosso. Mentre ci sentiamo sopra i vestiti, un tocco di pelle che aspetta l'assaggio. Ma è solo un attimo di perdizione mentre il resto si scioglie nella pioggia. In un bacio sbronzo al caffè e al Passito.
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