Lubiana svetta sul suo metro e settanta-e-troppo. Ora che indossa il tacco 12 mi pare una gigantessa dalle gambe infinite e con corpo e volto troppo perfetti per essere veri.
Faccio la brutta statuina mentre lei pronuncia il mio nome. Ha una dizione pulita, come se avesse messo nel cassetto quell'accento acuto che conferiva a ogni parola una cantilena fluttuante. In compenso, non ha perso il portamento elegante che l'ha sempre distinta da me.
"Luby."
Sussurro, senza fiato.
Questione di un attimo: scatto e mi precipito verso di lei.
Lubiana allarga le braccia, io entro nella sua orbita, un profumo di muschio bianco invade il mio olfatto. Si fa sempre più intenso e raggiunge l'acme nel momento in cui la mia amica storica mi stringe a sé. La mia testa, supera appena le spalle, le mie mani toccano la schiena sotto la giacca in jeans. Sento l'inarcamento della colonna vertebrale poco sopra il sedere che le ho sempre invidiato.
Mi allontano da lei, portando le mani sui fianchi. La guardo e mi lascio scappare un po' di veleno dalla bocca.
"Nani, ma ti hanno cannibalizzata o ciccia? Sei praticamente ossa!"
Lubiana mi risponde, nello sguardo la luce di un cielo stellato.
"La dieta ti cambia."
"E anche il successo."
La luce nei suoi occhi si spegne per un attimo. Io lo noto, ma fingo di non averlo notato. cosa non semplice quando sono con Lubiana. Sfodero il mio sorriso più bello e attacco il mio violino.
"Ti vedo in tivù. Sei fantastica."
"Davvero?"
"Mi sembri poco convinta."
Il suo sguardo si accende di nuovo.
"So che non faccio mai abbastanza."
Scuoto la testa.
"La solita perfezionista."
Faccio per staccarmi da lei, ma Lubiana mi afferra le mani. Una stretta che racchiude troppi significati.
Un flash ci abbaglia. mentre dietro le mie spalle sento una voce stridula dire: "E' lei!"
"E la tizia che sta abbracciando?" incalza una seconda voce.
"Non sarà mica vero quello che dicono..." insinua la prima voce.
"Perché, cosa dicono?"
"Che sia lesbica."
Cattiveria, pura cattiveria. Mi volto verso le curiose e vedo Giovanni intervenire con i pugni alzati, minaccioso come non mai.
"Andatevene, galline!"
"Mara, smamma che questo ci prende male."
Le galline non hanno più muso: scappano, mentre Giovanni torna verso di noi e una risata ci coglie. Preparatissimi. Tutti e tre.
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