Non voglio saperlo. Non mi importa.
Non muovo le labbra, mi alzo solo in piedi. Prendo per un braccio Lubiana, imponendole il silenzio, e la trascino verso la parte di pavimento priva di tappeti. La sua casa è piena di tappeti. E so per quale ragione.
Mi tolgo le scarpe, la mia amica mi imita. Giovanni ci guarda, divertito. Sa cosa sta per accadere. La sospensione dell'incredulità è massima. Ora però va abbattuta.
Tre, due, uno.
Piede sinistro dietro, incrocio, salto, batto le mani.
Il contrario.
Due piroette.
La mia a sinistra.
La sua a destra.
Non abbiamo bisogno di parole. La nostra intesa è quella delle due ragazzine che ballavano in camera mia, dopo i compiti. Senza parole, ripassi. Bastava solo la musica o un movimento.
Giovanni batte le mani seguendo il ritmo dettato dai nostri corpi. Noi siamo la danza, come Alex.
Sincope a manetta. Sfida alla gravità senza averlo concordato prima.
Ma c'è quel ma.
Il mio senso di inferiorità. Mi scatta in testa come una botta, mi trascina a terra. Da lì resto a osservare la donna che è Lubiana.
Il suo sguardo, sicuro, un giro su se stessa, il bacino che si muove.
Incrocio di piedi, tacco, punta, bachata. Sprizza eros come la Heathear di quel film e non credo che possa essersi spazzolata il mondo per arrivare dov'è. Una dea non ha bisogno di stratagemmi e Lubiana è una dea.
Gamba in alto, salto, rotazione e, di nuovo, lo stesso movimento al contrario in modo che possa tornare al suo posto.
Io la osservo ammirata, estasiata. Mi sento la Puffetta bruttina e sfigata di sempre, quella ragazzina delle porte sbattute, dei compiti in classe passati, delle risate e della bilancia in fibrillazione a ogni schifezza mangiata.
Due mani mi prendono per le spalle costringendomi a sollevarmi. Una voce infrange le mie resistenze.
"Balla, Elena. Balla e smettila di pensare. Il pensare ci fotte."
Una spinta, le mani di Lubiana su di me.
"Fallo Elena."
"Cosa?"
"Quello che non so fare. Solo tu puoi."
Solo tu puoi.
Solo io posso?
Porto avanti il busto, Sfido la gravità, il buio oltre me stessa. Avanti, avanti. 45°. Ci sono.
Ho vinto la gravità. Ho vinto la sfida.
Lubiana non l'ha mai imparato e Puffeta è tornata bionda e si vede figa.
Ora che ha smesso di pensare.
Balla, Elena, balla.
Finalmente.
Era solo questione di 45° Degree Lean.
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