"Elena, sei pronta?"
Massimo alza la testa dagli sghiribizzi che continua a tracciare su un foglio.
"Che cosa proponi?"
Nervi tesi, muscoli guizzanti, sguardi intersecanti.
Sono passati cinque minuti ma è come se fossero passati secoli. E in quei secoli si sono proiettati i fotogrammi del mio passato. Sbronze, baci, passi insegnata alla Preside, la punizione summa per chi cerca ritmo e trova opposti capricci spolverati di gesso e pignoleria.
Al termine dei secoli, le parole arrivano.
"Parole a passo di Beat."
Non aspetto la sua approvazione. Mi avvicino allo stereo. In testa ho la storia di una ragazza che vuole fare la ballerina. Affronta provini che non supera, vede glitter e lacrime, si arrende ma poi si riprende.
(Elena si è arresa fin da subito. Ha lasciato uscire sangue dalle sue ferite attirando lupi famelici che l'hanno sbranata, schiacciata, avvilita.
Fragilità...
Elena si avvicina allo stereo come fece quella volta)
Mi metto in posizione. La prima, in attesa della musica.
La mia vita scorre ed è un film che mi riporta a tutto quello che ho vissuto, alle mie amiche lontane, alle loro vite complete.
Lubiana è sparita.
Me ne accorgo troppo tardi perché la musica arriva.
E le parole si spengono in testa diventando beat. E i beat si trasmettono ai miei nervi guizzanti.
E come in quella canzone, sento questo.
When she dance she becomes the dance.
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