Non so chi sono, non so dove sono. Cioè, so di essere sulla M2, alla fermata di Crescenzago, e non ho intenzione di fermarmi.
A Cimiano salgono alcuni ragazzi con lo zaino in spalla e i cappellini con le visiere rovesciati. Una ragazza con i capelli biondi, lunghi fino alla cintola, si siede. Estrae dalla borsetta una trousse e uno specchietto.
Altre fermate: Udine (ombretto), Lambrate (ombretto), Piola (rossetto), Loreto (rossetto). La ragazza mette via tutto a Caiazzo, si alza e sparisce a Centrale.
Io, invece, resto immobile. Lascio che il treno corra sui binari come le immagini del film della mia vita, fino a Porta Genova.
All'arrivo mi alzo, ciondolo verso la porta, scendo, avanzo sulla banchina, torno indietro perché non so dove andare. Non so chi sono. Non so dove sono.
Non lo so, finché non sento quella voce alle mie spalle.
Mi chiama, io fingo di non sentirla. Fa troppo male. Ma Lubiana non è una che molla.
Me la trovo davanti con le mani alzate a barriera, come a volermi fermare.
"Elena ma che hai? Sembri una morta che cammina!"
Sono costretta a guardarla negli occhi. Quegli occhi limpidi in cui è sospeso un sorriso di fiducia incrollabile nei confronti della vita.
Non è il sorriso di una che se l'è fatta con il direttore per arrivare all'apice di una carriera fulminea. Non può essere lei l'artefice di tanti peccati taciuti. Carmen e Giulia devono essere in combutta. Rosicano per il successo di Lubiana, l'amica con cui sono cresciuta. L'amica forte, il mio idolo unico, creatura inarrivabile.
Mi stringo le spalle e abbasso lo sguardo.
"Elena, è successo qualcosa?"
Sospiro, nell'incertezza.
"Ho visto Giulia e poi..."
"E poi?"
Non la guardo negli occhi ma sento l'ansia crescente nella sua voce.
"E poi, Massimo mi ha fatto una proposta di lavoro."
"Veramente?"
Alzo il capo per mostrarle un cenno di sorriso. Vedo una lieve contrazione degli zigomi, segno di nervosismo. La menzogna si manifesta nei piccoli movimenti del volto. Aumentano quando le nomino Carmen; arrivano all'acme non appena estraggo il giornale con l'intervista rivelatrice.
"Di questo cosa mi sai dire?"
Lubiana sbatte le ciglia allungate dal mascara.
"Ho appena avviato un procedimento di querela verso questa testata."
"Quindi sono menzogne."
"Sì, Elena. Dovresti conoscermi."
"A volte crediamo di conoscere i nostri amici. Ma poi, una collega che ha dato anima e corpo a una nobile causa, cade."
Lubiana arretra di due passi.
"Io non ho fatto nulla. Sono tutte voci."
Alzo la testa in segno di sfida. Stringo i pugni.
"Sei una bugiarda. Una maledetta bugiarda."
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